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Vendere la sede della CGIL di Via Torino è un errore, una scelta o una necessità?

Scritto da Paolo Giugliano Il . Inserito in Il Palazzo

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Sono 35 anni che lavoro in quel grigio palazzone collocato in un quartiere dove ormai l’italiano è la seconda lingua. Eppure ogni mattina, senza retorica alcuna, entrandovi ho avuto la certezza di stare in un luogo da dove partiva quotidianamente per Napoli un messaggio di solidarietà e di speranza. La forza e l’autorevolezza del sindacato per tanti anni si è identificata con la sua sede fisica.

Oggi la realtà non subisce più il fascino dei simboli e dei messaggi ma è più attenta all’efficienza e alla funzionalità e da questo punto di vista la sede della CGIL di via Torino è costosa e pesante. Una sorta di “fabbrica di San Pietro” dove per le particolari attività che vi si svolgono occorrono continui lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Inoltre per gli alti costi comuni viene fuori una somma così alta a carico dei soggetti che l’utilizzano da apparire irrazionale. Di contro diminuiscono le entrate, il tesseramento presenta un andamento variegato: sono pressochè stabili i pensionati iscritti ma non i lavoratori attivi il cui valore economico della tessera è ben più sostanzioso.

Diseconomia e irrazionalità già farebbero propendere per la vendita della sede, c’è inoltre un problema di modello organizzativo del Sindacato. Meglio una struttura a rete, non accentrata come quella attuale, con un palazzetto CGIL Confederale e categorie vicino a una delle Istituzioni locali (comune,città metropolitana, regione) e i servizi dislocati diversamente.

Per alcuni la scelta di vendere la sede risponderebbe ad una esigenza burocratica/amministrativa che non tiene conto dei sacrifici fatti a suo tempo dai lavoratori per acquistare il “palazzo”. Le storie gloriose per continuare hanno bisogno di essere aggiornate e rinnovate. Il Sindacato per recuperare interamente il suo ruolo di soggetto contrattuale sociale e politico ha bisogno di ripensare anche la sua organizzazione alla luce dei cambiamenti in atto. Un’organizzazione agile, leggera, diffusa sul territorio, può contribuire al reinsediamento di un corpo intermedio che al di là delle valutazioni sul suo ruolo e in barba all’ allergia del Presidente del Consiglio per i corpi intermedi, ha una funzione costituzionalmente garantita.

 

Paolo Giugliano, Presidente regionale IRES Campania

 

 

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