Conservatori alla riscossa
Conservatori alla riscossa
In Irlanda si è celebrato un referendum che avrebbe dovuto aprire le porte a due modifiche della Costituzione del 1937.
Nello specifico, si trattava di emendare due articoli.
Il primo recita che “Lo stato riconosce la famiglia come gruppo sociale primario e fondamentale, e come istituzione morale che possiede diritti inalienabili e imprescrittibili, antecedenti e superiori a ogni legge positiva” (41.1.1o) e “Lo stato si impegna a custodire con particolare attenzione l’Istituto del matrimonio, sul quale è fondata la famiglia, e proteggerlo contro gli attacchi” (41.3.1o).
Il secondo, invece, recita che “in particolare, lo stato riconosce che con la sua vita in casa, la donna fornisce allo stato un supporto senza il quale il bene comune non può essere raggiunto” (41.2.1o) e “Lo stato, pertanto, si sforzerà di garantire che le madri non siano obbligate dalla necessità economica a dedicarsi al lavoro trascurando i loro doveri domestici” (41.2.2o).
Il primo quesito referendario chiedeva di modificare il 41.1.1o, inserendo, dopo “riconosce la famiglia”, il testo “che sia fondata sul matrimonio o altre relazioni durature” e di cassare il 41.3.1o.
L’obiettivo del quesito era di introdurre una forma di riconoscimento costituzionale agli Istituti paramatrimoniali, di fatto, colmando un vulnus presente anche in molte altre carte costituzionali.
Il secondo quesito referendario, invece, proponeva di sostituire il 41.2.1o e il 41.2.2o con il testo “lo Stato riconosce che l’assistenza prestata dai membri di una famiglia l’uno all’altro in virtù dei legami che esistono tra loro, fornisce alla società un sostegno senza il quale il bene comune non può essere raggiunto, e si impegna a sostenere tale assistenza”.
L’obiettivo del quesito era di eliminare un riferimento gender biased dalla Costituzione, superando de facto la cornice patriarcale entro la quale l’articolo originario era stato concepito.
Come molti hanno evidenziato, i maggiori partiti, di destra e sinistra, era concordi con le modifiche costituzionali.
Tutto avrebbe fatto immaginare che i sì avrebbero prevalso.
Invece, al netto della bassa affluenza alle urne, il no ha prevalso con larga maggioranza.
Questo risultato, per molti osservatori non prevedibile, dovrebbe invitarci a una riflessione.
Lo schema interpretativo proposto da Peter Singer nel 1994, in Ripensare la vita – che staremmo oggi assistendo a un cambio di paradigma, al passaggio da un’etica costruita intorno al principio della sacralità della vita a una nuova etica costruita intorno al principio della qualità della vita – va ridimensionato.
La ragione è che il progresso morale non è un fenomeno lineare, ma sinusoidale.
Il termine sinusoidale indica due aspetti del fenomeno: 1) una fase di avanzamento nel riconoscimento di diritti civili e sociali non è seguita necessariamente solo da avanzamenti ma può essere seguita da fasi di parziale regresso; 2) le acquisizioni che registriamo in una fase di avanzamento generano una ristrutturazione dell’ambiente morale che, al netto dei possibili arretramenti, lascia delle tracce.
Dunque, il risultato del referendum irlandese non va sottovalutato per chi ha a cuore le sorti del fronte laico.
Non abbiamo ancora, pace Singer, dismesso del tutto l’etica tradizionale con il suo parterre di valori e principi.
La battaglia per l’avanzamento del fronte laico è ancora lunga e il referendum di Dublino è lì a ricordarcelo, qualora ci fossimo distratti.
Eppure, la base da cui partire per promuovere il progresso civile non è affatto evaporata, basta trovare gli strumenti giusti per (ri)animarla.
Luca Lo Sapio