Scomparire con stile: a lezione da Agatha Christie
Scomparire con stile: a lezione da Agatha Christie
di Roberta Baiano
“Ogni libro porta con sé un mondo di storie: non solo quelle scritte, ma anche quelle vissute.
Dietro ogni pagina ci sono immagini, ostacoli, follie e momenti di genio che rendono gli autori
unici, strani e, in fondo, un po’ simili a noi”
Dicembre 1926. Una cava di gesso in Inghilterra nasconde un segreto inquietante. Un’auto abbandonata con i fari ancora accesi, un’unica valigia, una pelliccia da donna lasciata sul sedile con noncuranza.
Un dettaglio da romanzo noir, un’istantanea che grida al mistero.
Qualcuno è scomparso. Forse è morto. O peggio, è stato ucciso.
Ma chi?
Prima di svelare il nome, fermiamoci un attimo.
“È solo un’amica”, “ci conosciamo da anni, di cosa ti preoccupi?”.
Ah, le frasi fatte, quelle rassicurazioni che – puntualmente – si rivelano l’anticamera della tragedia.
Chi di noi non ha mai sentito quelle parole, per poi scoprire che, invece, c’era da preoccuparsi eccome?
Noi comuni mortali possiamo al massimo sfogarci con un paio di storie passivo-aggressive su Instagram, possiamo riprodurre all’infinito tutto l’album Reputation di Taylor Swift, o affogare il dispiacere in più di un bicchierino di tequila al bar con gli amici.
Ma non tutti sono “persone normali”.
E se fossimo davanti a un’artista?
Una scrittrice?
Anzi, LA scrittrice.
La madre del giallo moderno.
Colei che ha dato i natali a Hercule Poirot, l’uomo che ha rubato il mio cuore.
Signore e Signori, il mistero riguarda nientemeno che sua maestà Agatha Christie.
Scomparsa. Nel nulla. Come un personaggio dei suoi romanzi, si è dissolta nel buio lasciando dietro di sé solo indizi frammentari.
Ma cosa è successo davvero alla regina del delitto? E chi o cosa l’ha spinta a far perdere le sue tracce?
Vi ho già spoilerato un dettaglio, ma mettetevi comodi, perché la storia è appena cominciata…
Siamo sposati da dodici anni con un affascinante ufficiale di volo, abbiamo una figlia di sette anni e viviamo in una bella villa a Sunningdale, un adorabile villaggio inglese.
Fino a qui tutto bene.
Una vita perfetta, direbbero gli ingenui.
Peccato che ogni giallo che si rispetti abbia il suo colpo di scena.
Ed ecco che si inserisce lei, la segretaria, l’amica di famiglia.
Nessun problema, ci dicono.
Non ti devi preoccupare, ci ripetono.
Eppure, un bel giorno, nostro marito torna e ci dice: “Beh, sai che c’è di nuovo, darling? Mi sono innamorato. Sì, innamorato, non ci posso fare niente. Appena puoi gradirei che mi concedessi il divorzio”.
Detto questo, si dilegua e se ne va a passare il weekend in un cottage.
Da lei.
Bella merda, nevvero?
Che fai allora? Piangi? Urli? Cominci a desiderare di scomparire?
Scomparire…
Riempiamo una valigia con le nostre cose, prendiamo la patente – quella serve sempre – prendiamo una foto di nostra figlia, ma non nostra figlia, e una grande quantità di soldi.
Lasciamo un biglietto che incolpa nostro marito – che lui prontamente leggerà e distruggerà.
Oggi è il 3 dicembre del 1926, domani per tutti ci sarà una sorpresa.
La cava di gesso in Inghilterra diventa la nostra scenografia.
Un’auto abbandonata con i fari ancora accesi, un’unica valigia, una pelliccia da donna lasciata sul sedile con noncuranza.
Un dettaglio da romanzo noir, un’istantanea che grida al mistero.
Qualcuno è scomparso. Forse è morto. O peggio, è stato ucciso.
Quel qualcuno siamo noi. Agatha Christie.
A questo punto il segretario degli interni fa pressioni sulla polizia, i giornali titolano, uno di loro offre anche una ricompensa di oltre cento sterline per chiunque riesca a trovarci vive da qualche parte.
Mille agenti di polizia ci stanno cercando, quindicimila volontari ci stanno cercando, diversi aerei perlustrano la campagna inglese in cerca di un qualche segno di noi da qualche parte.
Il nostro caro marito ha dovuto purtroppo tornare a casa – che peccato vero? – lo hanno anche interrogato.
Anche Poirot avrebbe sicuramente dubitato di lui.
Ma noi? Noi siamo morte?
Nah, stiamo semplicemente riscrivendo la realtà con l’utilizzo della nostra grande immaginazione, con un pizzico di melodrammaticità.
Precisamente stiamo sorseggiando del tè in un hotel nel quale ci siamo registrate sotto falso nome.
Ricamiamo, leggiamo, leggiamo cosa dicono di noi i giornali.
Sono tutti impazziti.
La nostra scomparsa ha generato un clamore non di poco conto.
E noi? Sorridiamo con la consapevolezza di aver scritto, ancora una volta, il nostro miglior giallo.
È sempre il dicembre del 1926. Il mistero si infittisce, ma dopo giorni e giorni di indagini, di titoli a caratteri cubitali sui giornali, di ipotesi e sospetti, qualcuno ci trova. Mannaggia.
E chi mandano a recuperarci? Proprio lui, il marito traditore. È il momento di giocarci la carta dell’amnesia.
“Ah dici di essere mio marito? Beh, hai un’aria familiare, ma non saprei dire esattamente chi sei!” – ci tratteniamo dal colorire la frase con epiteti poco lusinghieri.
Non ci resta che tornare, con tanto di sguardi pietosi, ma una cosa è certa: questa fuga ci è servita.
Nel 1928 firmiamo per il divorzio.
Ci teniamo il cognome – il marketing è un’arte e noi siamo maestre pure di quello – e ci teniamo anche nostra figlia.
Lui, con una prevedibilità da manuale, si risposa con la segretaria.
Noi, invece, scegliamo una strada diversa.
Un viaggio in solitaria in Medio Oriente, stile Mangia-Prega-Ama.
E poi? E poi ci sposiamo anche noi, ma questa volta scegliamo meglio: un giovane archeologo, ben quattordici anni più giovane di noi.
Perché, ehi, siamo comunque Agatha Christie, mica una donna qualunque.
E cosa ci insegna questa storia?
Beh, gli esperti su Google possono scrivere pagine e pagine su come affrontare un tradimento con dignità, maturità e introspezione.
Noi, invece, preferiamo un approccio più pratico: trasformare il dolore in leggenda, scrivere la nostra storia come fosse un romanzo e dare al mondo una lezione su come affrontare la vita con stile.
E il premio letterario o, come in questo caso l’eterna notorietà, non te lo può togliere più nessuno.
Quindi cheers alla faccia sua!
Ma con una tazza di tè, naturalmente.
La penna è più affilata di qualsiasi lama, e Agatha Christie ce l’ha dimostrato in ogni ambito della sua vita.
Il contenuto di questo articolo è protetto dalla normativa sul diritto d’autore © Roberta Baiano