IL MEZZOGIORNO E LA POLITICA DEGLI EFFETTI SPECIALI E… STRUMENTALI

IL MEZZOGIORNO E LA POLITICA DEGLI EFFETTI SPECIALI E… STRUMENTALI

 

di Procolo Mirabella

 

Non c’è niente di più amaro e, diciamolo pure, perfino deprimente del doversi, periodicamente, riconfrontare con la madre di tutte le irrisolte contraddizioni della nostra storia nazionale: la questione meridionale. 

Ma tant’è. A quasi 170 anni dalla risorgimentale epopea dell’unità italiana la cronaca politica continua a restituirci lo sgradevole spettacolo di un paese ancora spaccato, con portatori d’interessi contrapposti che si accapigliano, rinfacciandosi responsabilità, torti e ragioni del mancato riequilibrio territoriale tra Nord e Sud. 

L’ultimo capitolo di questo interminabile psicodramma ha visto la contrapposizione, a distanza, nelle scorse settimane, tra il presidente campano Vincenzo De luca, direttamente con la premier Meloni e il Governo. 

 

Ricordiamo tutti la manifestazione del Governatore alla testa di decine e decine di sindaci nella Capitale per chiedere, invano, di essere ricevuto a Palazzo Chigi. Ennesima protesta per denunciare la mancata corresponsione dei fondi di coesione territoriale destinati alla Campania: oltre 6 miliardi e mezzo, più un ulteriore miliardo e 300 milioni, della programmazione complementare, attesi da oltre un anno e mezzo.

Portoni sprangati per un braccio di ferro quantomeno kafkiano. 

 

In quelle stesse ore, infatti, la Premier si trovava fisicamente altrove, guarda caso, proprio nel cuore del  Mezzogiorno più profondo, a Gioia Tauro, per firmare col governatore forzista della Calabria Occhiuto, che guida una Giunta di Centrodestra e il Ministro per gli Affari europei, Fitto l’accordo per lo sblocco del Fondo di sviluppo e coesione, circa tre miliardi, per 317 progetti tra cui il ponte sullo Stretto e il completamento delle infrastrutture portuali dello scalo reggino, da anni costretto a vivacchiare, nel limbo delle grandi incompiute. 

Se a questa sceneggiatura (o sceneggiata) da tempesta perfetta ci aggiungiamo le intemperanze verbali del Governatore campano e le contemporanee frecciate al vetriolo lanciate a De luca dalla Premier non possiamo certo sorprenderci dello scatenamento delle opposte tifoserie. 

Un combinato disposto – difficile negarlo- destinato, ancora una volta, a far prevalere la sensazione che la tecnica prediletta della nostra politica più che affrontare con onestà intellettuale il merito delle questioni, sia quella di buttarla in rissa, di coprire errori e opportunismi, con le contumelie, o l’ipocrisia del politically correct

 

In definitiva, è la collaudata strategia di sempre quella più comoda e semplice per tutti: rifugiarsi, ognuno, dietro gli scudi delle opposte fazioni, e delle momentanee convenienze. 

Legittimi gli interrogativi che ne discendono. È proprio un caso che la Meloni annunci in pompa magna lo sblocco dei fondi in Calabria dove governa una Giunta di Centrodestra? Ed è altrettanto casuale se, in polemica con De Luca e le sue “irriguardose” espressioni verso la Premier scendano in campo, chiedendone la censura al presidente delle Regioni Fedriga, una dozzina di Governatori di Centrodestra, primo firmatario Marco Marsilio, che guida la Giunta di una regione del Sud, come l’Abruzzo? 

 

Mosse e contromosse che hanno spinto il “De Luca, contro tutti” ad alzare, a sua volta, ulteriormente, il tiro fino a chiedere un incontro, assieme a una delegazione di sindaci a lui solidali, col presidente Mattarella, per spiegare le ragioni del malcontento e della protesta. 

Richiesta, anche questa; caduta nel vuoto, com’era prevedibile. 

 

Un gioco di specchi autoreferenziale, da una parte e dall’altra. 

Uno scontro, senza esclusione di colpi a effetto che non riguarda, com’è noto, la sola e già rilevante posta dei Fondi di Coesione, ma s’iscrive nel quadro della ben più decisiva e storica partita dell’Autonomia regionale differenziata. 

 

In estrema sintesi, il progetto di legge patrocinato dal leghista Calderoli, e oggi fatto proprio dal Governo Meloni, che consentirebbe alle regioni più ricche del Nord di trattenere sul proprio territorio la stragrande quota del residuo fiscale prodotto in loco. 

 

Per i promotori, la possibilità di dare briglia e slancio a chi produce di più e amministra meglio. 

Per chi si oppone, e il Governatore Campano, assieme al pugliese Emiliano, è certamente tra questi la definitiva spaccatura del Paese in due. 

Centro destra, contro Centro-Sinistra, allora? 

Beh, attenzione anche qui, a non cadere in certe semplificazioni troppo manichee, perchè non bisogna mai dimenticare che il disco verde al progetto di autonomia, successivo al sì dei referendum consultivi in due regioni del Nord, come Veneto e Lombardia, fu dato proprio dai governi di Conte e Gentiloni. 

Fa riflettere, a tal proposito, la coraggiosa rilettura storico-politica della questione meridionale, di un sindacalista, riformista di razza e politico campano di lungo corso, come Nando Morra, che in un agile quanto efficace excursus storico, da Carlo Levi all’autonomia differenziata, appunto, non esita a parlare di diserzione della sinistra

Un po’ di ossigeno, per uscire dalle grettezze, lo dicevamo, deprimenti di certe sceneggiature (o sceneggiate) dal copione già scritto, trito e ritrito, dei buoni e dei cattivi dei Terroni e dei Polentoni.

Con l’invito, parlando e pensando al nostro Mezzogiorno, a prendere esempio da altri Paesi, come la Germania, che il loro Sud, lo hanno prima comprato in cash da Gorbaciov e poi raddrizzato dalle fondamenta, in 40 anni, e senza perdersi in chiacchiere inutili. 

Ma quella, davvero, è un’altra storia. Non la nostra, purtroppo.