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La centralità della "parola" in "Ce voglio credere", disco d'esordio di Nicolò Annibale

Scritto da Raffaele Annunziata Il . Inserito in Musica

Nicolo Annibale Ce voglio credere

"Ce voglio credere" esce il 18 giugno 2016 e viene presentato prima allo Spazio Nea di Piazza Bellini e successivamente al Nabilah dopo il lancio del singolo “Senza”, che ha anticipato il disco. L'album d'esordio di Nicolò Annibale, giovane cantautore napoletano dagli accenti blues, si sviluppa in dieci tracce inedite e si chiude con una versione live della prima traccia che dà anche il nome al disco.

"Ce voglio credere" è prima di tutto un disco d'amore, esplora alcune situazioni in cui essenzialmente ci siamo ritrovati un po' tutti. Le pene d'amore, le speranze, le delusioni, la rabbia fanno da motivi ricorrenti di un disco che nonostante tutto lascia un messaggio chiaro: ci voglio credere!
Ci voglio credere, ma quanta fatica, quanti ostacoli da superare, quante cadute da cui rialzarsi: nella prima fase del disco è molto interessante il concetto di "parola". Nicolò da buon studente di Lettere, sembra osservare che in certi casi in amore le parole non possano dire tutto, che anzi spesso è proprio l'incomunicabilità di certi sentimenti che porta a incompresioni e malesseri. Pertanto al brano 'E parole segue Piglia stu blues, che suona quasi come una risposta a quello precedente: come superare l'incomunicabilità? "Lasciatemi cantare" è come se dicesse il giovane cantautore, solo attraverso la musica certe emozioni possono essere sia comunicate ma anche e soprattutto liberate.

"Le parole non servono mai, è meglio questo blues che canta col cuore, senti questo blues con gli occhi sinceri"

Le "parole" ritornano anche nella fase centrale del disco dove avviene lo sviluppo del corpo tematico: Mo te ne 'e a ji è come se raccogliesse le parole scritte fin ora per un amore illuso e sperato, le mettesse in una scatola e le restituisse a "lei" come a licenziarla per sempre dalla propria vita. Le tracce che seguono danno l'idea di un uomo che cammina nella penombra del suo appartamento, avanti e indietro, pieno di rabbia, delusione, tristezza e ricordi. Vulesse, L'ammore e Senza sembrano altalenare i sentimenti contrastanti che nascono dopo una decisione importante come quella della separazione: Senza in particolare, riporta di nuovo al centro in modo indiretto la questione delle "parole". Questa traccia infatti è un vero e proprio sfogo appunto senza filtri: il registro cambia, con ironia Nicolò dà voce, in modo schietto e quasi trash, a tutti quei turbamenti che nelle tracce precedenti l'avevano affranto.
La fase finale, la calma dopo la tempesta è costellata da ricordi. Quella luna che prima aveva suggerito tante canzoni e poesia, questa volta diviene lo specchio che porta la mente indietro a momenti felici nel passato. Ecco che quando, con Castelli di Rabbia, sembra abbandonarsi al malessere e allo scoramento, il disco si chiude che una versione live della prima traccia, Ce voglio credere; nonostante tutto ci si rialza da ogni batosta subìta e con il cuore un po' ammaccato si prosegue.

Ho sottolineato spesso, lungo questa breve interpretazione del disco, la centralità della "parola", questo perchè non è solo un disco con un tema preciso e basta, è anche un disco che parla di sè: mi spiego meglio. Nicolò fa spesso riferimenti diretti a fasi della scrittura e della composizione del disco stesso, anzi azzarderei dicendo che è la musica che gli dà la speranza in cui continuare a credere: finchè può imbracciare una chitarra e cantare, buttare tutto giù con un grande assolo blues, ma anche finchè tutti noi avremo modo di lasciarci andare sulle note di un pezzo o cantarlo a squarciagola, ci sarà speranza per i nostri giovani cuori affranti.
Ce voglio credere, infine, per chiudere sottolineando ancora una volta l'importanza che ha "la parola", è un disco cantato e scritto in dialetto napoletano e grazie a questo e alle sonorità che veicolano i testi Nicolò si allaccia direttamente alla grande tradizone musicale napoletana (per citare una leggenda, Pino Daniele) e nello stesso tempo si inserisce in un contesto contemporaneo sempre più ricco di nuove proposte e nuova musica che non smette di guardarsi mai indietro ma che in un certo senso sa tenersi al passo coi tempi.

 

Potete ascoltarlo su Youtube e Spotify e acquistarlo su Feltrinelli.it o Ibs.it

 

 

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