Napoli, il cinema e la sfida del Distretto Campano dell’Audiovisivo

Napoli, il cinema e la sfida del Distretto Campano dell’Audiovisivo
Di Paolo Cipolletta

Napoli è una città che ha sempre avuto una forte vocazione cinematografica, fin dai tempi del neorealismo e della commedia all’italiana. Ma oggi, chi fa cinema a Napoli lo fa da solo, senza una rete di sostegno, di scambio, di promozione. E da soli, si sa, è più difficile emergere, innovare, resistere. Napoli è diventata negli ultimi anni il set cinematografico più gettonato del Paese, grazie alla sua bellezza, alla sua vitalità, alla sua complessità. Ma anche grazie alla sua disponibilità a offrire, al primo sguardo, le sue miserie e le sue nobiltà, senza filtri, senza mediazioni. È una scenografia naturale, che attrae registi e sceneggiatori da tutta Italia e anche dall’estero. Ma Napoli è anche una città che produce poco, che non ha una propria identità autoriale, che non ha una propria visione del cinema.
La maggior parte delle produzioni realizzate sono infatti di provenienza nazionale o internazionale, con esecutivi spesso basati a Roma. Si tratta di prodotti di qualità, che hanno contribuito a rinnovare l’immagine di Napoli, ma si tratta anche di prodotti che lasciano poco sul territorio, che non creano una filiera produttiva locale, che non favoriscono lo sviluppo di una cultura cinematografica napoletana.
Napoli è come un indotto che lavora per conto terzi, che non ha il controllo della propria produzione, che non ha il potere di decidere cosa e come raccontare. È una città che ha il potenziale per fare cinema, ma che manca di infrastrutture, di incentivi, di politiche culturali, di visione strategica. Avrebbe bisogno di un altro cinema, di un cinema che sia espressione della sua creatività, della sua diversità, della sua identità. Un cinema che sia fatto a Napoli, ma non solo per Napoli. Un cinema che sia fatto da Napoli, ma non solo su Napoli. Un cinema che sia fatto con Napoli, ma non solo di Napoli.
La risposta politica a queste ormai improcrastinabili istanze è arrivata con la messa in cantiere del Distretto Campano dell’Audiovisivo-Polo del Digitale e dell’Animazione Creativa. Ma sarà davvero la soluzione ai problemi del cinema napoletano? Sarà in grado di offrire una formazione adeguata e qualificata agli attori e agli altri lavoratori dell’audiovisivo? Sarà in grado di creare una rete di collaborazione e di scambio tra le diverse realtà che operano nel settore? Sarà in grado di valorizzare la creatività, la diversità, l’identità del cinema napoletano?
I dubbi, poi, riguardano anche la gestione e il finanziamento del Distretto, che potrebbe essere soggetto a ritardi, inefficienze, sprechi, ingerenze politiche. Insomma, il Distretto Campano dell’Audiovisivo – Polo del Digitale e dell’Animazione Creativa è un’opportunità da non sprecare, ma anche una sfida da affrontare con responsabilità, competenza, trasparenza, partecipazione. Perché il cinema napoletano merita di avere una scuola pubblica di cinema, ma anche una scuola di cinema pubblica, cioè aperta, inclusiva, democratica, pluralista. Una scuola che sia in grado di formare non solo professionisti, ma anche cittadini, spettatori, critici, autori. Una scuola che sia in grado di fare non solo cinema, ma anche cultura, società, civiltà.