Cassazione e condizioni dei detenuti nelle carceri

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Cassazione e condizioni dei detenuti nelle carceri

di Luca Orlando

 

Negli ultimi tempi, la Corte suprema ha emesso sentenze rilevanti in merito alle condizioni di detenzione nelle carceri, concentrandosi principalmente sullo spazio vitale minimo da garantire ai detenuti. 

 

Tali pronunce hanno confermato l’importanza del rispetto dei diritti umani all’interno dell’apparato penitenziario, mettendo in evidenza come le condizioni non appropriate possano costituire trattamenti crudeli e degradanti e, pertanto, naturalmente illeciti.

 

Un caso significativo si è verificato nel carcere di via Gleno a Bergamo, dove un detenuto ha trascorso 878 giorni in una cella di appena 2,6 metri quadrati. 

La Corte di Cassazione ha confermato un risarcimento di circa 7.000 euro, equivalenti a 8 euro per ogni giorno di detenzione in condizioni giudicate disumane.

 

Secondo la giurisprudenza europea, in particolare per quanto riguarda la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), uno spazio personale inferiore ai 3 metri quadri all’interno di una cella collettiva può essere considerato un trattamento disumano e degradante

Tuttavia, è possibile confutare questa presunzione dimostrando l’esistenza di fattori compensativi adeguati, come la possibilità di trascorrere del tempo all’esterno, di usufruire di programmi educativi o lavorativi e di godere di condizioni igieniche soddisfacenti.

 

In Italia, la Corte di Cassazione ha stabilito che il mancato rispetto del diritto a condizioni carcerarie dignitose può dar luogo alla concessione di un risarcimento economico ai detenuti. 

Le recenti sentenze sottolineano l’importanza di considerare non solo le dimensioni fisiche della cella, ma anche la durata della detenzione e l’eventuale presenza di misure correttive.

 

In questo senso, un’altra vicenda importante ha riguardato un detenuto nella prigione di Massa, che è stato costretto a trascorrere 1.324 giorni in celle strette di meno di 3 metri quadrati. 

Pertanto, il Tribunale di Genova ha ordinato al Ministero della Giustizia di risarcirlo versando la somma di 10.592 euro a titolo di compensazione per la violazione dei suoi diritti umani e degli accordi internazionali ratificati.

 

Le decisioni della Corte Suprema evidenziano la necessità che il sistema penitenziario si allinei agli standard globalmente accettati per garantirne il buon funzionamento e il rispetto dei diritti umani dei detenuti. 

 

Le istituzioni competenti devono adottare azioni efficaci per migliorare le condizioni carcerarie, assicurando spazi adeguati per i detenuti e garantendo l’accessibilità ai programmi di riabilitazione, nonché un ambiente igienico soddisfacente. 

Solo un impegno concreto permetterà di garantire il rispetto dei diritti umani e di promuovere un sistema penitenziario più equo ed efficiente.