La guerra servile greca del XXI secolo
“Minister no more” è bastato un tweet per dire addio all’irriverente ministro greco Varoufakis, il tutto all’indomani del referendum storico, una consultazione democratica che probabilmente segnerà, più di ogni altro precedente, la storia del mondo. Domenica scorsa in Grecia, il no all’accordo con i creditori stravince: è il segnale chiaro e univoco che questa Europa non convince (quantomeno il popolo greco).
Le reazioni sono state forti, anche se al di sotto delle tetre aspettative, il tavolo della trattativa è aperto: dopo l’addio dell’impopolare (almeno agli occhi della Merkel) Varoufakis è arrivato al suo posto un nuovo interlocutore, che si spera accolga più consensi, Tsakalotos. Le trattative si sono riaperte dopo - oltre che del referendum - della dichiarazione del FMI che ha chiesto ai paesi creditori di ristrutturare il debito. La Francia dopo aver appoggiato la Germania in queste trattative, sembra voler riaprire le porte ad un dialogo con Atene: oltre al fattore economico, qui si fa la storia e si rischia, oltre che di far crollare l’Euro, di spostare troppo l’asse geopolitico. Insomma il referendum greco è un punto cruciale della storia: lo si può intendere come si vuole, ma è impossibile negare la sua portata storica. Alla luce di questa, in virtù dei corsi e ricorsi storici, si potrebbero azzardare numerosi paragoni: la vicenda greca può essere avvicinata alle guerre servili che partendo da Capua e dalla Campania funestarono la potente repubblica romana. Un pugno di popolo rischia di far cadere quella che con difficoltà è diventata oggi una realtà inconfutabile: l’ Unione Europea è l’organizzazione sovranazionale più potente del globo e un po’ come la corrotta Repubblica Romana, lontana dal popolo, ma soprattutto dai suoi schiavi, da portatrice di civiltà divenne maieutica di inumanità. Si vide- nel periodo in cui un giovane e squattrinato Cesare si univa al ricchissimo Crasso, il tutto mentre Pompeo dominava Roma – dilaniata al suo interno da una rivolta servile senza precedenti: tutto partì da una rivolta di gladiatori a Capua, poi si arrivò a combattere sul Vesuvio, fino ad arrivare alle porte di Roma...un pugno di schiavi mise in ginocchio la potente aquila. Le guerre servili si conclusero dopo numerose vittorie per il fronte degli schiavi con la disfatta: furono centinaia gli schiavi crocifissi lungo l’Appia (le guerre servili si svolsero per la maggior parte in Campania, ma toccarono molti territori italici) anche i leggendari Crisso e Spartaco trovarono la morte. Gli stessi schiavi Greci, oggi in catene davanti ai creditori, faranno la stessa fine? Soccomberanno all’aquila europea? Probabilmente si, dopotutto pretendere la cancellazione del debito è cosa poco realizzabile oggigiorno: un secolo fa la Germania, che oggi nega quest’ipotesi, vide il suo debito ristrutturato. Un tale che in vicende così basse è meglio non citare diceva “ chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Senza fare politica è questa l’Europa che vogliamo? Un’ Europa in cui siamo schiavi di uomini senza volto che si dicono nostri creditori? Ci troviamo di fronte a una scelta che segnerà il destino del sogno Europeo e mentre Shultz e la Merkel cercano di lavarsi le mani parlando di aiuti umanitari, sarebbe opportuno che l’Italia in quanto terzo creditore della Grecia, si sieda in maniera seria al tavolo delle trattative e trovi insieme a tutti una soluzione, umana e civile, gli aiuti umanitari lasciamoli alla guerra e alle calamità...dopotutto l'Ue nasceva come organizzazione portatrice di pace.