Il Teatro San Ferdinando compie 70 anni

FONTE FOTO:TEATRODINAPOLI.IT

  1. Il Teatro San Ferdinando compie 70 anni

Fantasia

Pigliammoce sta vita cumme vene,
llassammo for’ ‘a porta ‘a pucundria,
mparammece a campà c’ ‘a fantasia:
nce sta cosa cchiù bella pè campà?

‘A fantasia se sceta ogne matina
comme si fosse prencepe rignante,
affonna ‘e mane aperte int’ ‘e brillante
e nun s’ ‘e ppiglia: che s’ ‘e ppiglia a ffa?

E che curredo tene! Nu mantello
ca luce cchiù d”o sole e nun è d’oro;
quanno se mena ncuollo stu tesoro,
abbaglia ‘a vista: nun se può guardà.

Pò tene nu relogio cumpiacente,
cu sissanta minute d’allegria,
mmiez’ ‘o quarante liegge: FANTASIA

e fa tà-tì, tà-tì, nun fa tì-tà…

  La bellissima poesia di “Eduardo” intensamente interpretata  con tanta passione da una delle prime  allieve dell’Accademia del  Teatro Mercadante – Teatro Nazionale, è solo uno dei  momenti nei quali un pubblico itinerante viene condotto, attraverso vari quadri,  fin dentro il Teatro o meglio fin dentro quell’idea di Teatro nella quale è vissuto – credendoci fino alla fine- Eduardo De Filippo. 

A “Antonello Cossia”, attore e regista molto amato dal pubblico partenopeo, è stato infatti affidato un gruppo di giovani attori – tutti formati presso l’Accademia napoletana fondata da “Luca de Filippo”– il cui compito è animare, calandosi in diversi personaggi protagonisti delle commedie create dalla fantasia eduardiana, i festeggiamenti per i 70 anni del teatro. Una iniziativa che è un segmento dal titolo  Il teatro e/è la città,  previsto  nell’ambito del progetto più ampio  San Ferdinando 70: 1954-2024, a cura del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e della Fondazione Eduardo De Filippo.

Il San Ferdinando è un luogo speciale – è il pensiero di “Andò”, direttore del Mercadante– perché pensato da un uomo di teatro consapevole dell’importanza di ritrovare una perfetta corrispondenza tra ciò che avviene sul palco e la platea, tra gli artisti e gli spettatori che vi si ritrovano avvinti in un solo respiro, in un solo battito di cuore. Il San Ferdinando sta a Eduardo come il Globe sta a Shakespeare. A noi, il dovere di continuare a tessere l’ordito di una trama sensibile e fragile e di onorare la memoria di chi ci ha creduto, Eduardo e Luca”. 

Guidati da “Antonello Cossia” i giovani attori, dalla coinvolgente mimica facciale e gestuale, con maestria guidano il pubblico  nelle atmosfere eduardiane, restituendole, con stile ed eleganza, insieme al loro sguardo, più giovane, più moderno, più  diamantino , a conferma (se mai  ce ne fosse stato bisogno ) del tempo di sempre che appartiene ed è di Eduardo.  Si passa così dal “Cilindro” a “SikSIk” , dalla poesia al varietà degli anni ’30 in un gioco fantasmagorico di immagini  e immaginazione che il fruscio degli abiti di scena, i loro colori  e le voci dei giovani protagonisti  innescano, proiettandoci in quella sospensione che è il teatro, vita e suprema finzione.

In un momento in cui – osserva “Antonello  Cossia” in una notevole intervista a Mattino live – i fondi della cultura vengono fortemente tagliati e soprattutto al Sud, questa performance per i 70 anni del teatro rivendica il ruolo della cultura   ( e quindi del teatro ) come bene comune e il recupero delle radici, della storia dei luoghi  è fondamentale per i giovani , per i giovani cittadini del domani.

Dopo la performance, il pubblico è guidato ad una visita dei luoghi più nascosti alla vista ;  a partire dalla platea dal boccascena ( non molto grande fu voluto dallo stesso Eduardo perché doveva essere  molto vicino al pubblico per ribadire il concetto che fonda il  progetto stesso del  teatro : il San Ferdinando luogo del popolo ) si raggiunge  il graticcio, le quinte, il sipario , ancora manovrati da un sistema di apparecchi artigianali e il sottopalco, un immenso telaio in legno ricostruito negli anni ’40 – dopo l’acquisto da parte di Eduardo del teatro distrutto dalla  guerra –  come racconta “Lino Musella” nel suo spettacolo “Tavola tavola, chiodo chiodo”.

 

E poi si passa nei camerini dove sono appesi abiti, accese le luci degli specchi per il trucco : si respira l’emozione degli attori prima di andare in scena, emozione ancora più intensa quando si attraversa il camerino del grande  Eduardo. Interessanti le vetrine/ bacheche nel foyer  che custodiscono abiti, oggetti, documenti di grandi attori e attrici, come “Totò”, “Titina”, “Pupella”, “Peppino”.

Eduardo aveva fatto riaprire il San Ferdinando con l’intenzione di donarlo al popolo di Napoli” spiega la guida, “per questo previde diverse fasce di prezzo per i biglietti, la più economica delle quali era accessibile anche ai meno abbienti”. Dettaglio non da poco: negli anni ’40 del Novecento la stratificazione sociale era ancora ben tangibile e si rifletteva anche nella vita mondana. “ Era normale, ad esempio, che il foyer di un teatro si articolasse in più livelli, in modo che nobili e borghesi potessero occupare i piani superiori per rimanere ben separati dai ceti più bassi. Al San Ferdinando i due livelli sono invece connessi tra loro da un’elegante scalinata a tenaglia, quasi un abbraccio che permette a ciascun mondo di invadere pacificamente l’altro”.

 

Si lascia così il teatro con il desiderio di approfondirne la storia : quando è  stato costruito? da chi? perché? come si inseriva nello spazio urbano della Napoli di allora? E qual è il programma teatrale di quest’anno? Si potrebbe venire a seguire qualche spettacolo!!!

 

                                                                         La redazione

 

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