Chi siete?

Chi siete?

 

“Chiudi il finestrino…” “…ma papà, fa caldo…” “…ti ho detto chiudi il finestrino…” “papà ma si muore di caldooo…” “…ora accendo l’aria condizionata e staremo più freschi, non abbiamo bisogno dell’aria che viene da fuori!”

Era quasi l’imbrunire e l’auto con la famiglia De Cesare, padre, madre e due ragazzi stava percorrendo l’autostrada che attraversa il Paese. Il signor Danilo guidava ormai da quasi quattro ore, ma in lui non vi era stanchezza, era abituato a viaggiare per lunghi tragitti e per diverse ore.

Però in quel momento ebbe una percezione di pericolo imminente e di colpo rallentò.

Percorsa la curva, un lungo rettilineo gli si presentò davanti. Meno male, niente, non c’era nulla di cui preoccuparsi, così fece un lungo sospiro e si rilassò. Ma ecco che qualcosa in fondo al rettilineo attirò la sua attenzione: “…cos’è quella cosa là in fondo…” esclamò rivolgendosi alla moglie, “…lo vedi anche tu?” “…si, sembra un oggetto sulla strada…” – disse la signora Luisa – man mano che l’auto avanzava il signor Danilo e la moglie erano sempre più increduli, fino a quando l’auto non si fermò davanti a ciò che sembrava davvero inverosimile: un muro!! Un muro che interrompeva l’autostrada in entrambe le direzioni. Un muro grigio e alto!

I due coniugi in preda allo stupore scesero dalla macchina e si avvicinarono al muro. Era proprio un muro, un muro di mattoni grigi, un muro alto e robusto! Dopo qualche minuto altre macchine si accodarono all’auto dei De Cesare. Scesero altre persone e chiesero ai due che cosa stesse succedendo: “…ma che cos’è…state bene?” “…si tutto ok…è solo che a un certo punto ho visto questo muro in lontananza, non potevo crederci!”. Ben presto la coda di macchine era diventata davvero considerevole. Ogni nuovo arrivato era incredulo e annichilito da quella visione. “…ma che diavolo è quello? Dio Santo è un muro…” commentavano. Un muro, un muro alto e grigio in mezzo all’autostrada. Il buio ormai era calato e solo i fari delle auto illuminavano la strada, o meglio quei due metri di strada che li separavano dal muro. Molti pensarono di chiamare con il cellulare qualcuno che potesse dare loro qualche informazione sull’assurda vicenda. Non vi erano notizie a riguardo. Dopo circa mezz’ora arrivò a sirene spiegate un’auto della Polizia Stradale che si fece largo tra la coda interminabile di auto ferme.

