IL PORTO NEGATO: AUTORITA’ PORTUALE E COMUNE, LA PARTITA CHE NON STIAMO GIOCANDO
A dieci anni dall’ampliamento della competenza dell’Autorità Portuale di Napoli all’ambito portuale di Castellammare di Stabia, il bilancio è a dir poco disastroso. Le ultime notizie, ancora una volta, sono un “De profundis” : il “Metrò del mare” non farà tappa a Castellammare (nemmeno a Torre Annunziata e Torre Del Greco). Sia chiaro, non è questo in sé ad essere un problema, ma certamente siamo di fronte ad un progressivo annientamento delle potenzialità turistiche del nostro porto.
Proviamo a mettere ordine, in modo da capirci qualcosa di più. A decorrere dal 2006 l’Autorità Portuale ha ampliato la propria competenza (DM 18/09/2006) anche all’ambito portuale di Castellammare di Stabia (dal molo Quartuccio al molo Borbonico). La circoscrizione portuale comprende, dunque: il Porto di Napoli, la linea di costa cittadina da La Pietra (Bagnoli) a Pietrarsa (Portici) e il Porto di Castellammare. E’ il caso di ricordare che, dopo gli scandali, alla guida dell’Autorità Portuale troviamo il Commissario straordinario Antonio Basile, confermato fino al 31 ottobre del 2016.
Quella portuale, infatti, è una partita aperta, in attesa della nomina del nuovo Presidente: la disciplina del procedimento di nomina dei presidenti delle Autorità portuali è dettata dall’art. 8 della legge 84\94, come modificato dall’art 6. Del D.L. 136\2004 ( nomina con decreto ministeriale, previa intesa con la Regione interessata, nell’ambito di una terna di esperti designati dalla Provincia, dai Comuni e dalle Camere di commercio competenti territorialmente).
Superfluo sottolineare che, con De Luca alla Regione, il baricentro si è spostato sull’asse salernitano: il Governatore, infatti, pochi mesi or sono, ha ribadito la sua posizione contraria all’accorpamento dei porti di Napoli e Salerno, rivendicando la necessità di una doppia Autorità Portuale in Campania. Ha annunciato battaglie istituzionali e lotte senza quartiere: il feudo (anche via mare) non si tocca. Ma, se questo è lo scenario, occorre chiedersi quali siano le prospettive, ad oggi, per Castellammare. La sensazione è che, sempre più fagocitato tra Napoli e Salerno, sul porto stabiese si punti sempre meno. Ciò che colpisce di “Stabia” è l’assoluta disattenzione verso la “partita” portuale, anche se quest’ultima è strategica per gli interessi della città. È, infatti, la gestione clientelare delle infrastrutture marittime-portuali, la mancata progettualità, la poca lungimiranza, l’assoluta ed atavica incapacità di ripensare il rapporto con il mare che, ad oggi, genera imbarazzo e sgomento.
Ma cos’è che non va? Quale cancro ci divora? Per quale dannato motivo continuiamo a non contare un fico secco? Ci diranno, vedrete, che il problema è, come al solito, di matrice politica: è l’assenza di una classe politica e dirigenziale degna di questo nome ad aver silenziato Castellammare e le sue istanze. È ovvio, infatti, che se l’allora Giunta targata Vozza fu promotrice dell’ingresso di Stabia nell’ambito delle competenze dell’autorità portuale di Napoli, mai più quella stessa politica si è mostrata capace di interloquire in modo “sistemico” con le istituzioni regionali e nazionali circa la gestione e la fruizione del porto, anzi “dei porti” stabiesi (Porto antico-Marina di Stabia). Da quel lontano 2006, infatti, oltre al progressivo smantellamento dell’attività cantieristica, il porto stabiese vive, o meglio muore, di una morte lenta, ma indolore. Il silenzio sulla gestione dei beni demaniali marittimi, infatti, racconta di un sistema politico cittadino assolutamente incapace di esprimere una “visione” autorevole su ciò che si sta consumando: solo tante parole, tante chiacchiere, qualche rassicurazione, svariati mini progetti, piccole, piccolissime idee. Nulla di organico, nulla che esprima la complessità insita nella partita che si sta giocando.
La recente campagna elettorale stabiese, d’altronde, ha rafforzato le nostre preoccupazioni: nessuna delle compagini politiche ha avuto forza, la voglia, l’autorevolezza di dire che la “questione-porto” è uno dei più clamorosi insuccessi politico-istituzionali dell’intera Regione. Oggi, però, a pochi mesi dalla nomina del nuovo Presidente dell’Autorità Portuale, dobbiamo porci una serie di interrogativi, perché, checché se ne dica, siamo di fronte ad uno spartiacque: o si fa tesoro delle consapevolezze raggiunte, o la politica stabiese può essere rasa al suolo, senza esclusioni e senza eccezioni di sorta. Scriviamo “in nome del Porto”, allora, facendo poche e semplici domande, alle quali, però, pretendiamo delle risposte. E che siano risposte chiare, univoche ed organiche. Risposte che siano proposte, non meri proclami post elettorali. Risposte vere, di fronte ad interrogativi che necessitano di ripensamenti, soprattutto nell’ottica di ridisegnare i rapporti con l’Autorità Portuale di Napoli.
Nell’ordine:
1) Come sappiamo, l’Autorità Portuale sta lavorando al nuovo piano regolatore (portuale) di Castellammare. La nostra classe politica (maggioranza e opposizione, non facciamo prigionieri, né differenze) come intende far pesare la propria voce? In relazione alle questioni portuali, quale è la visione che guiderà l’azione politica nei prossimi mesi?
2) Riteniamo che il porto antico, soprattutto se ripensato insieme all’intera area (ex magazzini generali in primis), può tornare ad essere uno snodo strategico per la città. Capitaneria di Porto, Autorità Portuale e Comune devono convogliare le proprie energie, dunque, in una prospettiva diversa: i beni demaniali marittimi non possono essere oggetto di politiche ancorate all’oggi o all’indomani mattina, ma devono essere piuttosto posti al centro di un progetto più ampio ed ambizioso. Come si è proceduto fino ad ora? Seguendo quali direttive si è mossa l’Autorità Portuale? Sindaco Pannullo, Giunta, Consiglio: e voi? Voi come avete intenzione di incidere su quell’area? Avete chiaro che va creato un indotto turistico vero, reale, tangibile?
3) Duemila euro al mese, circa. A tale cifra il molo di sottoflutto è stato dato in concessione. Senza un vero bando di gara, ad una società priva di certificazione antimafia (Porto antico di
Stabia srl) . Dov’erano e dove sono l’Autorità Portuale ed il comune stabiese? È l’attracco di megayacht l’attività cui destinare il molo di sottoflutto? E’ così che immaginiamo Castellammare? Una città pronta a soddisfare le esigenze del turismo di lusso? Quali sono le valutazioni politico-imprenditoriali che, eventualmente, spingeranno a rinnovare tale concessione in scadenza nel 2017?