Delitto di Garlasco: Stasi è ancora colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio”?
Delitto di Garlasco: Stasi è ancora colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio”?
di Luca Orlando
Il caso di Garlasco, relativo all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, ha rappresentato uno degli episodi più controversi della cronaca giudiziaria italiana.
Alberto Stasi, fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva per l’omicidio, ma la vicenda è stata caratterizzata da errori e omissioni nelle indagini iniziali, che hanno alimentato il dibattito pubblico e legale sulla sua colpevolezza. Nel 2016, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna, stabilendo che Stasi fosse colpevole oltre ogni ragionevole dubbio.
Le indagini iniziali sul delitto di Garlasco sono state oggetto di critiche per la loro gestione.
La scelta di non sequestrare immediatamente la bicicletta nera da donna della famiglia Stasi è stata definita “anomala” dalla Cassazione, evidenziando come tale omissione abbia avuto “indubbie ripercussioni negative” sul corso delle indagini.
La bicicletta, infatti, è stata sequestrata solo nel 2014, sette anni dopo il delitto, quando erano già stati sostituiti i pedali, sui quali sono poi state trovate tracce di DNA di Chiara Poggi. Questo ritardo ha sollevato interrogativi sulla tempestività e sull’efficacia delle prime fasi investigative.
Nonostante questi errori iniziali, la Cassazione ha ritenuto che gli altri elementi probatori fossero sufficienti a stabilire la colpevolezza di Stasi. In particolare, è stato evidenziato che l’imputato ha fornito un alibi che non escludeva la sua presenza sulla scena del crimine nella “finestra temporale” compatibile con l’omicidio.
Inoltre, il suo racconto è stato giudicato “incongruo, illogico e falso”, in quanto non corrispondeva ai dati emersi dalle indagini, come l’assenza di tracce di sangue sulle sue scarpe e la mancanza di segni di trasferimento di sangue nell’auto.
La Cassazione ha sottolineato che il racconto di Stasi, anche riguardo alle modalità di rinvenimento del corpo di Chiara, era più simile a quello dell’aggressore che a quello di chi scopre una vittima.
Inoltre, la Corte ha osservato che l’omicidio era stato commesso da una persona conosciuta dalla vittima, che era arrivata da sola in bicicletta e che Chiara stessa aveva fatto entrare in casa.
Stasi, fidanzato della vittima e stabile frequentatore della sua abitazione, possedeva una bicicletta compatibile con quella descritta da testimoni e aveva fornito un alibi che non escludeva la sua presenza al momento del delitto.
Questi elementi, insieme alle incongruenze nel suo racconto, hanno portato la Cassazione a concludere che la colpevolezza di Stasi fosse provata “oltre ogni ragionevole dubbio”.
La vicenda ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica e ha sollevato interrogativi sulla gestione delle indagini e sul sistema giudiziario italiano.
Mentre alcuni ritengono che gli errori iniziali abbiano compromesso la giustizia, altri sostengono che la conferma della condanna da parte della Cassazione abbia ristabilito la verità.