Caso “Last Banner”: la decisione della Corte di cassazione

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Caso “Last Banner”: la decisione della Corte di cassazione

di Luca Orlando

 

La Corte di cassazione ha recentemente ratificato le condanne per coinvolgimento in attività criminali ed estorsive nei confronti di cinque membri della curva juventina

Questo verdetto segna un momento significativo nella lotta contro l’estremismo nel mondo degli ultras in Italia.

 

Durante la stagione calcistica 2018-2019 è partita un’indagine nota come “Last Banner”, quando le autorità di Torino hanno cominciato a indagare sulle pressioni esercitate da alcuni gruppi di tifosi sulla società Juventus FC. 

 

Le azioni contestate includevano lo sciopero durante le partite e l’esecuzione di cori razzisti allo scopo di ottenere vantaggi e privilegi, come l’assegnazione di biglietti per le trasferte della squadra.

 

Secondo i giudici della Suprema Corte, le indagini hanno rivelato che i leader del gruppo ultras “Drughi” avevano messo a punto un vero e proprio piano per esercitare un controllo sulla società e ottenere indebitamente tali benefici, costringendola ad acconsentire alle loro richieste personali.

Nel processo, la Juventus FC è stata rappresentata dagli avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco, che hanno esposto una denuncia contro le pressioni subite.

 

Durante il procedimento giudiziario di primo grado, conclusosi nell’ottobre 2021, sono stati condannati sei sostenitori di una tifoseria organizzata per associazione a delinquere e tentata estorsione

In seguito, la Corte d’Appello di Torino ha confermato, talvolta aumentandole, le condanne emesse in primo grado. 

 

Infine, la decisione più recentemente emessa dalla Cassazione ha respinto i ricorsi avanzati dagli imputati, confermando l’accusa di associazione per delinquere nei loro confronti; tuttavia, è stato deciso di aprire un nuovo processo d’appello per un singolo episodio contestato.

 

La segnalazione presentata dalla Juventus ha avuto un ruolo fondamentale nel dare il via alle indagini, che sono state condotte dalla Digos e che hanno portato, dunque, alla scoperta di una serie di azioni e pressioni indebite.

 

In definitiva, la decisione della Corte di cassazione rappresenta un segnale forte nella lotta contro i gruppi estremisti del tifo organizzato nel mondo dello sport. 

Riconoscere l’esistenza di un’associazione per delinquere in questo contesto rende evidente la gravità delle azioni commesse, sottolineando l’esigenza di preservare l’integrità delle società sportive e i principi etici dello sport. 

 

In tal senso, la cooperazione tra le squadre sportive e le autorità giudiziarie si dimostra essenziale per contrastare tali fenomeni e garantire un ambiente salubre e sicuro per tutti gli amanti dello sport.