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Ryanair sceglie Napoli: la sfida turistica sta nel confermarsi

Scritto da Mauro Malafronte e Riccardo Buonanno Il . Inserito in Napoli IN & OUT

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Napoli o Salerno, ancora. Ci si è messo persino il traffico aereo ad alimentare la sempre maggiore bipolarità di cui vive la regione Campania. Ryanair, alla fine, ha scelto Napoli, ed i numeri dell’affare danno l’esatta misura di cosa questo significhi: 17 nuove destinazioni, tra cui Milano-Bergamo, Treviso, Brema, Francoforte, Lisbona, Madrid, Varsavia, Valencia. La stima è di trasportare oltre un milione di clienti da e verso Napoli, con la prospettiva di circa un migliaio di posti di lavoro.

La compagnia irlandese si è messa alle spalle Alitalia ed assolve ormai il ruolo di primo vettore nazionale. Tutto merito dell’intuizione del volo a basso costo, dati i numeri raggiunti dal turismo di massa: oggi,infatti, Ryanair è più che mai un attore decisivo nel disegnare i flussi turistici, nel favorire il successo del settore ricettivo di una regione, così come nel condannarlo. Ecco perché entrare nel suo network è condizione imprescindibile per creare, consolidare, implementare l’indotto turistico di una città, di un’area, di un intero comprensorio.

Certo, il low-cost arriva laddove il mercato è già consistente, per cavalcarlo e scommettere su una sua ulteriore crescita. E Napoli, da questo punto di vista, ha già segnato estati da record e da “tutto esaurito” nelle strutture alberghiere negli ultimi anni. Le contingenze internazionali, a partire dal crollo dei flussi turistici verso il nord Africa (l’Egitto è passato dai 25 ai 10 milioni di turisti) e verso la Costa Azzurra (ancor di più dopo i fatti di terrorismo), infatti, hanno certamente favorito la vera e propria esplosione turistica dell’intero Mezzogiorno, con Napoli a farla da padrona. L’estate 2016, è bene ribadirlo, ha già segnato uno spartiacque rispetto al passato, pur ponendosi in linea di continuità con i numeri degli ultimi 2 anni: come ha spiegato Gianfranco Battisti, Presidente di Federturismo, l’estate 2016 ha visto aumentare di oltre il 10 % le presenze di turisti stranieri sul nostro territorio. A questi, si aggiungano i 20 milioni di italiani che, per viaggiare, hanno scelto l’Italia. Napoli, in questo scenario, fa storia a parte, con un crescita, in termini di presenze, che ha toccato il suo picco a cavallo di Ferragosto (i turisti hanno occupato oltre il 75% delle camere disponibili, con punte del 90% nelle zone meglio collegate). Anche Capodichino, inoltre,è stato protagonista: nel periodo che va da maggio a settembre, infatti, gli oltre 2,3 milioni di passeggeri danno l’esatta dimensione dell’imponente aumento del traffico aereo.

È in tale contesto, dunque, che l’arrivo della compagnia irlandese assume una peculiare rilevanza: Ryanair approda a Napoli non per rinvigorire flussi turistici depressi, ma per consacrare un processo già in moto. La sfida turistica, infatti, è tutta rivolta a rendere strutturale l’incremento di presenze nel tempo. “Il numero di utenti potrebbe superare il milione”, sono le prime dichiarazioni di David O’Brien, chief commercial officer della compagnia, nel corso della conferenza stampa per la presentazione dell’offerta. Insomma, ci sono tutte le premesse per incrementare i numeri del 2016 e lavorare, a Napoli e nell’intero comprensorio, nella direzione turistica. Ovviamente, bisogna imparare dagli errori altrui, oltre che dai propri: si guardi, ad esempio, cosa è diventato il Salento, a forza di inseguire l’onda anomala del “turismo under.” Il rischio di macellerie messicane a base di alcol e costumi fluorescenti, infatti, è dietro l’angolo.

A smuovere la ricchezza vera, quella che si tocca, si misura, è la tanto bistrattata classe media, italiana come internazionale. Trasversale dal punto di vista anagrafico, infatti, è quello il più naturale bacino turistico cui ambire. Sia chiaro, non sarà e non deve essere solo Napoli: è l’intero comprensorio, storicamente formato da realtà estremamente variegate e composite, a dover promuovere brands finalmente capaci di attirare financo l’estero. Dalla zona flegrea ai Monti Lattari, infatti, v’è lo spazio e la possibilità per governare il turismo, metterlo a sistema, favorirlo ed implementarlo.