Ordinanza storica: NO alle cause prescritte degli ex specializzandi in medicina

FONTEFOTO:http://cortedicassazione.it/

di Luca Orlando 

 

Il mese scorso, in data 4 luglio 2024, la Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18344, ha stabilito che l’avvio di ulteriori cause da parte degli ex specializzandi in medicina per ottenere le borse di studio relative al periodo 1983-1991 può configurare un’ipotesi di lite temeraria: chi avanza ulteriori richieste non solo perde la causa, ma sarà anche obbligato a sobbarcarsi le spese di soccombenza.

 

L’esito è determinato dall’avvenuto decorso dei termini di prescrizione, in quanto la questione riguarda due filoni di cause intentate a Roma da parte di ex specializzandi che, appunto, nel periodo 1983-1991, a differenza di quanto accadde in tutti gli altri Stati membri dell’Unione Europea in osservanza delle direttive nn. 362 e 363 del 1975 e della direttiva n. 76 del 1982, non percepirono le borse di studio. Infatti, in Italia la direttiva n. 76 del 1982 fu recepita solo nel 1991 (L. n. 257).

 

La decisione della Suprema Corte rappresenta un importante chiarimento giuridico per tutti coloro che hanno frequentato i corsi di specializzazione in quel periodo. 

 

Questa ordinanza si inserisce in un contesto di maggiore rigore da parte della giurisprudenza italiana nel gestire i casi di lite temeraria, cercando di disincentivare azioni legali infondate o eccessivamente prolungate nel tempo. L’obiettivo è quello di rendere il sistema giudiziario più efficiente e di evitare l’intasamento dei tribunali con cause che non hanno più alcuna possibilità di successo.

 

Il fenomeno della lite temeraria, in cui le cause vengono avviate con scarse probabilità di successo o per scopi puramente dilatori, costituisce un problema significativo per il sistema giudiziario moderno, e ciò in quanto tali pratiche non si limitano a rallentare il corso della giustizia per altri casi più meritevoli, ma incrementano la già tristemente diffusa sfiducia dei cittadini verso il sistema legale, favorendo un’idea di Tribunale come luogo in cui le risorse sono mal gestite.

 

L’ordinanza n. 18344/2024 della Corte di Cassazione risponde direttamente a questo pensiero da scardinare, facendo luce su come la persistenza di cause ormai prescritte non sarà più tollerata e, anzi, sarà considerata un abuso del diritto a tutti gli effetti. 

 

Questa misura serve da monito per gli avvocati e i loro clienti, scoraggiandoli dal presentare ricorsi infondati o ritardati.