Marano di Napoli sciolto per mafia: quinto commissariamento nella sua storia

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha deciso lo scioglimento del Consiglio comunale di Marano di Napoli a causa delle comprovate ingerenze da parte della criminalità organizzatache hanno compromesso “la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale” Il provvedimento, adottato nella seduta di giovedì 4 settembre 2025, affida la gestione del Comune a una commissione straordinaria per la durata di 18 mesi, come previsto dalla normativa antimafia vigente

Marano di Napoli registra così il quinto scioglimento per infiltrazioni mafiose, un tasto dolente nella storia amministrativa del Comune. Gli episodi precedenti risalgono a:

1991, sotto il sindaco democristiano Carlo Di Lanno, tra i primi comuni sciolti per mafia
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2004, quando il TAR Campania annullò il decreto per insufficienza di prove.

2016, con gestione commissariale per sospetti condizionamenti in settori strategici come urbanistica e rifiuti

2021, quando il Consiglio dei Ministri sciolse nuovamente il Comune, questa volta guidato da Rodolfo Visconti, con successivo via libera del TAR.

L’accesso ispettivo promosso dal ministro Piantedosi lo scorso febbraio ha portato alla luce una situazione compromessa, senza necessità di proroga delle indagini — segnale che erano già emersi elementi chiari e gravi. Il sindaco Matteo Morra, esponente di centrosinistra eletto nel 2023, ha reagito duramente: ha definito il provvedimento un “sopruso”, accusando il governo e il prefetto (che avrebbe ambizioni politiche nel centrodestra) di infiltrazioni politiche e attacchi strumentali

Secondo l’articolo 143 del D.Lgs. 267/2000, lo scioglimento avviene a seguito di una commissione d’accesso prefettizia, che conduce accertamenti per 3 mesi (prorogabili di altri 3), quindi inoltra relazioni al Prefetto, al comitato per l’ordine e la sicurezza, e all’antimafia locale; il Ministro dell’Interno, informato, può proporre lo scioglimento al Presidente della Repubblica previa delibera del Consiglio dei Ministri.
La gestione dell’ente viene affidata a una commissione straordinaria composta da tre membri, di cui almeno due provenienti dalla carriera prefettizia e uno da amministrazione interna, con mandato da 12 a 18 mesi, prorogabile fino a 24 mesi.