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Al Bolivar tra mito e realtà: Cantami o Diva...

Scritto da Gabriele Esposito Il . Inserito in Teatro

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Il Mito è considerato una storia investita di sacralità, ovvero una “storia vera", un racconto che seppur appaia inverosimile, nasconda un significato profondo in quanto rappresenta la collocazione e la valenza di un società nell’universo.

Cantami o diva…di famiglia, onore e tracotanza è un’opera, scritta e diretta da Carmine Borrino, che trae spunto da un fatto di cronaca giudiziaria, che sarà rappresentata dal 24 al 27 Novembre al Teatro Bolivar di Materdei.

La trama: una donna di camorra, moglie di un super boss, decide di pentirsi e collaborare con lo Stato per la “Giustizia”, così da divenire la “regina” di camorra che denuncia il suo clan, sferrando un colpo mortale e definitivo al proprio “re”. Pochi mesi dopo la comunicazione ufficiale del “pentimento” della donna, trasmesso dai media, l’unico figlio maschio, decide di agire, nell’unico modo che il clan conosce: la spara e vendica così il tradimento/assassinio del padre. Il gesto del giovane figlio sembra ripetere l’atavica reazione del mito di Oreste, tanto significativo, da annullare la distanza temporale dal racconto del mito sino alla contemporanea camorra 2.0.

Un finalismo vichiano? No, certamente. C’è dell’altro. La piece mette in scena una società costituita e arcaica come quella camorristica, convivente e connivente con quella fondata sulla sovranità del Diritto; quello stesso Diritto che nasce con la tragica saga degli Atridi, ma che oggi in epoca postmoderna, stenta a far posto ad una “new-polis”, dove il fallimento dell’homo sine die, imbarbarito e insicuro, ancor più si manifesta, rendendolo schiavo di una nuova hybris.

Lodevole l’idea di portare un classico in scena come l'Orestea di Eschilo rimodernandola e ristrutturandola, in ragione di un fatto di cronaca, rappresenta una genialità sui generis che porta in superficie nessi tra i giorni nostri e il mito degli Atridi: una donna di Camorra, una novella Clitennestra, che si pente e "canta" tutto ai magistrati, ripudia il proprio clan e il proprio marito, super boss, e per questo viene uccisa dal suo unico figlio maschio (Oreste). Il tutto viene proposto seguendo lo stilema della "sceneggiata", che facilità la comprensione della storia grazie ad un innatismo intellettuale istillato nella nostra cultura, che si rinnova con i nuovi percorsi attoriali e descrittivi.

Ricco di riferimenti, di tentativi, di citazioni, di provocazioni, quest’opera non può che non destare curiosità: Cantami O Diva è un lavoro molto interessante, che prova a fare di una forma, la "sceneggiata", che apparentemente sembra una struttura di prosa superata ed anacronistica, la possibilità di esser rimodellata e messa in scena in quanto ancora vivacissima e molto attuale.

A Rossella Amato, Carmine Borrino, Giusy Freccia e Giorgio Pinto è affidata la narrazione della moderna Micene. Questi quattro attori ci condurranno in un mondo dove il tempo si mescola con la storia, dove il mito è realtà, dove l’arte libera l’arte.

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