Delitto di Civitanova Marche: la conferma della Cassazione

Delitto di Civitanova Marche: la conferma della Cassazione

di Luca Orlando

 

Il caso dell’omicidio di Alika Ogorchukwu, avvenuto il 29 luglio 2022 a Civitanova Marche, ha suscitato un ampio dibattito pubblico e legale in Italia. 

Alika, un ambulante nigeriano di trentanove anni, è stato ucciso da Filippo Ferlazzo, trentatré anni, originario di Salerno, dopo una discussione in corso Umberto I, durante la quale Alika aveva chiesto l’elemosina a Ferlazzo e alla sua compagna. 

Ferlazzo ha reagito in modo violento, colpendo Alika con una stampella e successivamente soffocandolo. L’omicidio è stato ripreso da numerosi testimoni presenti sul luogo, le cui immagini hanno fornito elementi cruciali per le indagini.

 

In primo grado, la Corte d’Assise di Macerata ha condannato Ferlazzo a ventiquattro anni di reclusione per omicidio volontario aggravato. Il pubblico ministero aveva richiesto l’ergastolo, ma i giudici hanno riconosciuto a Ferlazzo le attenuanti generiche, equivalenti alle aggravanti, applicando così la pena massima prevista per questo reato.

La difesa aveva sostenuto che l’omicidio fosse preterintenzionale, ovvero che Ferlazzo non avesse avuto l’intenzione di uccidere, ma la Corte ha respinto questa tesi, ritenendo che l’azione fosse deliberata e consapevole.

 

In secondo grado, la Corte d’Assise d’Appello di Ancona ha confermato la condanna a ventiquattro anni di reclusione per Ferlazzo. La difesa ha nuovamente sostenuto l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale e ha richiesto una nuova perizia psichiatrica per valutare la compatibilità di Ferlazzo con la permanenza in carcere. Tuttavia, la Corte ha respinto tali richieste, confermando la sentenza di primo grado.

Il 14 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, confermando definitivamente la condanna a ventiquattro anni di reclusione per Ferlazzo. La Cassazione ha ritenuto che non vi fossero motivi sufficienti per annullare o modificare la sentenza di appello, confermando la valutazione dei giudici precedenti sulla sussistenza dell’omicidio volontario e sull’adeguatezza della pena inflitta.

 

La vicenda ha avuto un impatto significativo sulla comunità locale e sull’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulla gestione delle richieste di elemosina e sulle dinamiche di conflitto sociale. La condanna definitiva di Ferlazzo ha rappresentato un momento di giustizia per la famiglia di Alika, che ha espresso soddisfazione per l’esito del processo.

Tuttavia, il caso ha anche evidenziato la necessità di affrontare tematiche complesse come la povertà, l’integrazione sociale e la gestione delle diversità culturali, per prevenire episodi di violenza e promuovere una convivenza pacifica e rispettosa dei diritti di tutti.