Sentenza shock della Cassazione: corrompere l’agente con offerta irrisoria non costituisce reato!

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Sentenza shock della Cassazione: corrompere l’agente con offerta irrisoria non costituisce reato!

 

di Luca Orlando

 

Una recentissima pronuncia della Suprema Corte di cassazione ha creato molto clamore nel panorama giuridico e mediatico italiano. 

Il caso è tutt’altro che singolare: un automobilista, fermato dalle forze dell’ordine per un’infrazione al codice della strada, avrebbe cercato di “farla franca” offrendo al poliziotto una piccola somma di denaro, facendo presente all’agente che con la stessa si sarebbe potuto “prendere un caffè”.

Secondo precedente giurisprudenza di diritto penale, un’offerta di questo tipo, per quanto irrisoria, è perfettamente idonea a integrare gli estremi del reato di istigazione alla corruzione. 

Tuttavia, i giudici della Corte hanno ritenuto che una somma irrisoria come quella offerta nel caso di specie, e cioè una somma pari a euro 10, considerata solo un piccolo incentivo coerente con la dichiarata finalità di “prendersi un caffè” e non un tentativo di influenzare un pubblico ufficiale, non soddisfa i criteri per costituire reato.

Questa decisione si pone in contrasto con le precedenti pronunce, e ciò in quanto i giudici italiani hanno assunto sempre orientamenti tali da interpretare in modo restrittivo ogni tentativo di influenzare le autorità, altresì perseguendo anche episodi all’apparenza marginali

Al contrario, secondo questa sentenza, un’offerta simbolica, volta più a mostrare informalmente riconoscenza che a corrompere, non ha il peso, né l’intenzione necessari per qualificarsi come condotta penalmente rilevante.

Riteniamo che questa più indulgente interpretazione possa costituire un precedente pericoloso, permettendo di consolidare come prassi tollerata le offerte di infimo valore a pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni. 

Un’interpretazione di questo tipo, che attiene a un comportamento apparentemente (ed erroneamente) poco problematico e in parte trascurabile, potrebbe in realtà rapidamente estendersi ad ambiti ben più sensibili, come la sanità, l’istruzione o le attività amministrative.

In conclusione, la decisione in esame apre scenari dedicati che coinvolgono l’etica pubblica e la percezione della giustizia, richiamando giudici e società civile a una più oculata e attenta riflessione sull’equilibrio (imprescindibile) tra giustizia e buon senso.