CANNE FATTE BENE.

di Raffaello Nuzzo

 

«Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?». Prendendo spunto dalle parole del Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Lollobrigida, cerchiamo di capire perché dietro le sue parole si celano ignoranza e pregiudizio nei confronti del mercato della cannabis light.

Per cannabis light ci riferiamo a quella varietà di cannabis che ha un contenuto inferiore allo 0,2% di THC, il principio attivo psicotropo, contenendo invece il CBD, il principio attivo che da rilassamento. Legalizzata nel 2016 togliendo il riferimento a essa dal testo unico sugli stupefacenti, da allora in Italia si sono diffuse 3.000 imprese, di cui 800 agrarie, che danno lavoro a 15.000 persone, generando un giro d’affari da 150 milioni di euro. 

Solo a Napoli sono attivi più di 30 cannabis shop che danno lavoro a centinaia di ragazzi. 

Fino a qui tutto bene, non fosse che con un colpo di mano il governo Meloni, nella figura dei ministri Piantedosi, Nordio e il succitato Lollobrigida, ha proposto un emendamento al ddl Sicurezza che renderebbe illegale ogni coltivazione di canapa, eliminando completamente questo mercato. 

È doveroso rimarcare come questa condotta, sia totalmente in controtendenza con i tempi che corrono: in Germania è stato legalizzato il consumo di ogni derivato della cannabis, la corte di cassazione ha ormai da anni con la storica sentenza 20238/22, ritenuto innocua la coltivazione di piccole infiorescenze a scopo di uso personale, la medicina reputa utile a scopo terapeutico l’uso di cannabinoidi per la cura di Alzheimer e per il morbo di Chron.

Non contando, poi, sul fatto che il divieto della coltivazione della canapa porterebbe alla totale chiusura di un mercato green in crescita come quello della canapa tessile, una eccellenza tutta italiana da inizio 900, che per colpa del proibizionismo è stata totalmente sradicata nel dopoguerra, nota per essere a bassissimo impatto ambientale dal momento che richiede poca acqua e tempi di crescita più rapidi. 

Tutto questo comporta un evidente danno all’economia del Mezzogiorno, luogo dove queste aziende potrebbero, per condizioni climatiche, crescere e creare ulteriori posti di lavoro e di impresa. 

La questione è esemplificativa dei due anni di governo targati Meloni: bandierine ideologiche per confortare il suo elettorato, basate su nessuna evidenza scientifica e condite da qualche divertente gaffe di un ministro che dovrebbe pensare a tutelare tutte quelle aziende che hanno investito in un futuro, ora forse toltogli per colpa di pura e semplice negligenza.