Giunti davanti al muro i due appuntati non poterono fare altro che constatare la presenza di quella barriera. Mentre uno dei due ispezionava la ruvida parete, l’altro si precipitò in macchina e si collegò con la centrale: “… qui è la volante 8, siamo al chilometro 456 e la strada è interrotta…” dalla Centrale chiesero se era possibile rimuovere l’ostacolo “…negativo c’è un muro!” “…un muro?”. Esclamò il centralinista alzando notevolmente il tono della voce. “…sì, un muro e anche piuttosto alto” ribadì l’agente! L’uomo poté sentire chiaramente la discussione concitata tra il centralinista e un superiore interpellato. Dopo qualche secondo, il centralinista ricontattò la volante: “…non è di nostra competenza, bisogna chiamare la Protezione Civile!” Ricevuta la notizia i due agenti presero posto rapidamente nell’auto, la Volante fece inversione e si allontanò a sirene spiegate. L’ora era ormai tarda e fortunatamente un furgone adibito alla vendita di panini, lentamente e aiutato dalle auto che si spostarono quel poco per permetterne l’acceso, si portò in prossimità del muro. Hamburger, wurstel, porchetta, salsicce, finalmente tutti poterono placare la fame che ormai li aveva raggiunti. Dopo un paio di giorni, gli sfortunati automobilisti si erano sistemati alla men peggio. Tende piccole, ma anche più grandi con gazebo erano spuntate qui e là. Dei bambini avevano organizzato un torneo di calcio nella piccola area di sosta al lato della carreggiata. Alcuni anziani riuscirono a procurarsi un tavolo con annesso ombrellone e lì disputavano accese partite di tressette. Una sorta di piccolo villaggio era nato nello spazio di quei due giorni. La sera del terzo giorno, Danilo De Cesare insieme ad altri volontari riuscì a procurarsi da un camion impiegato al trasporto di materiale edile, una lunga scala. Erano le 23.35 e Danilo aiutato da due o tre volenterosi accostò la scala al muro, si fece passare una torcia e lentamente iniziò l’arrampicata. Lissù, in cima a quel lungo muro, il buio e il silenzio misero nell’animo di Danilo un brivido di paura cosicché decise di rinunciare al tentativo e di rimandarlo alla mattina successiva quando la luce del giorno avrebbe reso tutto più facile e tranquillo. “…niente da fare, è troppo buio riprovo domani mattina…” esclamò l’uomo quando la piccola folla chiese chiarimenti. L’alba di quella mattina non prometteva nulla di buono, una fitta nebbia era calata sull’autostrada. Danilo in accordo con il gruppo di volontari decise di aspettare la tarda mattinata per il nuovo tentativo. Verso le tredici e venti la scala fu di nuovo addossata al muro per permettere al coraggioso uomo di ritentare nella difficile impresa. Man mano che saliva, Danilo si rese conto che la nebbia non gli consentiva neanche di vedere lì in alto la fine della scala. Con coraggio e ostinazione raggiunse comunque la cima, si affacciò al di là del muro, ma non riuscì a vedere assolutamente nulla, la nebbia era così fitta che ebbe la sensazione di trovarsi in cielo adagiato su qualche nuvola. Inutile dire che fallì anche quel tentativo e il poverino mestamente fece ritorno sulla terra! La sera del quarto giorno fu decisiva per la temeraria impresa. Poggiata la scala al muro, Danilo questa volta con piglio deciso iniziò la salita. Raggiunta la cima poggiò le mani sul bordo del muro e timorosamente allungò il capo per scrutare dall’altro lato. “MADONNA MIA! …chi è? CHI SIETE?!!” urlò Danilo alla vista di un viso che faceva capolino dall’altra parte del muro! “DIO SANTO chi siete? Mi avete fatto morire dalla paura…” esclamò l’uomo dall’altro lato! “…no voi chi siete” – riaffermò Danilo – “Sono Aloisio, e voi?” “…sono Danilo…e…e che fate?” “…sono un impiegato comunale…” “…no, volevo dire che fate qua sul muro?” “…ah, niente, volevo vedere cosa c’era dall’altro lato…” Danilo era spaventato, ma fondamentalmente sospettoso di quella presenza, così cercò di indagare meglio “… ma cosa c’è di là?” chiese con tono autorevole. “…un muro” rispose Aloisio e poi ribattendo “…e di là cosa c’è?” “…un muro” rispose infastidito Danilo. “…sì ma quanti siete di là” chiese Danilo. “…tanti, ci siamo accampati come meglio potevamo!” L’idea che dall’altro lato fossero in tanti spaventò Danilo che cercò di illuminare in basso con la torcia, ma riuscì solo a distinguere qualche figura che si muoveva nei pressi del muro, così disse all’uomo che sarebbe sceso per consultarsi con i propri compagni, e così fece. Sceso giù più velocemente di quanto non fosse salito, si ritrovò accerchiato da un gruppo di persone che lo incalzavano: “allora…che c’è, cosa c’è…che avete trovato?” “…c’è un uomo di la, anzi ce ne sono tanti, sono accampati chissà forse da giorni!” Danilo era piuttosto sconvolto e cercava di misurare le parole, ma il risultato era invece quello di creare una forte tensione e un clima di timore. “…ha detto che è un impiegato comunale, ma francamente io non ci credo…che ci fa un impiegato comunale a mezzanotte sopra un muro!!” Il vocio delle persone si fece fitto, nessuna credeva alla frottola del presunto impiegato comunale, era ovvio che al di là di quel muro si stesse tramando qualcosa, e sicuramente qualcosa di cui temere! Quella stessa notte una ronda prontamente disposta sorprese un uomo che con un punteruolo e un martello cercava di perforare il muro per tentare di capire cosa ci fosse dall’altro lato. Fu immediatamente fermato, immobilizzato e rinchiuso nella sua auto. La mattina seguente mentre la folla discuteva sulle prossime mosse da intraprendere, un ragazzo con delle bombolette spray stava realizzando una sorta di murales nella parte destra del muro. La cosa scatenò l’ira della frangia più oppositiva del gruppo. “…ma siamo impazziti, ora ci mettiamo anche ad imbrattarlo?” fu il duro commento del gruppo. Il ragazzo con calma serafica replicò “…imbrattarlo? Ma vi rendete conto della bruttezza di questo muro? … se proprio dobbiamo tenerlo davanti, che sia almeno un po’ allegro…e poi chissà, forse dall’altro lato è colorato!” “…il gruppo anche se non convinto si allontanò, ma qualcuno commentava:”…sì, sì, colorato, sarà sicuramente più grigio del nostro, anzi sarà nero!” Quel giorno a sorpresa arrivò un’equipe di psicologi e psichiatri per sostenere la gente sicuramente confusa e disorientata da quel curioso e misterioso avvenimento. Il dottor Aliperti professore universitario e noto psichiatra esordì così: “…è evidente che siamo di fronte a un fenomeno di isteria e di allucinazione collettiva. Questo muro è una metafora, è senz’altro la proiezione del malessere che alberga in ognuno di voi e dell’impossibilità di sorpassare le più semplici difficoltà che la vita ci riserva.” L’uomo fu sbattuto violentemente con la testa sul muro “…che dice, com’è come metafora? Dura? E ora cosa le alberga nella testa?” L’equipe si allontanò rapidamente dalla zona!

