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Il nuovo volto di FederCostruzioni: l’imprenditrice Federica Brancaccio

Scritto da Marisa Cassese e Angela Pascale Il . Inserito in Il Palazzo

federica brancaccio federcostruzioni

Federica Brancaccio è stata eletta, pochi mesi fa, all’unanimità, come presidente di Federcostruzioni, realtà a cui fanno capo 80 tra associazioni di settore e federazioni della filiera dell’edilizia e delle infrastrutture. Una posizione di spicco, questa, che per la prima volta viene ricoperta da una donna, imprenditrice di successo e capo dell'impresa di famiglia "La Brancaccio Costruzioni Spa", nata nel lontano 1956.

Noi di Qdn abbiamo avuto l’opportunità di conoscerla meglio ma soprattutto abbiamo avuto la possibilità di far luce sulle sue prospettive ed il suo pensiero su alcuni temi cruciali, proprio attraverso le sue parole che qui vi riportiamo grazie all’intervista concessaci.

Partiamo con un po’ di storia. Solo il 30 per cento delle aziende familiari sopravvivono al primo cambio generazionale, lei come è riuscita invece a far crescere la sua azienda e a farla uscire da Napoli?

In realtà io ho preso le redini della mia azienda agli inizi degli anni ’90, particolare periodo di crisi, ed essa era già un’impresa di dimensioni medio grandi. Periodo di crisi che sono riuscita a superare sicuramente grazie all’apporto di vari fattori quali la fortuna, un po’ di incoscienza e soprattutto il supporto dei miei collaboratori. Credo che il problema del cambio generazionale sia un nodo cruciale nel sistema italiano, frutto di quella stessa crisi che non ha invogliato quelli che sarebbero stati i futuri imprenditori ad intraprendere la strada già aperta dai genitori. Nonostante ciò, va detto che una delle ricchezze dell’Italia è certamente il tessuto familiare storico delle nostre aziende dinanzi al quale le nuove generazioni devono porsi con modestia e sempre nell’ottica del periodo storico affrontato da chi le ha precedute. E’ stato proprio questo il mio modus operandi: pensare che fino ad allora era stato fatto il meglio possibile in quella determinata situazione.

Cosa ha determinato la crisi dell’edilizia e come può ripartire questo settore?

Tale crisi parte da lontano, dovendo distinguere tra due tipi di edilizia, pubblica e privata; difatti se negli ultimi vent’anni il fenomeno si è alternato tra gli stessi, negli ultimi dieci anni la crisi ha colpito il settore nella sua interezza. Il fulcro problematico sicuramente si pone in ambito legislativo dove il carico normativo è stato caratterizzato dalla mancanza di par condicio tra l’impresa privata e lo Stato, per non parlare dello scandalo Tangentopoli. Via discendendo quindi vi è stata una progressiva perdita di reciproca fiducia tra gli attori del mercato, committenza ed imprese; il tutto accompagnato dal calo degli investimenti nel campo edilizio. La perdita di fiducia è stata quindi il problema che ha interessato il nostro Paese, speriamo in un recupero fattivo in tal senso.

Casa Italia: cosa si aspetta da questo piano e quali dovranno essere le sue direttrici?

Mi aspetto moltissimo da Casa Italia, è un progetto che ha davvero le potenzialità per ridisegnare il paese a 360 gradi se strutturata in base ad obiettivi su lungo periodo. In collegamento al tema della IV rivoluzione industriale( ‘Industria 4.0’), Casa Italia può aiutare a conoscere cosa esiste sul e sotto il nostro territorio! La creazione di una rete generale che contenga queste informazioni può darci risultati importanti dal punto di vista della messa in sicurezza dei nostri manufatti ma anche da quello di un miglioramento energetico nonché un ampliamento di spazi verdi. Pensiamo, ad esempio, alla concreta possibilità di diminuzione dei danni ambientali; una tale banca dati ci consentirebbe di capire la mole di rifiuti che si produce con una costruzione o una demolizione. In questo senso Casa Italia può essere un grande progetto di modernizzazione del Paese.

FederCostruzioni: a Luglio Confindustria ha firmato l’accordo per la produttività con le principali sigle sindacali. Come si muoverà su questo terreno la sua federazione? Come bisogna intervenire per rendere più efficiente il mercato del lavoro?

L’intera filiera si è mostrata favorevole a questo accordo sulla produttività che di fatto consente un incremento dei salari coinvolgendo i lavoratori col sistema dei premi. Per quanto riguarda il mercato del lavoro e l’incremento dell’efficienza, secondo una mia posizione personale, credo che se c’è lavoro, in qualche modo il mercato stesso si autoregolamenta; quindi c’è bisogno di questa necessaria connessione di fattori per ottenere l’obiettivo sperato.

Napoli e Casa italia. Come possiamo rendere la nostra città e la sua area metropolitana più sicure rispetto al rischio sismico? Quale dovrebbe essere l’impegno dei costruttori e quale quello dello Stato?

L’obiettivo richiede certamente una volontà concreta da parte dei vari livelli, politico, imprenditoriale, dal mondo della ricerca e dell’università, a mettersi in rete e creare sistema. Credo che il nostro impegno di costruttori debba essere quello di mettere a totale disposizione di chiunque il nostro know how, insieme anche all’investimento da parte delle istituzioni pubbliche del nostro territorio, proprio sulla cultura della sicurezza. Il cammino su questa strada deve iniziare dai luoghi pubblici, i luoghi simbolo del Paese di modo magari da far capire al singolo proprietario di condominio l’importanza di tale operazione. Tutto questo deve essere accompagnato dalla previsione di incentivi e sgravi per venire incontro a chi, nel tempo, ha costruito con sacrifici la propria casa e fa fatica ad arrivare a fine mese. Proprio da qui la necessità di creare interventi modulati e personalizzati a seconda delle condizioni.

 

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