L’immaginario della famiglia borghese in mostra con Abat-Jour di Vittoria Piscitelli
Dopo il successo della sua prima personale, U.G.L.Y. – U Go Losing Yourself, Vittoria Piscitelli torna con una nuova esposizione, Abat-Jour, in mostra negli spazi della Galleria Arti Decorative (vicoletto Ischitella 8, Napoli) da sabato 18 aprile a sabato 2 maggio 2015.
Vittoria Piscitelli si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in Pittura nel 2010. Due anni dopo, consegue la laurea in Storia dell’Arte Contemporanea per il biennio di Graphic Design, studiando al contempo fumetto e illustrazione. Il suo primo vero amore è la musica, che l’accompagna da sempre. Una passione che trova compiutezza nella band Vittoria e le Malelingue, con cui esordisce discograficamente nel 2012 con l’EP La Vendetta di Yoko. Al fianco delle note, l’attività nelle arti figurative si sviluppa partecipando a numerose mostre, tra le quali MELI MELO a Londra presso la RedChurch Street Gallery curata da Victoria Genzini, Marsida Rexhepaj e Riddhi Bhansali nel 2011. Pochi mesi dopo, partecipa a Milano alla mostra Il Corpo della Donna! in occasione della settimana della moda milanese. Prende poi parte alla collettiva Pop Start Smart nel maggio 2013 curata da Giovanni Loria presso la Mediateca MARTE di Cava de’ Tirreni.
A fine 2013, inaugura la sua prima personale, U.G.L.Y. – U Go Losing Yourself, presso gli spazi della Galleria D’Ayala, recensita da QdN in data 11 Dicembre 2013. Il buon successo di pubblico e di critica la portano a partecipare nell’anno successivo alle collettive IKON (Mediateca MARTE, Cava de’ Tirreni), Napoli Città Creativa (PAN, Napoli) e OSMOS (Museo del Sottosuolo, Napoli). Sempre nel 2014, intraprende una collaborazione musico-visiva con la band napoletana Le Strisce, che la porta ad elaborare il progetto grafico per il loro nuovo album, Hanno Paura Di Guardarci Dentro, come ampiamente raccontato dalla nostra testata lo scorso 11 Novembre 2014. Ad oggi, Vittoria continua a frequentare l’Accademia di Belle Arti collaborando anche con la storica dell’arte Federica De Rosa, la quale ha curato il commento critico nei cataloghi di U.G.L.Y. e di Abat-Jour.
Se in U.G.L.Y. la Piscitelli si confrontava con i miti di carta e l’ideale di bellezza della nostra epoca, alterando la finta perfezione delle foto tratte da Vogue, in Abat-Jour questa giovane artista scandaglia un altro punto debole della sua generazione: il concetto di famiglia. Tramite il recupero di vecchi oggetti, foto, quadri trovati dove capita, Vittoria cristallizza momenti di felicità, aspirazioni, desideri irrealizzati di vita, di affetti, di carriera. Nelle creazioni della Piscitelli, la famiglia non è il luogo dell’amore reciproco, bensì la sua finta rappresentazione, in un coacervo di costrizioni e rimorsi. Gli oggetti che l’artista recupera e stravolge, a partire dallo stesso abat-jour che presta il nome alla mostra, sono i simboli borghesi di una struttura sociale che, da Freud in poi, svela il suo ruolo alle volte più costrittivo che costruttivo. Quella che l’artista racconta non è dunque la famiglia del post-moderno, la “famiglia liquida” dei nostri confusi tempi, bensì quella considerata “universale”, la famiglia borghese classica rappresentata con i suoi tòpoi. Questa scelta quasi anacronistica di Vittoria, come spiega la prof.ssa De Rosa, si motiva poiché “la famiglia, nella mente di Piscitelli, è ancora un insieme organico da scandagliare”. I piccoli mondi che l’artista costruisce, in poche pennellate e/o in collage paradossali e dissacranti, sono pertanto l’opposto dell’immaginario collettivo da “famiglia del Mulino Bianco”: totem abbattuti dal tempo, ideali di felicità superati dalla crudezza, e dalla bruttura, della realtà.
Abat-Jour è un gradino più avanti di U.G.L.Y., e ne è forse l’ideale continuazione: non più l’attimo fine a sé stesso di una bellezza di plastica, ma il ricordo di un tempo altro, popolato di fantasmi. La tematica del brutto riemerge prepotente, ma non è collegata primariamente ad una dimensione estetica: stavolta, l’orrido si annida nel luogo sociale rassicurante per eccellenza. Nelle parole di Corrado Morra, esperto d’arti visive e curatore anch’egli del commento critico alla mostra, la Piscitelli non è dunque un’artista figurativa, come si potrebbe facilmente pensare, bensì “un’artista concettuale, che si concentra sulla figura umana semplicemente perché è su quella superficie che si plasma ancora (e trova la sua più cupa finzione) il principale ordine del discorso politico – ergo artistico – del contemporaneo”. Vedere per credere.
Di seguito, una selezione delle opere di Vittoria Piscitelli esposte alla Galleria Arti Decorative per Abat-Jour