Giunta la sera il signor Danilo aiutato dai soliti volontari salì ancora su per meglio capire le intenzioni di “quelli dell’altro lato”. Così accostò ancora una volta la scala al muro e si avviò per la nuova scalata. Giunto in cima si affacciò timidamente per provare a osservare cosa accadeva di là, ma non riuscì a vedere nulla, così con un filo di voce bisbigliò: “…signor Aloisio, signor Aloisio!” A esattamente dieci centimetri dalla sua testa sbucò quella del signor Aloisio”…che c’è sono qua!” Danilo dalla paura quasi cadde dalla scala: “…ma lei lo fa apposta a farmi morire di paura” urlò, “…ma che ci fa quassù a quest’ora?” Aloisio con estrema calma rispose: “…ma niente, sono salito ora, volevo sapere che si diceva dalle parti vostre!” “… mah che vuole che le dica ci stiamo organizzando… beh però poco importa, mi dica piuttosto una cosa e mi risponda in modo chiaro, perché avete costruito questo muro?” Aloisio sgranò gli occhi e scuotendo la testa disse: “… ma no, ma che dice, non lo abbiamo fatto noi il muro c’era già quando siamo arrivati, e poi la verità…se fossimo stati noi lo avremmo fatto senz’altro più bello!” “Lei è un impiegato comunale, giusto?” “…sì perché?” “…no così me lo rammentavo…ora però devo scendere, ci rivediamo poi.” Detto questo Danilo si precipitò giù dal gruppo. Era molto preoccupato e impaurito e non fece nulla per nascondere il suo stato: “non credo a una parola di quel buffone di impiegato comunale o cosa diavolo sia, e si è anche tradito quando alla mia domanda se avessero costruito loro il muro mi ha risposto che in effetti lo volevano fare più bello!!” Il gruppo per un attimo rimase in assoluto silenzio poi ognuno di loro commentò con frasi preoccupate e a volte anche violente ciò che era accaduto. Un esaltato propose di raccogliere l’olio dei motori delle macchine, riscaldarlo e buttarlo dall’altro lato del muro. Lo guardarono in silenzio per qualche secondo e poi lo allontanarono bruscamente. La sera successiva Roberto, un ragazzo di circa diciotto anni, approfittando della stanchezza degli improvvisati campeggiatori riuscì a sollevare la scala, la addossò al muro e rapidamente giunse su in cima. Dall’altro lato del muro, la stessa cosa aveva fatto Giuliana una ragazza anch’essa quasi diciottenne. I due rimasero a parlare per un po’ ed era evidente che subito nacque qualcosa di tenero tra i due, ma la paura di essere scoperti dai rispettivi gruppi li fece desistere dal continuare quel piacevole incontro e così si promisero di rincontrarsi nei giorni successivi. Quella mattina Danilo De Cesare ebbe una spiacevole sorpresa. Un capannello di persone discuteva animatamente, e quando Danilo si avvicinò capì che il motivo della discussione era proprio lui. Lo si accusava di essere troppo arrendevole e conciliante nella gestione del rapporto con “quelli dell’altro lato”. Si propose di individuare due candidati e di mettere ai voti chi dovesse rappresentare il gruppo lì in alto sul muro. Nel giro di poche ore come per magia spuntarono sui parabrezza delle innumerevoli auto accodate, dépliant che elogiavano questo o quell’altro candidato. Tra i vari gruppi serpeggiava comunque la sensazione e la paura che la votazione potesse essere manomessa. Il più accanito oppositore di Danilo De Cesare era riuscito a procurarsi un megafono e percorreva la corsia dell’autostrada tra le auto in fila facendo appelli e promesse.

I giorni passavano e la tensione e i timori dei due gruppi al di là del muro crescevano alimentando discussioni e litigi all’interno delle due piccole comunità.

La mattina di un giorno livido e minaccioso, il Governo in seduta straordinaria deliberò la creazione di un fondo per la costruzione di una bretella autostradale in grado di risolvere il preoccupante, inquietante e minaccioso problema che si era creato al chilometro 456 dell’Autostrada nazionale.

 

Massimo Maglietta