Una pioniera dell’ambientalismo. Breve profilo di Eleonora Puntillo
di Alessandra Macci e Domenico Cirella
“Questa piccola donna, cronista di grande intelligenza e scrupolo, […] volto di topo furbo sul quale si alternano luci, appunto, di furbizia a luci di appassionato candore […] parla con voce che si fa sempre più flebile via via che si addentra in qualsiasi scandaglio: come se tutto, al mondo, fosse un segreto da sussurrare all’orecchio”. (descrizione che ne dà Ermanno Rea nel suo Mistero napoletano, 1995).
Attivista, giornalista e scrittrice, Eleonora Puntillo, per tutti Nora, rappresenta l’ultima testimone di quell’area del partito comunista napoletano che, rappresentata nel film denuncia di Francesco Rosi “Le mani sulla città” (1963) e poi, con atmosfere di realismo onirico, nel romanzo di Ermanno Rea “Mistero napoletano” (1995), fu impegnata negli anni Sessanta e Settanta soprattutto nelle dure battaglie contro la speculazione edilizia.
Nata a Napoli il 29 agosto del 1938, la Puntillo frequentò il liceo classico Gian Battista Vico, liceo “rosso”, come ella stessa spiega in un’intervista rilasciata al canale YouTube Lux in fabula (Intervista biografica a Eleonora Puntillo, 12 dicembre 2022), nell’ambito del quale prese parte alle prime battaglie studentesche.
Diplomatasi nel 1956, pur attratta dalle discipline scientifiche, si iscrisse alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Napoli inseguendo il “mito dell’insegnamento” dei suoi genitori (con “due mesi di vacanza” e “ferie pagate”).
Laureatasi nel 1960, anziché inseguire la carriera dell’insegnamento, e a seguito della sua iscrizione alla Federazione giovanile comunista (che provava a indirizzare i giovani verso le professioni che più si addicevano alle loro inclinazioni), intraprese quella di giornalista, senza però frequentare alcuna scuola specifica.
Cominciò dunque a scrivere prima su Il Vomero, giornale locale di protesta su cui scriveva anche Paolo Ricci (intellettuale antifascista, pittore, politico, giornalista, critico d’arte e critico letterario); e poi, dall’inizio degli anni Sessanta, su l’Unità, giornale nel quale fece gavetta, per cinque anni, senza compensi.
Giornalista professionista dal 1965, la Puntillo fu cronista, caposervizio e inviato de L’Unità fino al 1979, e caposervizio e inviato di Paese Sera fino al 1989; collaborò con La Repubblica dal 1990 al 1992; diresse poi le pagine di cronaca cittadina e provinciale del quotidiano Roma quando il giornale fu, per breve tempo, di orientamento socialista; approdò, negli ultimi anni, al Corriere del Mezzogiorno e alla rivista mensile Polizia e Democrazia. Collaborò inoltre con periodici quali Noi donne, Vie Nuove, L’Europeo, Panorama, Epoca.
I suoi esordi nel giornalismo coincisero con gli anni del cosiddetto scempio edilizio.
“Si abolivano tutti i giardini dietro le case, venivano venduti anche i cortili” e, soprattutto al Vomero, quartiere ben concepito alla fine dell’800 con il Risanamento e negli anni Sessanta ancora pieno di verde, tutti i possibili spazi per nuove costruzioni.
E proprio il contrasto alle speculazioni edilizie rappresentò il tema principale del suo impegno civile e giornalistico.
In quegli anni girava infatti per Napoli per scovare quei cantieri che, quand’anche provvisti di licenza edilizia, operavano in aree trasformate, con alterazione delle legende del piano regolatore, da aree agricole ad aree edificabili, con conseguente destinazione delle stesse all’edilizia intensiva: un “trucco” che, scoperto solo nel ’68 (con relativo procedimento penale conclusosi senza condanne a persone, ma con sentenza che stigmatizzò comunque lo scempio compiuto), consentì la nascita, durante l’epoca di Achille Lauro, dei quartieri di Rione Alto e Via Kagoshima; preludio, peraltro, a quella speculazione edilizia, a suo avviso più aggressiva, messa in atto nel periodo delle giunte democristiane.
E negli anni Settanta arrivarono i primi disastri: su fognature costruite per durare fino al 2040 erano stati edificati trecentomila alloggi, ossia trecentomila sciacquoni, e caricato un volume di pioggia spaventoso; ciò anche perché al posto dei giardini che assorbono l’acqua e la rilasciano lentamente, e al posto delle zone verdi, c’erano ormai palazzi e terrazzi, per il cui sovraccarico idrico finivano per scoppiare gli invasi meteorici.
E per Napoli fu l’ennesima tragedia: innanzitutto un disastro economico, ma si registrarono anche dei morti. Si dovette quindi correre ai ripari rifacendo le fognature, ma si erano intanto arricchiti i costruttori, grandi elettori della destra e della Democrazia cristiana (in Lux in fabula, Intervista biografica a Eleonora Puntillo, cit.).
Per le campagne di stampa sugli scempi edilizi nella città di Napoli, un’attività che le valse la stima di ambientalisti quali Antonio Cederna, negli anni Settanta fu chiamata a far parte del Direttivo INU-Campania (Istituto Nazionale di Urbanistica, che la annovera tuttora nel suo annuario “Urbanisti Italiani”).
