Verso Sanremo: la canzone italiana e a Napoli
La settimana prossima, da martedì 10 a sabato 14 febbraio 2015, prenderà il via, dal Teatro Ariston di Sanremo, la sessantacinquesima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. La kermesse musicale, trasmessa da Rai 1 (in alta definizione su Rai HD) e da Rai Radio 1 e Rai Radio 2, sarà condotta da Carlo Conti con l'ausilio di tre vallette d'eccezione: le cantanti Arisa ed Emma Marrone e la modella e attrice Rocío Muñoz Morales.
Il Festival non è soltanto una kermesse canora, ma è, soprattutto, una grande vetrina televisiva, dove tutto si amplifica ed assume una risonanza enorme, che fotografa la situazione culturale e sociale italiana. Sarà per questo che, quando si parla di Sanremo, non si analizzino solo le qualità delle canzoni, degli ospiti internazionali d'eccezione, ma anche delle papere di conduttori e vallette e degli immancabili, volontari o inconsapevoli, siparietti trash e momenti imprevisti.
Le canzoni, all’interno di questa cornice semantica, dovrebbero rappresentare il core dell’evento, operando da antenne territoriali o da termometro dei sentimenti del popolo italico, in un determinato momento, delicato, dal punto di vista economico, politico e sociale.
Quindi, nella scelta delle canzoni ci aspetteremo temi simili a quelli presentati negli ultimi anni, relativi alla situazione politica, La terra dei cachi o Minchia Signor Tenente, alle tematiche degli esclusi, Sulla porta o Luca era gay, alla situazione meridionale, Targato Na o Nu juorno buono, a problematiche di rilevanza sociale, Spalle al muro o La verità, o di arretratezza delle nostre strutture, Ti regalerò una rosa, o, infine, di canzoni d’autore, Vedrai vedrai o Con te partirò.
Ebbene questo festival, seppur ben “architettato”, con presenze di artisti italiani, in gara, di una certa levatura come Malika Ayane, Anna Tatangelo, Marco Masini, Gianluca Grignani, Nek, Alex Britti, Lara Fabiàn, Raf ed Irene Grandi, che hanno scritto pagine importanti della recente storia della canzone italiana, rappresenteranno l’amore, tra diversi risvolti e tecniche vocali più o meno raffinate e commerciali, come unico universo iconografico in cui la musica, popolare italiana sembra essersi identificata nell’ultimo anno.
Accanto a questi artisti, tutta una nuova generazione di giovani provenienti da i talent show, dalla De Filippi, passando per X-Factor, che rappresentano, oramai, la fucina, di pseudo talenti, su cui le major musicali decidono di puntare, nella logica del “cavallo vincente”, teorizzata dallo psicologo Lazarsfeld, negli anni ’40, denominata band wagon effect. I cantanti non si formano più attraverso un’attenta analisi del territorio o facendo scouting in locali, feste di piazza o audizioni, bensì si testano durante show-drama, osservando il loro impatto sul pubblico, lasciando quindi lo screaming alla TV, intervenendo solo dopo un conclamato successo, proponendo contratti discografici e partecipazioni al Festival. Annalisa, Chiara, Dear Jack, Moreno, Il Volo, Lorenzo Fragola, sono il risultato di questa semina e i favoriti della manifestazione musicale.
L’unica canzone che presenta i crismi della rappresentazione sociologica della realtà, sarà destinata al giovane Kaligola, con un brano “Oltre il giardino”, che rimanda al film di Peter Sellers del ’79, introspettiva d’autore che fotografa l’io interiore della nuova società liquida.