fbpx

La donna come madre, dea, simbolo: Isotta Bellomunno presenta “Latte di Mamma”

Scritto da Roberto Calise Il . Inserito in Mostre

2015.10.08 - La donna come madre dea simbolo Isotta Bellomunno presenta Latte di Mamma

Religione e idolatria. Vita e morte. Piacevole e disturbante. Sempre però con un punto di riferimento: la donna, intesa come madre, figlia, sorella, sposa – o nulla di tutto ciò. Questi i temi di Latte di Mamma, l’ultima esposizione di Isotta Bellomunno, ospitata nella sala “Ex Carceri” del Castel dell’Ovo, dal 3 al 13 ottobre 2015.

Sono passati poco più di due anni da quando l’artista solcò le onde del lungomare partenopeo a bordo della sua “bara-barca”, ossia una bara trasformata in imbarcazione, partendo da Mappatella Beach ed approdando, non a caso, proprio a Castel dell’Ovo. Se scrivere di arte non è mai facile, scrivere di giovani artisti lo è ancor di meno, per il timore di cristallizzare troppo presto una poetica che non può non essere che in continua evoluzione. Parimenti, diffondere, dare voce al lavoro degli artisti in erba è un doveroso riconoscimento alla loro più grande dote: il coraggio. Quel coraggio che richiede il mettersi in discussione creando, esponendo, diffondendo un qualcosa di profondamente proprio, in un mondo che ha fatto della riproducibilità (industriale, intellettuale, sociale) la propria essenza.

Dal 2013 ad oggi, tanta acqua è passata (anche letteralmente) sotto i ponti della Bellomunno, giovane artista classe 1987, che porta un cognome pesante, ben noto nell’immaginario collettivo della città. Forse proprio da questo legame nasce la sua vena ironica quanto amara, che ha dato luogo a provocazioni per destrutturare il tema della morte, il rapporto con il sacro e le liturgie ad esso collegate, così come quello del corpo e della bellezza nella società moderna, miti di plastica destinati a sparire davanti all’ineluttabilità della fine.

Dopo un periodo di studio all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), l’artista partecipa a numerose esposizioni, come il Fuori Salone di Milano nel 2011. L’anno successivo, tornando nella sua Napoli, si cimenta con le video-installazioni in Video al termine della notte, rassegna organizzata dal collettivo “Urto!” nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore. Sempre nel 2012, sarà a Venezia per il premio Arte Laguna. Il 2013 è però l’anno della svolta: #Labarabarca le procura una notevole visibilità su diverse testate locali e nazionali. Il contrasto fra la bellezza del golfo attraversata da uno strumento che richiama la tristezza della dipartita le apre i palcoscenici dell’Internazionale d’arte LGBTE, che la premia nel 2014 a Torino, dove esibirà alcuni suoi lavori anche per Photissima. Sarà poi ospite a Mantova per il concorso MantegnaCercasi, e finalista al premio Centro-Periferia delle Terme di Diocleziano in Roma. Quest’anno, dopo una nuova esposizione a Photissima 2015 a Venezia, decide di lanciare la sfida di Latte di Mamma nella sua città natale.

La personale è da osservare su più livelli. Disegno, installazioni, fotografia e video-arte: la Bellomunno lavora a tutto tondo al fine di analizzare il significato di “femminile”, prendendo le mosse dal concetto di madre nella simbologia della credenza religiosa e popolare. Del resto, come emerge nelle parole di Chiara Reale, curatrice della mostra, “all'origine di ogni mito o religione vi è una primordiale divinità femminile, la Grande Madre, che è colei da cui si origina la vita, e verso la quale la vita ritorna, per poi rinascere ancora in una ciclicità eterna. La Grande Madre e il concetto di "materno" danno dunque origine ad un panorama simbolico, in cui è spesso connaturata una forte ambivalenza, una duplice natura, al tempo stesso positiva e negativa, quella della "madre benigna" e della "madre terribile".

Intorno a questo archetipo, alla sua simbologia e alla metamorfosi che tale concetto ha avuto attraverso il cristianesimo e attraverso la religione cattolica, si sviluppa per l’appunto Latte di Mamma. Sempre secondo la Reale, “la ricerca di un'origine, del punto supremo in cui la vita si congiunge alla morte, ha sempre fatto parte del percorso della giovane artista partenopea, che con questo nuovo quanto eterogeneo ciclo di lavori si sofferma sull'essenza più intima e profonda del femminile, declinandolo e sondandolo attraverso religione, credenza, mitologia”. Toccando anche temi cari allo svizzero Carl Gustav Jung, uno dei padri della moderna psicologia, la Bellomunno crea un contrasto tra simbologia cristiana e pagana, al contempo fondendole in un unico flusso di pensieri che restituisce la percezione della religione nella società contemporanea. Il tutto senza necessariamente la volontà di denuncia sociale, ma principalmente per recuperare il nostro rapporto con la matericità, e per farci tornare tutti alle nostre origini – dalla mamma, per l’appunto.

 

Isotta Bellomunno
Latte di Mamma
Sala “Ex-Carceri”, Castel dell’Ovo, Napoli
Dal 3 al 13 Ottobre 2015

Per maggiori informazioni: