Rigemmelaction, il derby del Sud come occasione di festa culturale
Napoli-Roma, il derby del sud per antonomasia, il match delle culture più intriganti del meridione, l’identità insorgente che provoca lo strapotere settentrionale bianconero e milanese, sarà disputata Sabato 15 ottobre alle ore 15:00, allo stadio San Paolo di Napoli.
L’orario insolito per una partita di tale importanza è stato deciso dalla Lega Calcio per motivi di ordine pubblico, visti i precedenti tra le due tifoserie.
Eppure c’era una volta un gemellaggio, durato per più di un decennio tra il “Commando Ultrà Curva Sud” della Roma e il “Commando Ultrà Curva B” del Napoli, che prima di ogni partita davano spettacolo con scambio di gagliardetti e giri di campo. La rivalità tra le tifoserie era una mera chimera.
Poi tutto si è rotto: con l’arrivo di Maradona il Napoli ha tolto alla Roma lo scettro di prima rivale del nord. Successivamente, le circostanze precipitano con l’arrivo sotto al Vesuvio del laziale Bruno Giordano.
Stagione ’86/’87, quella in cui il Napoli vincerà il suo primo tricolore, dopo l’usuale scambio di convenevoli a centrocampo tra le due tifoserie si iniziano ad alzare dei cori contro Giordano, i napoletani rispondono offendendo il beniamino della Roma Bruno Conti. Circa un anno dopo, sempre allo Stadio Olimpico, il Napoli torna a Roma da campione in carica, i portacolori delle due tifoserie si incontrano a centrocampo per i saluti di rito e corrono dapprima verso la curva Nord dove sono presenti i tifosi del Napoli che iniziano ad inneggiare la Roma; poi vanno verso la curva Sud dei romanisti dove è previsto lo scambio delle bandiere, ma dalla Sud non si alza alcun coro in favore del Napoli, addirittura il tifoso della Roma getta via lo stendardo azzurro. Alea iacta est: la rottura è definitiva. Da qui l’idea del giornalista Domenico Cicalese che ha proposto su Facebook di rilanciare questo gemellaggio in occasione della gara del San Paolo, lanciando l'hashtag #dajeGuagliù, con un seguito inimmaginabile di follower che ha cliccato “mi interessa”, circa 8mila interessati.
Vincenzo Esposito, zio di Ciro, tifoso ucciso negli scontri del maggio 2014 tra supporters di Napoli e Roma, nel suo libro “Ciro ragazzo di Scampia” racconta cos’era per lui Napoli-Roma e cos’è oggi: “Quando ero adolescente, Roma aveva la stessa aurea, ci si andava in viaggio di nozze in seicento, meta o tappa per Firenze e per i più agiati per Venezia. Dal dopoguerra in poi è stata l’enclave di una moltitudine di napoletani, scrittori, attori, musicisti e giornalisti, tra i tanti I ragazzi di Montediddio e la banda Arbore passando per Patron Griffi, l’indimenticato Antonio Ghirelli, Nino D’Angelo, Daniele Sanzone, passando per la curva Ruotolo e tanti altri. Il Progetto 80, ben prima di MiTo, individuava l’area RoNa come area ad alta possibilità di integrazione e Castel Volturno come area in cui delocalizzare l’Italsider di Bagnoli e trasformare la linea ferroviaria Napoli Roma come vera e propria metropolitana di collegamento. Per i tifosi napoletani, il derby del Sole era occasione di festa e divertimento, poi per motivi imperscrutabili è sceso l’odio tra le tifoserie, poi c’è stata la morte di Ciro Esposito, ucciso per mano fascista e romanista. Oggi, sulla scorta di un comune vittimismo, figlio delle cessioni di Higuain e Pjanic e di un comune rancore contro la Juve si riparla di gemellaggio.
Io penso che un gemellaggio cementato dal rancore sia dannoso e aggravi i problemi piuttosto che risolverli. Sostengo da sempre che l’odio è il male peggiore che attraversa il calcio italiano, più dei procuratori sportivi e più di tutti i problemi che si possono immaginare però ritengo che una riappacificazione – giusta, necessaria e ineludibile – possa passare solo da un franco e sincero confronto tra le tifoserie e le città.”
Riguardo la Juventus come meta e luogo del rincontro specifica in maniera analitica “Il confronto non può essere su come è cattiva la Juve ma deve vertere su cosa è successo all’Olimpico, sulle infiltrazioni fasciste nel tifo e sulle regole non scritte che regolano i rapporti tra ultras, a partire dalla omertà e dalle connivenze che si sono manifestate all’indomani dell’assassinio di Ciro Esposito.”
Dunque, qual è può esser la ricetta per curare un problema che altre culture hanno superato?
“Ecco, io penso che dovremmo fare come il popolo tedesco: costruire una narrazione condivisa. Infine avanzo una proposta: il Napolista insieme a il Romanista (che presto tornerà on line) e ai fautori dell’idea del gemellaggio si facciano promotori di un confronto franco e sincero, sono convinto che alla fine ci ritroveremo insieme, non contro la Juve, per festeggiare e onorare la memoria di Ciro e il diritto di tutti di andare allo stadio ma anche di tornare a casa.”
Antonella Leardi, intervenuta nei giorni scorsi in radio, confermando la sua presenza allo stadio sabato, si augura che “sia una festa di sport. Quello che è successo a mio figlio non è colpa dei tifosi, ma solo di qualche delinquente.”
Una speranza che vorremmo divenisse realtà, per i tanti giovani che hanno voglia di una sana e buona competizione, che vogliono una rigemmelaction, una festa di sport e di folklore.
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