Tobias Zielony, il “tedesco-napoletano”, presso la Galleria Lia Rumma
Fino al prossimo sabato 16 maggio 2015 gli spazi della Galleria Lia Rumma a Chiaia (Napoli) ospitano la terza personale italiana di Tobias Zielony, artista visivo tedesco classe ’73 fra i più quotati attualmente sul mercato, e di recente selezionato per esporre al Padiglione Germania alla prossima Biennale di Venezia. La mostra, intitolata “Dream Lovers. The Films 2008-2014” presenterà al pubblico napoletano otto dei più recenti lavori di Zielony, fra cui il cortometraggio Vele di Scampia.
Zielony è da sempre attento alla tematica del disagio sociale, in particolare quello adolescenziale. Il suo approccio critico al documentarismo ne ha fatto uno degli artisti visivi più discussi nel panorama dell’arte contemporanea. Con i suoi numerosi viaggi ha rappresentato filmicamente situazioni di degrado nei più diversi angoli del globo. Tuttavia, pur essendo cresciuto artisticamente fra il Regno Unito (Università del Galles), Germania (Accademia di Arti Visive di Lipsia) e Stati Uniti (New York e Los Angeles), qualche anno fa resta stregato da Napoli e dalle tristemente famose Vele, che saranno oggetto di un’esposizione alla galleria KOW di Berlino nel 2009.
E’ impressionante come, avviando la proiezione di Vele di Scampia, si venga proiettati in un'altra dimensione spazio-temporale. Composto da 7000 immagini scattate di notte con una reflex digitale e montate a velocità diversa dal reale, Vele di Scampia “restituisce in termini di linguaggio filmico il disagio di chi vive e frequenta questi luoghi”, come si legge sulla nota esplicativa a cura della Galleria Lia Rumma. Del resto, “la sua pratica artistica fonde un approccio documentaristico-sociale e uno più concettuale, descrivendo le condizioni di vita degli adolescenti ai margini della società all’interno dell'ambiente in cui vivono”.
Per raccontare il lato oscuro dell'adolescenza, Tobias Zielony ha girato il mondo: ha ritratto i nottambuli teenagers di Los Angeles, gli indiani Manitoba nelle loro riserve, il degrado del Knowel West di Bristol o dei quartieri a nord di Marsiglia, la vita nel disumanizzante complesso Halle-Neustadt realizzato nella ex-Germania dell’Est, i giovani nella disperazione palestinese di Ramallah. Il contrasto fra immagine e realtà è impressionante: “la maggior parte dei suoi soggetti posano fieri imitando le star della musica e del cinema, mostrando i loro sogni e le loro aspirazioni, dando una visione mitizzata di loro stessi”. Tuttavia, lo sguardo melancolico tradisce il divario tra illusione e realtà, fra la fantasia ed il difficile contesto in cui realmente vivono.
Oltre a Vele di Scampia, la personale negli spazi di Chiaia mette in mostra altre sette opere. Big Sexyland, del 2008, è il suo primo film, ambientato in un teatro porno di Berlino dove giovani prostituti dell’Est Europa passano il tempo. La camera è incentrata sul viso di un uomo addormentato, illuminato ritmicamente dai riflessi tremolanti della proiezione di un film, causando un paradossale contrasto fra quel che si vede e quel che si intuisce accada tutto intorno. Sempre del 2008 è Manitoba, ambientato a Winnipeg, Canada. Girato in Super 8, registra la narrazione di un detenuto, aborigeno ex-membro della Canada First Nations, sopravvissuto ad un rituale prima che gli consentissero di abbandonare la gang.
Nel 2013 l’artista ritorna a Berlino per realizzare altri due film: Der Brief (The Letter) mostra due prostitute che stanno parlando di una collega, la quale ha suscitato una passione molto forte in uno dei suoi clienti tanto che, a causa delle sue continue minacce, è stata costretta a cambiare posto di lavoro. La lettera d’amore dello spasimante rende autentica la storia. Nel suo terzo film berlinese Danny, sempre del 2013 Zielony segue una donna che, appostata al lato di una strada di campagna ai margini della Ruhr, gli mostra dove porta i suoi clienti e le piccole luci colorate di plastica che usa per attirare l’attenzione nel buio.
Dopo la Germania, tocca all’Italia, in particolare Roma con l’ormai nota piaga dei cosiddetti “campi di accoglienza”. In The Street l’artista svela il mondo dei rifugiati minorenni del Bangladesh, che vivono senza i genitori in un campo di accoglienza alla periferia della Capitale: la strada che dal campo porta in città e verso le spiagge, dove i ragazzi vendono gadget elettronici ai turisti, è una sorta di triste palcoscenico su cui si esibiscono. Qualcosa che i più attenti frequentatori della Città Eterna tante volte avranno visto replicato.
Nel 2014, Zielony si tuffa nella complessa realtà palestinese, realizzando due film a Ramallah, in Cisgiordania. Al-Akrab (The Scorpion) rende omaggio alla scena di apertura del film surrealista “L’Âge d’or” di Luis Buñuel. Un altro omaggio cinematografico è Kalandia Kustom Kar Kommandos, remake di un film del 1965 di Kenneth Anger. L’opera è ambientata nelle vicinanze del posto di blocco di Kalandia, uno dei più affollati passaggi attraverso il muro che divide Ramallah da Gerusalemme.
Muri, povertà, prostituzione, droga, emarginazione. Allo stesso tempo, la forza della gioventù, gli incontenibili sorrisi, le tenerezze dei più giovani immersi in una realtà di degrado che spesso non meritano. E’ questo il messaggio di Tobias, che, pur vivendo e lavorando a Berlino, ha restituito rappresentazioni coraggiose di tanti luoghi del mondo, passando anche per Napoli e la sua disperata periferia. Quando un’immagine vale più di cento, spesso vane, parole.
Per maggiori informazioni:
- Sito internet della Galleria Lia Rumma
- Scheda di Tobias Zielony sul sito della Galleria KOW di Berlino
- Video Vele di Scampia (da Corriere del Mezzogiorno.it)