fbpx

Federico Buffa & Le Olimpiadi del ’36: uno spettacolo teatrale ed un libro di successo

Scritto da Francesco Verdosci Il . Inserito in Teatro

Francesco Verdosci

Sbarca in Campania, a Napoli, sul maestoso ed intimidente palco del Teatro San Carlo, Federico Buffa, personaggio televisivo del momento, detto L’Avvocato per i suoi studi giuridici, ed il suo racconto delle Olimpiadi di Berlino dell’estate ’36.

Federico Buffa è un commentatore sportivo, anche se definirlo così sarebbe troppo riduttivo. Lui stesso sostiene di sé che è “giornalista solo perché “paga l’INPGI” e che quello che fa è ben altra cosa dal faticoso mestiere del cronista sportivo e del giornalista in generale.

Egli è un narratore, nel vero senso del termine. Ha iniziato a commentare le partite di basket NBA sulla pay per view di Tele+, poi su SKY, per più di 15 anni in coppia con il giornalista Flavio Tranquillo, ma non si è mai fermato al semplice commento, è andato ben oltre.

E’ conosciuto al “grande pubblico Sportivo” - perché il grande pubblico quello vero lo considera ancora un personaggio di nicchia -  per i suoi affascinanti racconti di sport per il network Satellitare SKY,  che hanno letteralmente incollato allo schermo milioni di spettatori.

Racconti che vanno dall’infanzia di Maradona ai padri fondatori dell’NBA, dalla vita di George Best, Alfredo Di Stefano e Paolo Maldini, alla tragica quanto epica avventura del Grande Torino, fino ad arrivare alle Storie Mondiali in cui ogni episodio narrava di un mondiale storico (una serie di racconti che portarono fino alla serata di inaugurazione del Mondiale di Calcio di Rio 2014).

Infine, la svolta totale, il “sogno di tutta una vita”, l’approdo sul palcoscenico. I registi teatrali Emilio Russo e Caterina Spadaro, dopo aver visto questi racconti e la sua capacità di mescolare in essi l’epico ed il quotidiano, lo coinvolgono in quest’avventura chiedendogli quale racconto si potesse prestare ad una “Mise en scéne” degna di palcoscenici importanti e non solo.

E Buffa propone le dimenticate Olimpiadi – naziste – di Berlino 1936, che Hitler e Goebbles trasfigurarono nella diabolica apoteosi della razza ariana, utilizzando anche le spettacolari e rivoluzionarie immagini della grande regista tedesca Leni Riefensthal, fortemente voluta dal Führer – non solo perché assolutamente unica nella sua ars filmica ma anche perché molto probabilmente sua amante - per mostrare al Mondo intero chi e cosa erano i tedeschi del terzo Reich e cosa sarebbero potuti diventare.

Ad accompagnare Federico Buffa in questo intenso viaggio – teatrale e non - sulle ali della storia ci sono due meravigliosi musicisti, Alessandro Nidi e Nadio Marenco, insieme alla suadente ed evocativa voce della strepitosa cantante Cecilia Gragnani che rievoca con grande versatilità le canzoni che hanno segnato un’epoca. 

”Perché le Olimpiadi di Berlino ‘36? Perché nella mia visione quei Giochi segnano la storia della sport, oltre che di un secolo, che perde totalmente la sua verginità: sono abituato a dire che De Coubertin muore nel 1936, perché lo sport come lo intendevano gli inglesi ed i francesi – che ci hanno regalato le olimpiadi moderne, i mondiali e la Champions League - era totalmente diverso, uno sport completamente dilettantesco e solo per gentiluomini. Ma da lì in poi si capirà come lo sport possa essere un grande veicolo per le idee e per i media. E sarà Mussolini, coi mondiali di calcio italiani del 1934, il primo a capire le potenzialità propagandistiche di tali rassegne sportive, facendo scuola fino ai Mondiali di Calcio del Brasile 1950 – il Maracanazo del dittatore Getulio Vargas – passando appunto per le Olimpiadi di Berlino del 1936, in cui la macchina propagandistica fu veramente fenomenale, grazie soprattutto al ministro Goebbels che era convinto che la propaganda decidesse la storia: da allora in poi, comunque, il modello organizzativo delle Olimpiadi riprenderà sempre quello di Berlino, e le Olimpiadi tedesche saranno le prime ”moderne” nel vero senso del termine e le prime ad avere tante cose, tra cui spiccano i tedofori, cosa a cui nessuno prima aveva mai neanche minimamente pensato, per dirne una. i Giochi olimpici del ’36 sono ricordati come quelli in cui l’afroamericano Jesse Owens batte Hitler, è vero, ma la Germania li stravince. Il numero di ori tedesco è spaventoso, soprattutto lo è quando vieni da un’Olimpiade da 4 ori e non ne vincerai mai più così tanti: Goebbels era riuscito a creare uno spirito fantastico anche negli atleti, che non ci sarà né prima, né dopo”.

Così Buffa giustifica la sua scelta di narrazione, una scelta dunque non casuale, corroborandola di altri racconti tanto reali quanto fantastici come quello del corridore coreano Sohn Keechiung, vincitore della maratona che fu premiato però come atleta Giapponese col nome di Sun Ki Tei, perché nel frattempo la Corea era stata occupata dal Giappone, oltre a quello straordinario di Jesse Owens e della sua amicizia con l’atleta tedesco Luz Long e quello della, già citata, grande regista tedesca Leni Riefensthal, che immortalò l’evento in “Olimpia”, un documentario monumentale ed assolutamente moderno ancora oggi che fu premiato alla mostra del cinema di Venezia nel 1938.

Un racconto che, dalle 2 ore e mezza di spettacolo che hanno incantato il pubblico del Teatro San Carlo di Napoli – e dei teatri di mezza Italia – è passato quasi contemporaneamente alle pagine di un meraviglioso libro intitolato L’Ultima Estate di Berlino, scritto a quattro mani con lo scrittore Paolo Frusca, edito da Rizzoli; un libro che va a ruba già dalla sua pubblicazione a febbraio 2016.

Nel libro come nello spettacolo teatrale, la narrazione è affidata al racconto fiabesco ma anche tragico del capitano tedesco Wolgang Furstner, comandante responsabile del villaggio olimpico, personaggio realmente esistito, a cui Federico Buffa dà voce e corpo in palcoscenico.

Sia durante la lettura che durante lo spettacolo, il cuore sussulta ed ammetto con me stesso che era davvero da tanto che non mi emozionavo così. La semplicità mista ad epicità di Federico Buffa vincono e convincono sia nelle pagine che sulle tavole impegnative di un palco importante.

Il racconto scorre ammaliante, commovente, dirompente, comico e tragico, fiabesco, epico e ludico, allo stesso tempo, comunicandoci dalla prima scena all’ultima e dalla prima pagina del libro fino alla fine quanto la realtà della Storia, solo se vista e letta in profondità, ci possa regalare tutto ciò che desideriamo e che paradossalmente non sapevamo neanche di desiderare.

E tutti noi dovremmo leggere queste pagine e vedere questo spettacolo, soprattutto dovrebbero farlo gli adolescenti, maschi e femmine, ragazzi e ragazze oramai convinti che la Storia sia solo tra le pagine dei libri scolastici e che essere un professionista dello Sport vuol dire soltanto contratti multimilionari, beni di lusso e nessuna passione.

Lo sport è insegnamento di vita, è cuore e passione, è lacrime e sudore, è patria ma anche amicizia. Lo Sport è Storia e dopotutto cosa siamo noi se non la Storia stessa?