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Stabia, la sfida politica è la sfida turistica: i numeri dell'estate 2016

Scritto da Mauro Malafronte e Riccardo Buonanno Il . Inserito in Vac 'e Press

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La crisi terroristica, ovviamente, ha fatto il suo. Cancellate, o quasi, dalla mappa mondiale del turismo le località del nord Africa (l’Egitto passa dai 25 milioni ai 10 milioni di turisti circa) e stroncata la Costa Azzurra dai fatti di Nizza, i flussi turistici virano sempre di più verso l’Italia.

L’estate 2016, infatti, conferma il trend del 2015: boom vero ed in tutta la penisola. Come ha spiegato Gianfranco Battisti, Presidente di “Federturismo” , l’estate 2016 ha visto aumentare sensibilmente (oltre il 10%) le presenze di turisti stranieri sul nostro territorio. A questo dato, va aggiunto quello ancor più sintomatico: da italiani, abbiamo preferito l’Italia, con oltre 20 milioni di cittadini che hanno deciso di restare in patria. Napoli, in questo scenario, fa storia a sé, con una crescita, in termini di presenze, che ha toccato il suo picco a cavallo di Ferragosto (i turisti hanno occupato oltre il 75% delle camere disponibili, con punte del 90% nelle zone meglio collegate). Ruolo chiave in tal senso hanno avuto certamente le tante nuove rotte aeree che collegano direttamente il capoluogo campano ad altre importanti città europee, come Vienna, Amsterdam, Praga e Lione ( gli oltre 2,3 milioni di passeggeri,infatti, danno la dimensione dell’imponente aumento del traffico aereo a Capodichino, nel periodo che va da maggio a settembre).

Dunque, un’estate sold out per le coste della Campania (90% degli alberghi pieni per ferragosto). Alberghi saturi e costosi hanno indirizzato un turismo di classe media verso i comuni limitrofi; così Castellammare, a sua insaputa, si è trovata investita da un notevole incremento di presenze turistiche riversatesi, oltre che nelle strutture alberghiere tradizionali, nelle camere date in affitto da un buon numero di stabiesi su Airbnb. La domanda sorge spontanea: nel momento in cui la città sta toccando il suo punto più basso, privata com’è della Villa Comunale e di qualsiasi attrazione, che tipo di turismo è stato quello che si è visto quest’estate? La nota applicazione di affittacamere ci permette di vedere Castellammare con gli occhi dei villeggianti, per mezzo delle recensioni lasciate dagli stessi. Ebbene, il dato, scontato, che se ne trae è che Stabia non è stata scelta, ma subìta: ha beneficiato della sua naturale posizione strategica al centro del Golfo di Napoli, del suo essere “periferia-centrale”, sorella povera di quei brand forti che attirano centinaia di migliaia di turisti da tutto il mondo. Andando a fondo nei giudizi, però, si viene sorpresi da quanto in realtà Castellammare piaccia, e non poco. Viene vista, infatti, come una località autentica, non taroccata dal turismo di massa che invade da decenni la Penisola Sorrentina, in cui è possibile mangiare del buon pesce e bere un ottimo caffè. “A Castellammare, diversamente da Sorrento, puoi ancora sentirti immerso nella popolazione locale e cogliervi le specificità del Sud Italia”, sottolinea una turista anglosassone.

Che i numeri di Sorrento, Positano, Amalfi e Pompei siano irraggiungibili per Castellammare non vi è alcun dubbio. L’estate 2016 ha, però, mostrato tutta l’inadeguatezza della città e delle sue strutture: per i nuovi arrivi, Stabia è stata “il posto letto”, non essendo in grado di offrire servizi che agevolassero la permanenza nel centro cittadino. Anche il timido tentativo di pedonalizzare Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi non ha avuto i riscontri auspicati: la scelta di limitare l’esperienza ai soli week end estivi, infatti, pare solo l’inizio (obbligato) di un percorso più ampio, perché garantire il “passeggio” deve essere la priorità verso la costruzione di un centro a vocazione turistica.

Per attrarre, la città ha bisogno di una propria spiccata identità da rappresentare all’esterno: ciò che si chiede è un brand che la renda riconoscibile sul territorio del Golfo di Napoli. Purtroppo, ragionando nell’immediato del prossimo quinquennio, non pare realistico puntare sul recupero della balneabilità. Se l’unico sbocco a mare resterà, quindi, Pozzano, non rimane altro che fare affidamento, come quest’anno, sul mare degli altri. E i sui loro porti, dato che i due attracchi cittadini (Porto Antico e Marina di Stabia), per motivi diversi, rimangono totalmente fuori da ogni programmazione strategica integrata. Facendo di necessità virtù, dunque, non si può più prescindere da due elementi naturali che caratterizzano il territorio: le acque e la montagna. Due beni che sono assenti nel distretto della costa napoletana e che potrebbero ulteriormente arricchire l’offerta turistica. Castellammare deve ritornare a essere, nell’immaginario collettivo, “la città delle acque.” Si lavori, allora, per ricostruire sulle sorgenti un’identità cittadina, legandola indissolubilmente alle nostre tradizioni: la coscienza e la riscoperta delle nostre radici ci aiuteranno ad essere di nuovo riconoscibili agli occhi del turista. È Faito, poi, che deve riacquistare centralità nella narrazione del nostro territorio, un unicum nel panorama paesaggistico e ambientale del distretto del Golfo. È bastata la semplice riapertura della funivia, infatti, per favorire il boom di visite, più di 40mila in una sola estate: una cifra ancor più impressionante se si pensa al ventennale stato di abbandono in cui è stata relegata la più bella vetta dei Monti Lattari.

È dunque la sfida turistica quella dei prossimi anni. Lo impone il buon senso, lo richiedono le contingenze globali che, come abbiamo visto, si ripercuotono, per una volta, in senso positivo sulla nostra terra. È facile prevedere che l’estate che verrà segnerà nuovi record di presenze, continuando il trend che ha caratterizzato gli ultimi due anni: il prossimo quinquennio, insomma, è quello del turismo, dello sviluppo della città in tale direzione, della riconversione e della riqualificazione. Castellammare deve scegliere il turismo, ora che il turismo sembra aver scelto Castellammare. Siamo ancora in tempo, seppur condizionati dagli ancestrali ritardi. Ed è la politica a dover guidare questa fase, è la classe dirigente a dover governare le potenzialità turistiche della città. L’amministrazione Pannullo verrà giudicata, tra le altre cose, proprio dalla capacità di regolamentare questa trasformazione: la sfida politica è, da qui ai prossimi dieci anni, la sfida turistica.

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