Unioni Civili, l'esperienza di un Sindaco
La mia unione civile, celebrata lo scorso 24 settembre, è stata per me la coronazione di un sogno. Da nove anni io e Michele stiamo insieme ma non c’era nessuna legge che tutelasse la nostra unione. Appena il Parlamento ha approvato la legge Cirinnà, ho proposto subito al mio compagno di compiere il grande passo.
Per noi è stato tutto naturale: abbiamo sempre trovato attorno a noi persone accoglienti, quindi reali difficoltà non ne abbiamo mai incontrate. Certo, ho sempre avvertito un alone di pregiudizio attorno a noi, ma non mi ci sono mai soffermato troppo. Ho sempre camminato a testa alta. Non ho mai avuto nulla di cui dovermi vergognare.
Il 24 settembre è stata una giornata bellissima: io e Michele abbiamo, finalmente, potuto guardarci negli occhi ed avere il sigillo dello Stato italiano sulla nostra unione, al termine di una attesa durata per noi nove anni.
Se poco è cambiato per noi che in qualche modo eravamo già coppia per gli amici, parenti e conoscenti, questa legge potrà tutelare anche quelle coppie che fino ad oggi hanno vissuto in clandestinità o sono cresciute contro il volere dei parenti. Finalmente i diritti sono sanciti ufficialmente dalla e alla coppia e non c’è più nessuno che possa intromettersi in tali scelte.
Qualcuno ritiene che sia stato dato troppo risalto mediatico ad una cerimonia che avrebbe anche potuto rimanere confinata nella sfera privata. Quando abbiamo capito che c’era grande fermento negli organi di stampa che volevano comunicare questa notizia abbiamo scelto di perdere una parte della nostra privacy consci che il raccontare questa storia aiutasse alla normalizzazione. Le unioni civili sono ormai un dato di fatto sancito da apposita legge ma, essendo io il primo sindaco omosessuale ad avvalermene, ho voluto rappresentare uno sprone per tante altre coppie, restie a venire allo scoperto. Io e Michele vogliamo che, guardando alla gioia ed alla semplicità con cui abbiamo pronunciato insieme il fatidico sì, tanti altri, che magari hanno paura del giudizio degli altri o si vergognano della loro condizione o hanno paura delle reazioni del vicino, possano finalmente convincersi che la società è pronta ad accettare tutto ciò e che nascondersi rende le cose più difficili a tutti.
Nei giorni precedenti e successivi alla cerimonia, io e Michele siamo stati più volte fermati per strada da concittadini che ci facevano gli auguri, si complimentavano. Dalla signora anziana che protestava per i problemi del centro sociale, al giovane in cerca di lavoro o al commerciante con il problema della crisi, non vi è stata distinzione di sesso, età, tra coloro che ci hanno sostenuti. La splendida Villa Vannucchi si è popolata quel giorno con tanti cittadini venuti a festeggiare due uomini che si amavano e si univano civilmente. Non importa al cittadino medio se io mi sposo con un uomo o una donna ma gli interessa se amministro bene o male, là si deve valutare il sindaco. Il 24 settembre sono venuti a salutare e festeggiare l’uomo.
E poi c’è stata la presenza di Monica Cirinnà. Appena io e Michele abbiamo deciso di unirci civilmente abbiamo pensato di chiedere alla senatrice di celebrare la funzione. In genere questo onore spetterebbe a me, che sono il Sindaco, ma come potevo fare? Ovviamente non mi sarebbe stato possibile sposare me stesso… Non conoscevo Monica, mi sono procurato il suo numero e le ho telefonato. Si è mostrata subito entusiasta e mi ha ringraziato molto. Sono io, però, che devo ringraziare lei: avere la nostra unione civile celebrata dalla donna che dà il nome alla legge che attribuisce nuovi diritti a tutti gli omosessuali è stata una grande gioia. Il suo discorso ha scaldato il cuore di tutti i presenti, un intervento ricco di valore civile e carico di amore, insomma un’omelia civile che farebbe bene ascoltare chiudendo gli occhi, perchè l’amore e i veri valori non differiscono dal sesso ma solo da chi li prova e chi non li prova.
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