Polbusting: quando la politica diventa un meme

image_pdfimage_print
FONTEFOTO:http://corriere.it/

Polbusting: quando la politica diventa un meme

 

di Roberta Baiano

 

Se pensavate che il marketing politico si esaurisse con slogan accattivanti e comizi gremiti di bandiere sventolanti, siete rimasti un po’ indietro.

È giunto per voi il momento di ricredervi. 

 

Oggi vi parliamo del polbusting, un fenomeno che si insinua fuori e dentro le campagne elettorali con la scaltrezza di un’ombra, pronto a minare strategie e candidati, talvolta trasformandoli in fenomeni virali. 

 

Non è la solita demolizione politica, ma qualcosa di più sottile, più ironico e decisamente più divertente: la satira portata ai limiti dell’eccesso, un’arte sopraffina che ridicolizza un candidato o un’idea fino a renderli surreali. 

 

Il polbusting non si limita a smontare un messaggio politico, lo sovverte, lo reinterpreta e lo restituisce al pubblico sotto forma di contenuto virale, capace di suscitare un’ondata di engagement e riflessione critica. 

 

Il termine deriva dalla contrazione di political busting e si rifà a un fenomeno diffusosi negli anni ‘80, quando un gruppo di artisti diede vita all’adbusting, una pratica di sabotaggio dei messaggi pubblicitari, e più in generale del capitalismo.

 

L’idea era semplice quanto dirompente: appropriarsi di una pubblicità, distorcerla e trasformarla in una critica al sistema capitalistico. 

 

Col tempo, l’attenzione si è spostata dagli spot alla politica, e così è nato il polbusting

 

Oggi, questa strategia viene orchestrata da agenzie di comunicazione – e non solo – che intercettano, reinterpretano e stravolgono i messaggi politici, trasformandoli in strumenti di ironia, provocazione e critica sociale. 

 

Non fatevi ingannare, però: il polbusting non è solo una lama affilata da utilizzare contro gli avversari politici, ma può rivelarsi anche un boomerang. 

 

Se da un lato, infatti, può mettere in difficoltà un candidato o una campagna, dall’altro può inaspettatamente renderli più simpatici agli occhi del pubblico. 

 

Il rischio? Un’operazione di demolizione che finisce per umanizzare il bersaglio, trasformandolo in un’icona pop suo malgrado. 

 

Eppure, nel panorama della comunicazione politica moderna, il polbusting è diventato un elemento ineliminabile, e proprio per questo la vera domanda, quindi, non è se verrà utilizzato, ma come e fino a che punto. 

 

Meme, reel, GIF politici rappresentano, oggi, l’essenza stessa del polbusting

Divertenti, immediati e spesso bipartisan, questi contenuti hanno un altissimo tasso di coinvolgimento e vivono della parificazione degli utenti. 

Come abbiamo già avuto modo di accennare, infatti, non sono un’arma riservata agli esperti di comunicazione: chiunque, con un po’ di creatività e una buona dose di sarcasmo, può trasformare un discorso elettorale in un tormentone virale. 

 

Qualcuno direbbe “occhio per occhio, dente per dente”.

Essì!

Se alla politica è piaciuto tuffarsi con doppio salto carpiato nel linguaggio e nelle dinamiche dell’intrattenimento, impari anche a fare i conti col fatto che l’elettorato, a sua volta, ha imparato a risponderle con la stessa moneta. 

 

Ecco.

In questo gioco di specchi, la distinzione tra serio e faceto si assottiglia sempre di più, lasciandoci con una certezza: le elezioni non sono mai state – e mai saranno – solo una questione di idee, ma anche di strategie. 

 

E, a volte, di trovate degne di un comico di talento.