Il Ventre di Napoli brontola ancora
Il Ventre di Napoli brontola ancora
di Roberta Baiano
Napoli, fine Ottocento.
Tra vicoli brulicanti di vita e miseria, tra odori forti e voci che si intrecciano in un lamento collettivo, una donna decide di raccontare senza filtri ciò che vede.
Matilde Serao, penna affilata e sguardo lucido, firma Il Ventre di Napoli, un reportage giornalistico che non si limita a descrivere, ma denuncia, con una forza quasi scomoda, la realtà di una città abbandonata a se stessa.
Pubblicato nel 1884 per i Fratelli Treves, questo testo è molto più di una semplice cronaca: è un viaggio nelle viscere della città, un’immersione tra il popolo napoletano, tra le sue speranze e le sue sofferenze.
Serao racconta con una prosa diretta, priva di compiacimenti, così vivida che sembra quasi di camminare al suo fianco, di respirare l’aria satura di vita e di miseria, di ascoltare il brusio di un’umanità che lotta per la sopravvivenza.
Ma la sua denuncia va oltre la povertà materiale.
L’autrice punta il dito contro l’ipocrisia di una classe politica che, mentre ostenta virtù e buone intenzioni, lascia che Napoli sprofondi in una trascuratezza senza fine.
Ed è proprio questa “assenza di fine” a rendere il libro incredibilmente attuale.
Basta oggi passeggiare per le stesse strade, osservare gli stessi vicoli, per accorgersi che, seppur mutata nella forma, la sostanza dei problemi è rimasta tragicamente immutata.
Anzi, forse si è aggravata.
Il Ventre di Napoli non è un libro gentile. Non fa sconti, non cerca indulgenza.
È un’opera necessaria, una testimonianza dolorosa che, a distanza di più di un secolo, continua a interrogare chiunque voglia ascoltarla.
E dietro quelle parole, dietro ogni pagina impregnata di verità e indignazione, c’è una donna che non solo ha scritto, ma ha anche vissuto il giornalismo come pochi: prima in Italia a fondare e dirigere un quotidiano, candidata sei volte al Premio Nobel, autrice di innumerevoli opere di pregio.
Matilde Serao ha dato voce a un ventre che non ha mai smesso di brontolare.
Sta a noi, oggi, chiederci se siamo finalmente disposti ad ascoltarlo.