Blink Twice: un thriller ambizioso
Blink Twice: un thriller ambizioso
di Dionigi Zizza
Uscito a fine agosto nelle sale cinematografiche, “Blink Twice” è un thriller d’esordio della regista Zoe Kravitz, un’opera prima interessante.
Il film prende spunto dal libro “Pussy Island” (2017) e le riprese sono cominciate il 23 giugno 2022 in Messico.
La trama è la seguente: quando il magnate della tecnologia Slater King incontra la cameriera Frida durante un gala di beneficenza, la invita a unirsi a lui e ai suoi amici per una vacanza da sogno sulla sua isola privata.
Le notti sfrenate si trasformano presto in giornate baciate dal sole, ma quando iniziano a verificare cose strane, Frida si trova costretta a scoprire una inquietante verità.
Il tema della perdita di memoria è centrale e offre interessanti sviluppi, generando scene di tensione capaci di catturare lo spettatore.
La sequenza iniziale è ben montata, rappresentando un momento quotidiano – una sessione in bagno con il cellulare – arricchita da un tocco psichedelico grazie a un ritmo serrato di inquadrature che incuriosiscono.
Tuttavia, dopo questa promettente partenza, il film rallenta.
I personaggi vengono introdotti in modo progressivo: pochi elementi essenziali all’inizio, con altri che si aggiungono via via.
Slater King viene presentato attraverso video di scuse pubbliche che Frida osserva mentre naviga sui social in bagno, un espediente narrativo efficace che contribuisce a costruire una figura credibile e familiare per lo spettatore.
Questa scelta regala al personaggio di Tatum un realismo che genera empatia e lo rende tridimensionale.
Le performance attoriali sono degne di nota: ogni attore offre il meglio, rendendo il film godibile anche al di là dei suoi difetti.
Channing Tatum si distingue con una recitazione misurata ed espressiva, incarnando un personaggio ambiguo che suscita al contempo simpatia e timore. Naomi Ackie, nel ruolo della protagonista, è altrettanto convincente, con tempi di reazione perfetti e una grande credibilità nelle scene di tensione.
Tra i punti deboli del fil, il ritmo è forse il più evidente: il film ci mette buoni quaranta minuti ad ingranare, nonostante un inizio efficace, ci vogliono circa quaranta minuti perché la narrazione decolli. Le prime sequenze sull’isola si concentrano sulla vita mondana, con poche scene che spezzano la monotonia per mantenere alta l’attenzione.
Inoltre, il tono complessivo del film è eccessivamente serio, mancando di autoironia.
Questo approccio rende il film quasi un “Revenge movie” prevedibile, che non riesce a stimolare una riflessione profonda oltre il contesto filmico.
Alcuni dialoghi vogliono tentano di condensare in poche parole i dubbi dei protagonisti, ma risultano forzati e fuori luogo rispetto alle situazioni.
Anche elementi di mistero introdotti inizialmente sono troppo deboli e confusi, talvolta privi di impatto.
La tensione non si sviluppa in modo progressivo; mancano una costruzione graduale e un crescendo emotivo. Tuttavia, alcune sequenze notturne – come le feste che ricordano rituali dionisiaci, con personaggi avvolti in lenzuoli bianchi che evocano figure spettrali – riescono a creare un senso di inquietudine. L’efficacia di questi momenti è però attenuata da scelte di fotografia e montaggio che non enfatizzano a dovere gli elementi più sinistri.
Il mistero centrale del film – la perdita di memoria delle ragazze sull’isola – si rivela un MacGuffin con un vago retrogusto scientifico, spiegato solo parzialmente. Sebbene questa scelta non appesantisca la narrazione, alcuni spettatori potrebbero desiderare maggiori dettagli. Quando le ragazze iniziano a recuperare i ricordi grazie a un antidoto, il film trova finalmente il suo ritmo, offrendo una seconda metà più coinvolgente.
Le scelte registiche puntano spesso su inquadrature strette durante i momenti di pericolo, escludendo il contesto circostante e concentrandosi sul punto di vista del personaggio. Questo approccio aumenta la tensione, sostenuto da un comparto sonoro che amplifica l’impatto emotivo e trasforma situazioni banali in momenti di puro Jumpscare.
Verso la fine, il mistero lascia spazio a un crescendo di violenza sorprendente, accompagnato da flashback che svelano i retroscena delle notti sull’isola. Sebbene questa svolta rischi di appesantire il film, il finale riesce a sorprendere, offrendo nuove prospettive che rendono la pellicola rivedibile.
In alcune scene, la regia inganna abilmente lo spettatore, seminando dettagli apparentemente significativi che si rivelano irrilevanti. Questo contribuisce a mantenere alta l’attenzione e a creare un senso di incertezza.
In sintesi, “Blink Twice“ è un film discreto, con potenziale per migliorare. Zoe Kravitz dimostra di avere talento, ma per il futuro sarebbe auspicabile un maggiore equilibrio nel ritmo narrativo e un pizzico di autoironia in più. Fotografia e sonoro si rivelano indispensabili nel colmare alcune lacune, rendendo il film comunque godibile. Un inizio promettente per una regista emergente.
Voto: 7-.