Conte frena il Pd: «In Campania niente modelli imposti, decidano i territori»
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, lancia un avvertimento chiaro al Partito Democratico: «In Campania è sbagliato parlare di modelli». Un monito che suona come uno stop al tentativo di esportare il cosiddetto “modello Napoli” – l’esperienza di coalizione tra M5S e centrosinistra che ha portato all’elezione del sindaco Gaetano Manfredi – in vista delle elezioni regionali del 2025.
«Quando parliamo di Napoli, parliamo di un sindaco che stimo e di un progetto concreto. Ma in Campania le variabili sono diverse», ha affermato Conte durante un convegno a Salerno organizzato da Unicost. Il riferimento, seppur implicito, è al nodo politico più ingombrante del panorama campano: Vincenzo De Luca.
Tra le variabili di cui parla Conte, una ha il peso di una mina politica: la possibilità di un terzo mandato per il governatore uscente De Luca. Tema riemerso prepotentemente dopo che Fratelli d’Italia ha impugnato la norma campana. Se prima sembrava un’ipotesi archiviata, oggi torna ad agitare le acque del centrosinistra e divide anche la maggioranza di governo. Forza Italia, al momento, resta contraria. Ma se ci fosse un’intesa, già nei prossimi giorni potrebbe aprirsi una finestra legislativa favorevole a De Luca. Conte non si nasconde: «Noi abbiamo sempre detto che due mandati sono sufficienti. Evitano incrostazioni e garantiscono una giusta turnazione». Una posizione coerente con la tradizione del M5S, anche se il limite dei mandati interni al Movimento è ormai caduto – circostanza che mantiene in gioco nomi come quello di Roberto Fico, ex presidente della Camera e possibile candidato alle Regionali, ma inviso proprio a De Luca.
Il nome di Fico resta centrale, ma controverso. Conte evita di sbilanciarsi: «Non sono qui per sfogliare la margherita. Il candidato va scelto partendo da un progetto politico, parlando ai territori e non deciso in una segreta stanza a Roma». Un principio che sorprendentemente lo accomuna proprio a De Luca, da sempre allergico alle imposizioni dall’alto.
Dalla sua, Fico insiste su una coalizione progressista ampia, ma ancorata ai temi: «Serve un’alleanza importante che punti al miglioramento della vita dei cittadini. Solo così possiamo vincere, anche in Campania». Ma l’unità con il Pd è tutt’altro che scontata. Le tensioni si estendono fino a Bruxelles, dove è esploso il caso delle intercettazioni dell’ex premier Conte nei confronti di attivisti di Mediterranea. La vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno (Pd), ha parlato di «un abisso di indecenza». Conte ha minimizzato: «Non facciamo scintille con il Pd. Quella è una singola voce». Ma la replica è arrivata a stretto giro, con accuse di ambiguità e opportunismo.