Intervista al Prof. Stefano Ceccanti, tra i principali fautori della riforma costituzionale “Boschi”.
Stefano Ceccanti: classe ’61, professore ordinario di diritto costituzionale (e parlamentare) all’università di Roma “La Sapienza”, già senatore del PD e capo dell’ufficio legislativo del Ministro Pollastrini, autore di “La transizione è (quasi) finita”, è stato tra i principali fautori della riforma costituzionale “Boschi”.
Professore, perché lei riteneva necessario modificare la II parte della “Costituzione più bella del mondo”?
“Non è che sono solo io, è che chiunque si rende conto di due cose:
a) Che è masochismo puro che due Camere diano la fiducia al Governo, in 4 elezioni su 6 abbiamo avuto maggioranze diverse che hanno creato problemi alla nascita e alla durata dei Governi.
b) Che il livello di conflitto tra Stato e Regioni davanti alla Corte costituzionale è troppo elevato e crea problemi serissimi a cittadini e operatori economici.”
Il 4 dicembre saremo chiamati a votare la riforma costituzionale, approvata dal Parlamento lo scorso 12 aprile. Perché lei sostiene le ragioni del SI?
“Perché per l'appunto tale riforma è in grado di semplificare il sistema nel senso di far dipendere il Governo da una sola Camera e di riformare l'altra trasformandola in una Camera delle autonomie: un passaggio fondamentale per ridurre il conflitto tra Stato e Regioni.”
Professore le sottopongo tre frasi fatte su cui è necessario fare chiarezza:
“Questa riforma è come quella di Berlusconi, perché allora il centrosinistra votò NO?”
SC: “Le riforme non sono identiche. Quel sistema trasferiva ai rapporti tra le due Camere gli elenchi di materie che già creavano problemi al rapporto Stato-Regioni, quindi complicava il sistema. La riforma di oggi invece lo semplifica.”
“Il combinato disposto (espressione del momento) tra la legge elettorale e la riforma rischia di ridurre la democrazia in Italia”
“Si vota solo sulla riforma costituzionale che, sulla legge elettorale, contiene una norma di garanzia: le minoranze parlamentari possono rivolgersi alla Corte per stabilire se la legge è o meno costituzionalmente legittima.
Di per sé la riforma è conciliabile con varie leggi elettorali.
In ogni caso la legge, su cui non si vota, fa decidere agli elettori la maggioranza di governo, un'esigenza democratica imprescindibile, e dà comunque un premio limitato del 54% a scrutinio palese che è molto distante dal 60% a scrutinio segreto con cui si eleggono gli organi di garanzia.”
“Questa riforma serve per dare l’immunità parlamentare ai consiglieri regionali”
“Dal 1993 l'immunità è ridotta al minimo. Si può indagare senza limiti su ciascun parlamentare. Ci sono solo due garanzie: l'insindacabilità delle opinioni espresse in relazione al proprio mandato, contro cui si può fare appello alla Corte costituzionale, e quella per i soli arresti preventivi, che non copre i reali in flagranza e le condanne definitive”
Cos’è il CNEL (secondo i sondaggi 1/3 degli italiani non sa cos’è quindi non ha un parere sulla sua abolizione)?
“Fanno bene a non saperlo: è inutile in cui le parti sociali piazzano persone a spese della collettività senza alcuna utilità sociale. Un ente indifendibile.”
Ci scusiamo con il professore per il livello delle domande ma siamo in campagna elettorale!
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