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Scatti fotografici da un recente passato: “Là dove c’era” mette in mostra l’abbandono

Scritto da Lorenzo Riccio Il . Inserito in Mostre

2015.10.07 - Scatti fotografici da un recente passato La dove cera mette in mostra labbandono

“Vite, vite ovunque. Vite a tavola, davanti al focolare, vite che invadono la domenica in piazza. Vite in albergo o dietro a un bancone, vite costrette in un ospedale. Vite che guidano o che vanno in barca, vite dall'alba al tramonto e alla notte. Vite che poi, si trasferiscono. Vuoi perché l’uomo, vuoi perché Dio, vuoi in un istante o nel corso di un secolo, là dove c’era un intreccio d’incontri ora non c'è che foglie e silenzio. Restano cose non più utilizzate, mai più riposte né lucidate, in luoghi cadenti o meravigliosi, mai più guardati né calpestati. Gli hanno sottratto il senso e i ricordi, così non ci resta che immaginare, crederli belli nel loro splendore e dargli da vivere, una volta ancora”. Comincia così la presentazione alla mostra fotografica “Là dove c’era” di Davide Certosino, visitabile fino al 3 novembre 2015 dalle 18 alle 2 di notte, presso gli spazi del Pepi Vintage Room, vico San Domenico Maggiore 23, Napoli.

L’esposizione mira a immortalare paesi abbandonati dopo terremoti, o edifici e che oggi non servono più e che sono stati lasciati a loro stessi. In silenzio, nei luoghi abbandonati che distano anche pochi passi dal frastuono del traffico, succede qualcosa, o forse non accade nulla. Il reportage, realizzato lasciando ogni cosa al proprio posto, utilizza la sola luce naturale.

E’ un racconto dunque spesso in penombra, che si pone l’obiettivo di mostrare un pezzo di passato nel presente, ma è anche un racconto della natura che lentamente si riprende i suoi spazi. Il titolo della mostra rimanda all’assenza che caratterizza questi spazi, all’assoluto silenzio che si oppone al rumore della vita quotidiana. L’occhio attento e sensibile dell’autore capisce che quei luoghi abbandonati “sono in realtà una meraviglia, posti incredibili che devono essere raccontati’’, e a giudicare dalla resa sembra avere ragione.

L’autore non è nuovo al panorama culturale e artistico napoletano: giornalista e caposervizio del quotidiano free press DNews (quotidiano gratuito, edito sia su carta che in formato digitale, e distribuito nelle città di Milano e Roma) nasce a Napoli nel 1979, risiede a Roma e, dopo la laurea in Filosofia inizia a lavorare con diversi giornali, tra cui NapoliPiù, La Repubblica ed EPolis. Del 2013 è il suo libro La filosofia di Massimo Troisi, edito da Tullio Pironti e pubblicato in occasione del diciannovesimo anniversario della morte dell’attore.

Davide ha un rapporto molto stretto con la tecnologia: come giornalista, infatti, ha a che fare ogni giorno con un sistema editoriale digitalizzato e con i social network, oggi principale strumento di condivisione delle notizie. Tuttavia, comprende che un mondo completamente digitalizzato rischia di far perdere agli individui il contatto con la realtà, ed è forse proprio questo ciò che lo spinge a portare in scena l’abbandono, che è quanto di più reale ci possa essere.

Molti sono i luoghi della memoria ritratti dal giornalista che danno vita ai 19 scatti in mostra: dall’Irpinia devastata del terremoto del 1980, tra cui si ritrae Apice, in provincia di Benevento, uno dei paesi colpiti dal terribile sisma. E poi, gli spazi abbandonati sul Vesuvio, fino al Nord Europa, la Francia, il Belgio. Luoghi morti, fermi, eppure capaci di trasmettere una bellezza inaspettata: fotografarli vuol dire “catturare il tempo così come si è fermato, nel preciso istante in cui cessarono di vivere”.

 

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