AFORISMI ROSA, UNA NUOVA RUBRICA

AFORISMI ROSA, UNA NUOVA RUBRICA

di Giovanna Borrello

Ho scelto per questa piccola rubrica il titolo di Aforismi rosa.

Aforisma secondo la Treccani significa: “Massima, sentenza, definizione che in brevi e succose parole riassume e racchiude il risultato di considerazioni, osservazioni, esperienze”.
Aforisma dal lat. tardo aphorismus, che è dal gr. aphorismós ‘definizione’, comp. di apó ‘da’ e horízō ‘separo’ •1300 ca. è un sostantivo maschile anche se finisce con -a finale.
La forma aforistica non è il modo in cui si sono espresse e si esprimono tradizionalmente le donne, dal momento che appartiene molto all’esperienza filosofica-letteraria maschile.
Ecco perchè ho associato al sostantivo, l’attributo “Rosa”.

Li utilizzerò, partendo da me, che sono una filosofa e, dal mio essere donna essere filosofa che non sono disgiunte.
Esporrò, quindi così, e in modo sintetico il mio punto di vista su fatti di cronaca, su questioni di attualità, su libri, film che riguardano la realtà della nostra città, che guarda caso viene considerata come una “città femminile”, in memoria dell’antica Partenope.
Non saranno per forza di cose “fatti” che riguardano le donne poichè il pensiero femminile non è per sua natura settoriale.
Non seguirò stereotipi, ma darò i miei giudizi a tutto campo, perché è il mio sguardo di donna che fa l’Aforisma Rosa invece che celeste, non il settore di cui mi occupo.
La mia amica, la filosofa napoletana Angela Puntino, parla di avvistamento.
Il mio avvistamento contiene una parzialità che quello dell’esser donna, come dovrebbe essere parziale anche l’avvistamento maschile il quale molto spesso, invece, pensa di essere uni-versale; ma quel che pensa una donna (o un uomo) è valido per tutti.
Il mio primo aforisma rosa non sarà sul femminicidio, che è diventato uno specialismo femminile, ma sul calcio, sulla squadra del Napoli. Ecco!

AFORISMA PRIMO: IL NAPOLI.

Le squadre di calcio rispecchiano più o meno lo spirito della propria città.
Napoli ha, però, con la sua squadra un rapporto carnale. Può essere considerata un suo organo vitale, e la dimostrazione eloquente è stata la festa per lo scudetto della primavera scorsa.

Napoli è una città poco stabile, una città in perenne movimento tra alto e basso, come vuole anche la sua topografia di città collinare. “Alto e basso” da fattore topografico diventa cultural-sociale.
Elena Ferrante, ne “La Vita bugiarda degli adulti”, divide città e valori seguendo proprio la linea di demarcazione tra alto e basso della città. La protagonista è un’adolescente in crisi, in bilico tra i valori del padre, un ipocrita intellettuale di sinistra, con cui vive al Vomero; e quelli della zia, una donna rude, ma amorevole che è rimasta nella casa di origine, nel quartiere del Pianto di Poggioreale.
La città presenta evidenti punte di eccellenza (alto) e punte di degrado (basso).
Paolo Macry, storico napoletano (sguardo maschile), recentemente ha parlato di città bipolare. Il termine non mi piace.
Viceversa per la filosofa-psicoanalista Luce Irigaray (sguardo femminile) Napoli è la città della differenza, differenza che apre tra alto e basso lo spazio di altre differenze.
La squadra di tale città può mai essere una squadra stabile? Non si tratta di vincere o meno lo scudetto.
Il Napoli ha conosciuto serie B e C in un breve arco di tempo, è stata capace di scendere dall’alto dei successi di Maradona negli inferi; e anche l’anno scorso il Napoli, vincitore di scudetto, ha perso con squadre che erano nella parte più bassa della graduatori. Ritorna l’alto e il basso.
Può essere diversamente? No!
Non può essere, tradirebbe lo spirito della sua città. In compenso unisce la parte alta e la parte bassa!
E allora forza Napoli! Anche quest’anno maschi e femmine, ricchi e poveri, periferie e quartieri cittadini, siamo con te!