E tra i successi di cui si è sempre vantata ci fu quello di aver contribuito al salvataggio della Vigna di San Martino, ai piedi dell’omonima Certosa, che negli anni Sessanta corse il rischio di lottizzazione e conseguente cementificazione.
Grazie soprattutto alle sue battaglie, la Vigna fu vincolata come bene di interesse paesaggistico, e dopo essere stata acquistata nel 1988 dal gallerista Giuseppe Morra, sarà dichiarata, su istanza del proprietario, Monumento Nazionale dal Ministero per i Beni Culturali, nonché Patrimonio dell’Unesco.
Ma lungi dal limitarsi alle battaglie ambientaliste, la Puntillo – che tra l’altro lo ricorda con una punta di orgoglio – propiziò l’operazione giudiziaria che avrebbe poi portato alla grazia per Frank Mannino, condannato all’ergastolo nel processo per la strage di Portella della Ginestra (strage alla quale egli, allora diciannovenne, che pure riconosceva di essere stato legato al bandito Salvatore Giuliano, affermò sempre di non aver partecipato); grazia poi arrivata, su iniziale proposta delle autorità carcerarie di Procida, il 28 dicembre 1978 a firma del presidente della Repubblica Sandro Pertini.
“Insomma – spiega la Puntillo nell’intervista a Lux in fabula – era un uomo totalmente cambiato, nulla aveva a che fare con la mafia siciliana. Telefonai al direttore de L’Unità. Lui mi dette via libera e allora L’Unità pubblicò questo mio scoop: si liberava l’ultimo degli ergastolani (gli altri sono morti in carcere come meritavano)”.
Nel 1982 la Puntillo ha collaborato con l’assessorato alla Polizia Urbana di Napoli creando messaggi per scoraggiare e limitare il traffico veicolare in città.
E nell’ambito di una collaborazione fra il quotidiano Paese Sera e il Comune di Napoli, ha ideato l’operazione Viva il verde, grazie alla quale, tra i 1980 e il 1984, sono stati piantati oltre 10mila alberi, poi adottati dai bambini del quartiere napoletano di Scampia.
Inoltre, gli articoli sul bradisismo di Pozzuoli (e sullo sgombero forzato del Rione Terra) e sulla pianificazione post-sisma 1980 a Napoli, per i quali ha ricevuto il Premio Senigallia-Cronista dell’anno 1985.
Infine, nel settembre 1988, grazie al passaparola, la pedonalizzazione spontanea di Piazza Dante, nodo cruciale della circolazione cittadina, ottenuta in occasione della prima festa di piazza per la pubblicazione di un libro (si trattava de La danza degli ardenti di Jean Noel Schifano, edito da Tullio Pironti), festa organizzata proprio dalla Puntillo.
Oltre ad articoli e saggi giornalistici, ha pubblicato, negli anni, le seguenti monografie: Felice Ippolito, una vita per l’atomo, Napoli, edizioni Sintesi, 1987, lunga intervista a Ippolito, professore ordinario di Geologia all’Università di Roma e deputato al Parlamento europeo, nonché esperto in problemi energetici e, dal 1952 al 1963, segretario generale del Comitato nazionale energia nucleare (Cnen), nell’ambito del quale egli impostò e diresse le prime ricerche sull’uranio in Italia; Grotte e Caverne di Napoli, La città sotto la città, Napoli, Newton Compton, 1994, libro legato al suo interesse per il misterioso sottosuolo napoletano, un interesse nato nel 1979 – ai tempi dell’amministrazione del sindaco comunista Maurizio Valenzi – in occasione dello scoppio di un brutto incendio nel sottosuolo dei Quartieri Spagnoli (nel 1979 la Puntillo curò, tra l’altro, la ristampa del bel lavoro di Guglielmo Melisurgo, Napoli sotterranea, Napoli, Colonnese Editore); e, in qualche modo legato allo stesso interesse, ma con lei che torna con forza al giornalismo di denuncia, Le catastrofi innaturali. Storia delle voragini di Napoli, Napoli, Tullio Pironti editore, 2001, nel quale svela il rapporto tra il rischio idrogeologico corso da molti quartieri napoletani e l’aver negli anni tollerato, favorito e premiato (con il voto), costruttori e politici votati all’altare della “libera edilizia”.
Oltre a questi: Diario 1799, Napoli, Tullio Pironti, 1999; Jeanne racconta, Napoli, Colonnese, 2003, biografia della scrittrice e gastronoma Jeanne Caròla Francesconi; Capri. Storia case e personaggi attraverso la vita e l’opera di Carlo Talamona, Napoli, Grimaldi & C., 2010, biografia di Talamona, costruttore, figlio di un muratore di Induno Olona nel Varesotto, il quale, costruendo edifici, aveva creato, nel rispetto delle leggi, lo “stile caprese” (rispetto delle leggi che, tra l’altro, lo portava a pagare gli operai, caso raro, secondo le tariffe sindacali); infine Sorrento. Storia personaggi e ricordi del ‘900 raccontati da Nino Cuomo, Napoli, Grimaldi & C., 2013, un percorso tra storia e personaggi di Sorrento attraverso le parole dell’ex sindaco Cuomo.
Memoria storica della città, Nora Puntillo, che oggi vive a Pozzuoli, è tuttora riferimento importante per quegli analisti – scrittori e giornalisti – che cercano di interpretare la svolta post-industriale, essenzialmente turistica, della Napoli attuale.