L'Onda Pride sbarca a Napoli
Sabato scorso le strade della città di Napoli si son riempite di musica e colore. Migliaia e migliaia di persone, sventolando la bandiera arcobaleno, hanno partecipato al Mediterranean Pride of Naples, una della numerose tappe dell'Onda Pride, la grande mobilitazione nazionale partita lo scorso sei giugno da Verona che ha già attraversato tredici grandi città e che si concluderà a Reggio Calabria il prossimo primo agosto. I manifestanti hanno aderito per esprimere la propria volontà di lottare affinchè tutti i membri della comunità LGBT possano finalmente godere di pari diritti e pari dignità.
Tema fulcro della manifestazione quello della scuola che, come io credo sia giusto, finalmente, viene posta al centro del dibattito e riconosciuta come uno dei luoghi fondamentali dove educare le nuove generazioni alla tolleranza e al rispetto delle diversità di ciascuno. Se si insegnasse ai più piccoli il valore dell'uguaglianza e li si aiutasse a comprendere come quest'ultima non viva in antitesi con la divesità, poichè le peculiari carateristiche di ognuno rappresentano una ricchezza per la comunità, forse le nuove generazioni crescerebbero senza inutili paraocchi, con delle menti più aperte, pronte ad accettare l'altro e non a respingerlo sulla base di convinzioni ancestrali, spesso fondate sul mero pregiudizio o sulla "tradizione". Trovo lodevole che nel corso di questo Pride si sia voluto mettere l'accento sul ruolo della scuola, che io personalmente reputo l'unica capace di portare avanti la rivoluzione culturare che da anni attendiamo per il nostro Paese. E', infatti, sì doveroso pretendere che le Istituzioni si facciano carico dei bisogni e delle necessità della comunità LGBT e che si impegnino al massimo delle proprie possibilità per estere a tutti la fruizione dei diritti, ma credo anche che sia la Società in primis a doversi riconoscere in certi valori, a doverli condividere con i propri figli e restituire loro una precisa visione del mondo; solo così potremmo davvero giovarci di quei diritti che tanto ci stanno a cuore, goderli a pieno nelle nostre vite e non lasciarli inaridire su di un pezzo di carta (per quanto importante che sia).
P.S. piccola (o almeno così speravo sarebbe stata inizialmente) nota: ma il Gay Pride, oggi, ha ancora senso così com'è? E' una domanda che mi faccio da un pò e a cui non riesco a dare una risposta definitiva. Cercherò brevemente di spiegarvi le ragioni del mio "dubbio" senza nessuna velleità polemica. Quando il movimento LGBT ha iniziato ad aggregarsi, a diventare "forte" e a manifestare attivamente per i diritti della propria gente aveva la necessità di attirare quanto più possibile l'attenzione sulle proprie tematiche, poichè quello dell'omosessualità era un soggetto non solo ignorato, ma di cui era scandaloro anche solo parlare. Di qui, le stravaganze ed esagerazioni, le paillettes, le piume, i costumi appariscenti e chi più ne ha più ne metta. Oggi, lo scopo del Pride rimane lo stesso: sensibilizzare l'opinione pubblica; eppure la società non è più quella di quarant' anni fa. Ho il timore che coloro i quali permangono ostinatamente radicati alle proprie antidiluviane credenze non facciano altre che vedersele rafforzate dalla "baracconata annuale dei ricchioni" (definizione che ho potuto ascoltare con le mie orecchie). Se davvero si vuole guadagnare sempre più consenso a sostegno della nostra causa ho l'impressione che l'impostazione vada cambiata, per quanto non si possa certo imporre un codice d'abbigliamento o limitare la sacrosanta l'liberta di ciascuno di manifestare come ritiene più opportuno.
Riusciranno prima o poi tutti a capire che il signore di mezz'età con le borchie e le cinghie di pelle non è una pericolosa aberrazione demoniaca ma un impegato di banca che dà libero sfogo al suo estro, o è una battaglia persa, indipendentemente dall'estetica? Se lo scopo è quello di perseguire il consenso, non bisognerebbe puntare sulla sobrietà, o si rischia di snaturare il senso stesso della manifestazione? L'interrogativo rimane aperto; voi che ne pensate?