Può la garanzia di una sedicente "libertà religiosa" giustificare la discriminazione ?
Negli ultimi giorni Mike Pence, govenatore repubblicano dello Stato dell'Indiana (U.S.A.), si è trovato al centro di un un polverone di dimensioni colossali. Il motivo? Meno di due settimae fa ha apposto la sua firma in calce a quella che i più, a ragione, considerano una legge atta a spianare la strada verso la regolamentazione della discriminazione nei confronti degli omosessuali e non solo.
In dettaglio il provvedimento, che prende il nome di "Religious Freedom Restoration Act", permetterà a singoli individui o società denunciate per discriminazione di appellarsi al rispetto delle proprie convinzioni religiose e, allo stesso modo, a proprietari di negozi o imprese di servizi di potersi rifiutare di garantire le proprie prestazioni. << Ho firmato la legge perché sostengo la libertà di religione di ogni cittadino di qualsiasi fede >>, ha affermato il governatore, aggiungendo che << la Costituzione degli Stati Uniti e dell’Indiana forniscono un forte riconoscimento della libertà di religione, ma oggi molte persone di fede sentono che la loro libertà è sotto attacco da parte delle azioni del governo >>. Come è evidente le reazioni non si son fatte attendere; prima fra tutte quella dell'ex segretario di Stato e probabile candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton che, in un tweet, ha aspramente criticato la norma, sottolineando come nessuno dovrebbe esser giudicato ne tantomeno discriminato in base a colui o colei che ama. Contro la legge si sono mobilitati, inoltre, non solo i gruppi per la difesa dei diritti dei gay, ma anche molte importanti associazioni commerciali e corporation. Il primo ad esprimersi contro il provvedimento è stato l'amministratore delegato del gruppo tecnologico Salesforce, Marc Benioff che, attraverso un tweet, ha annunciato la cancellazione di tutti i programmi che richiedono ai consumatori/dipendenti dell'azienda di viaggiare in Indiana. Anche gli organizzatori di GenCon, la convention di videogiochi che ogni anno porta ad Indianapolis, capitale dello Stato, migliaia e migliaia di persone, ora minacciano di non esser disposti a replicare l'appuntamento; e lo stesso sindaco della città, il repubblicano Greg Ballard, si è detto contrario a un decreto che rischia di innescare un boicottaggio dello Stato a livello nazionale, affermando come la legge trasmette un "segnale sbagliato". Allo stesso tempo, tutti gli esponenti della stampa locale affermano di non essere riusciti a trovare un solo commerciante che si sia detto soddisfatto a seguito della promulgazione del "Religious Freedom Restoration Act", né tantomeno che intenda usarlo; non di meno in molte parti dello Stato, nelle vetrine dei negozi, ma anche fuori dalle abitazioni o sui social media, sono apparse scritte del tipo << noi non discriminiamo e siamo felici di servire chiunque >>. Ora, al di là di quelli che sono i fatti di cronaca, una rilfessione mi pare d'obbligo: come ci si può trincerare dietro lo spauracchio della libertà religiosa per giustificare una pura e semplice discriminazione? E' sacrosanto che ognuno possa e debba vivere in totale libertà la propria fede, qualunque essa sia, ma mi pare altrettanto evidente come questo non possa e non debba in nessun modo intaccare i diritti di ciascuno. Se ci si ferma a pensare per un attimo al fatto che uno dei punti cardine di praticamente ogni fede religiosa sia quello di rispettare ed amare il prossimo, appare ancora più paradossale come proprio quest'ultima venga utilizzata in maniera strumentale per discriminare qualcuno. Sono convinto che quando coloro i quali si ergono a paladini della libertà di culto interiorizzeranno davvero i principi e gli ideali di cui tanto si riempiono la bocca, non ci toccherà più assistere alla stesura di leggi aberranti come questa.