Quando il passato non è mai finito. Bruno Di Pietro e il tempo sospeso di Elea.

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FONTEFOTO:http://ibs.it/

Quando il passato non è mai finito. Bruno Di Pietro e il tempo sospeso di Elea.

 

di Evelina Parente

 

C’è un tempo che scorre e un tempo che ritorna.

Esiste un passato che si lascia alle spalle e un altro che preme ancora sul presente, come un’onda che non ha smesso di avanzare. 

 

Bruno Di Pietro, nella sua raccolta poetica Elea. Quando verrà il passato – Les Flâneurs Edizioni, 2023 – affronta questo paradosso con una scrittura essenziale e incisiva, capace di tenere insieme lirismo e riflessione filosofica.

 

La domanda contenuta nel titolo è una sfida alla nostra percezione del tempo: come può il passato dover ancora arrivare? 

 

La risposta si trova in una concezione arcaica e circolare del tempo, vicina a quella dei filosofi della Magna Grecia.

 

Il poeta ci conduce in un viaggio tra le rovine di Elea, il mare che bagna la baia e i pensieri di Parmenide, il primo a negare il divenire. 

Ma se il filosofo sosteneva che il mutamento fosse un’illusione, Di Pietro ribalta la prospettiva: il passato è un evento ancora da esperire, una promessa sospesa.

 

Ho chiesto ai padri/ notizie dell’inizio/ Mi hanno risposto/ non pensare a ciò che è già stato/ Il passato/ deve ancora arrivare

 

Elea è il parricidio del tempo, per questo è il cuore pulsante di questa raccolta. 

Non è solo un luogo storico, ma una soglia tra due concezioni del mondo: da un lato l’eternità dell’Essere parmenideo, dall’altro il fluire del tempo umano. 

 

Nei versi di Di Pietro, Parmenide non è più solo il guardiano di una verità immutabile, ma un’ombra che osserva il mutamento senza più opporvisi:

 

“Parmenide convertito al divenire / è in buona salute. / Zenone si è offeso”

 

Questa ironica trasgressione segna un punto di rottura con la filosofia eleatica: se il Maestro accetta il tempo, tutto il sistema vacilla.

 

“Ho incontrato da vecchio il tempo/ e mi umilia”

 

E proprio qui si insinua il dubbio più radicale: il tempo è un’illusione o è l’illusione a essere senza tempo?

 

“Un abbaglio l’eterno presente/ l’ora che non passa”

 

È il dubbio metafisico che attraversa dall’origine tutto il pensiero occidentale. 

E l’origine di tutte le cose sta a Elea.

 

Di Pietro intreccia questa riflessione filosofica con immagini della natura e del paesaggio eleatico: ulivi, mare, scogli e vestigia antiche. 

 

La sua poesia è fatta di attese, di rivelazioni lente, di una memoria che si stratifica come la roccia. 

Il passato non è un archivio di eventi trascorsi, ma un ritorno ciclico che sfida la linearità storica.

 

Con Elea. Quando verrà il passato, Bruno Di Pietro propone una poesia che interroga il tempo senza mai cadere nell’astrazione. 

E perciò interroga il lettore.

 

I suoi versi, asciutti e misurati, parlano tanto attraverso ciò che dicono quanto attraverso ciò che lasciano in sospeso

 

Elea è una lettura che richiede attenzione, che invita a fermarsi su ogni parola, a rileggerla, a lasciarla sedimentare. 

È un’opera che porta il lettore oltre la superficie del linguaggio, in un territorio dove la poesia si fa pensiero e il pensiero si fa poesia.

 

D’altronde, se il passato non è mai veramente concluso, la poesia ha il compito di preparare la sua venuta.