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La memoria (labile) degli italiani

Scritto da Ernesto Nocera Il . Inserito in Vac 'e Press

Berlusconi 2006 referendum

Nel giugno 2006 ci recammo alle urne per pronunciarci sulla riforma costituzionale proposta dalla maggioranza berlusconiana. Votarono il 54% degli elettori (la più alta percentuale per un referendum costituzionale escluso quello del’46). I NO furono il 61,75 % (Campania 75%). I SI vinsero solo in Lombardia e Veneto (et pour cause).

I cardini di quella proposta erano: l’istituzione del premierato, la trasformazione del Senato in Senato federale della Repubblica ergo i senatori sarebbero stati eletti su base regionale fra cittadini già rappresentanti del popolo in enti territoriali (senza duplicazione di indennità), nonché voto di fiducia e sfiducia al Governo riservato alla sola Camera dei deputati con l’introduzione dell’istituto della ‘sfiducia costruttiva’ con la proposta di un governo alternativo. In più figuravano tra le innovazioni l’istituzione di un sistema monocamerale in funzione delle materie di appartenenza, una drastica riduzione dei parlamentari. Posso chiedere ai sostenitori del SI attuale perché, in quella occasione, votarono NO su proposte sostanzialmente analoghe alla legge Boschi e per certi versi più radicali perché nella sostanza abolivano il Senato ?

Leggendo la proposta Boschi vi accorgerete che ad un certo punto viene sancito che nessuna legge può essere promulgata dalla Camera se prima non sottoposta all’esame del Senato che ha tempi definiti per le osservazione e/o l’accettazione.

La più oscena delle motivazioni del SI è quella del cosiddetto “risparmio”. Si tratta di una impostazione “grillina” del problema della riforma. Quando si accetta la cornice culturale dell’avversario e se ne condivide il linguaggio significa che se ne accetta l’egemonia culturale. Errore gravissimo. Il centro sinistra deve avere un suo frame culturale ed un suo linguaggio. Inseguire i grillini sul loro terreno è un errore tragico, significa lasciare all’avversario la scelta del campo e delle armi.

La bozza di riforma contiene un errore di fondo. Essa dimentica il fatto che una Costituzione è prescrittiva di principi generali, non minuziosamente descrittiva di norme particolari . Prendiamo ad esempio la proposta di modifica dell’articolo 70, esso nel testo attuale è compreso in un solo assunto: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Semplice, chiaro e inequivoco.

Al suo posto abbiamo una paginata di norme, riferimenti e richiami in cui è difficile raccapezzarsi Faccio un esempio per capirci. Ad un certo punto del testo modificato è scritto che la facoltà legislativa è esercitata dal Senato (fra l’altro) sulla legislazione che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di senatore di cui all’art.65, primo comma e per le leggi di cui all’art.57 sesto comma, 80 secondo periodo, 114 terzo comma, 117 quinto e nono comma, 119sesto comma, 120 secondo comma. Linguaggio sicuramente familiare al professor Zagrebelski o al prof Massimo Villone ma certo difficile da spiegare a Pasquale l’idraulico o a donn’Amalia la spigaiola che pure hanno diritto di capire perché votare SI o No. E’ una questione di democrazia vera . Scommetto che perfino Renzi avrebbe difficoltà a rispondere all’impronta.

Tutto questo bailamme viene gabellato come necessario perché consentirebbe la “stabilità” come se essa fosse un valore in sé. “63 governi in 70 anni!” ha detto scandalizzato Matteo. Ma la cosiddetta stabilità, ovvero l’invarianza del premier è un valore in sé? I governi di lunga durata sono quelli dittatoriali e non possono portarsi ad esempio Berlusconi che ha governato per venti anni con maggioranze bulgare. Che beneficio ne ha tratto il Paese?

Le riforme che hanno modernizzato l’Italia non sono state ostacolate dal cambio dei premier.

Infine, come al solito, si confondono gli accidenti con la sostanza. La politica italiana è stata scandita da lunghi periodi di sostanziale stabilità: il lungo periodo centrista con la repressione feroce dei moti popolari e col predominio della”palude”DC, la fase di centro destra travolta dalla rivolta contro Tambroni, la lunga stagione del centro –sinistra, la lunga stagione di Berlusconi, la rottura dei governi Prodi. Ognuno di questi periodi ha prodotto una politica economica e sociale, con l’eccezione della nostra politica estera che, al di là di vicissitudini esterne, si è sempre retta su tre pilastri: l’amicizia con gli USA, l’attenzione all’Europa e la sensibilità per i problemi del Medio Oriente e del terzo mondo.

In conclusione: quella proposta è una falsa riforma già bocciata 10 anni fa. La smettano di turlupinare gli elettori con la “modernità” e l’ “efficienza”. L’Italia è nata come Repubblica parlamentare e tale deve rimanere. La nostra storia ci insegna che quando è l’esecutivo a prevalere sul legislativo, la democrazia ha corso seri pericoli.

L’unica cosa condivisibile è il potere di fiducia affidato alla sola Camera ma per garantirlo non c’era bisogno di tutto questo baccano.