Così vicini eppure così lontani
Meno di due settimane fa la città di Mosca è stata teatro di un nuovo increscioso eposodio di violenza consumatasi ai danni di alcuni membri della comunità LGBT, perpetrato da parte di decine di militanti anti-gay. In particolare pare si trattasse di un gruppo di ultraortodossi, che sfoggiava il nastro arancio-nero dell'Ordine di San Giorgio (simbolo del patriottismo russo).
L'evento da cui tutto ha avuto origine e che ha scatenato gli scontri, gli assalitori infatti non paghi di aver lanciato uova contro i manifestanti ne hanno anche aggredendi alcuni, è stato il tentativo da parte degli attivisti per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali di dar vita ad una manifestazione davanti all’ufficio del sindaco. Quello stesso sindaco che una settimana prima aveva negato, ancora una volta, agli attivisti il permesso di organizzare una sorta di "Gay Pride" nella capitale e il cui portavoce aveva avvertito che chi avesse ignorato il divieto l'avrebbe fatto a proprio rischio e pericolo; divieto che era poi stato successivamente confermato anche dalla magistratura. Anche le forze dell'ordine sono intervenute durante gli sconti, come ci fa sapere tramite twitter Nikolai Alexeiev, noto attivista per i diritti gay, che scrive: “siamo stati arrestati e picchiati al decimo Gay Pride di Mosca” e non si sa dove i 15 arrestati siano poi stati portati e dove siano ora detenuti. E' dal 2006 che gli omosessuali non hanno mai ottenuto il diritto di manifestare a Mosca e che tutte le loro iniziative sono state disperse con la forza dalla polizia ed è sconcertante come ciò avvenga in un Paese che è uno dei maggiori partner commerciali ed un fondamentale interlocutore politico dell'occidente, che si fregia di esser d'esempio per il resto del mondo per quanto riguarda il rispetto e la tutela dei diritti delle minoranze ma che poi, evidentemente, finge di non accorgersi del verificarsi di eventi del genere che sviliscono nel profondo la sensibilità e minano le speranze di tutti gli omosessuali russi che sognano di poter vivere una vita dignitosa, alla luce del sole, godendo di quei diritti che invece si vedo irrimediabilemente negati, si spera ancora per poco.