Storia di Napoli Sotterranea con leggenda del Monaciello
Sole intenso che irradia il golfo di primo mattino, montagne che assurgono dal mare, chiostri e vicoli stretti. Quando si pensa a Napoli tali sono le immagini ricorrenti, ma la città della sirena Partenope ha un ipogeo infinito e ricco di storia. Una città sotto la città. Napoli Sotterranea è una delle zone più conosciute del sottosuolo partenopeo, ove gli eventi succeduti hanno lasciato la loro indelebile impronta.
Scendendo una rampa di centoventuno scalini, a quaranta metri sotto la strada canonica si accede alla prima delle numerose cisterne, collegate tra loro da stretti cunicoli. Un luogo ricco di storia e leggende, fantasmi e umidità. Queste cisterne nacquero come risorsa tufacea, per permettere ai Greci la costruzione delle mura della città di Neapolis che stava man mano allargandosi.
Le tante leggende raccontate all’indirizzo del posto più suggestivo di Napoli nascono proprio dalla struttura morfologica e dai cambiamenti ed i danni subiti dalla città; ad esempio, il sistema idrico che pervade tali cunicoli nel tempo è diventato obsoleto, vista la mole raggiunta dalla città di Napoli, e fu questo il motivo per il quale l’acquedotto della zona venne trasformato in fognatura. Per tale ragione nacque anche la fantomatica figura del Monaciello.
Nella seconda metà del XIII secolo, sotto il dominio di Alfonso d’Aragona, una donna di nome Caterinella, di famiglia benestante, si innamorò di Stefano, un umile manovale. La differenza di ceto sociale volle quindi i genitori di lei contrari a questo amore, e i due furono quindi costretti ad incontri clandestini, in uno dei quali il giovane manovale venne ucciso dal padre della fanciulla. Ella, straziata dal dolore, scelse di rinchiudersi in convento ma, rimasta incinta, diede alla luce dopo pochi mesi un bambino dal corpo minuto e dalla testa grande. Fu indicato alla giovane di impiegare suo figlio nel controllo dell’acquedotto, di renderlo dunque un “pozzaro”. La conformazione del bambino era ideale per tale mansione; per proteggersi dall’umidità e per non farsi vedere, si ricopriva con una tunica che possedeva in due colorazioni, rossa o nera. Detta tunica gli affidò il nome di Monaciello. Il popolo partenopeo, da sempre superstizioso, credeva che quando quel giovine indossasse la tunica rossa si sarebbe trattato di un buon segno; quando invece nera, che fosse presagio di sventure.
La figura del “pozzaro”, in ogni caso, è realmente esistita: un uomo munito di lampada ad olio che saliva e scendeva sul “camminamento”, una serie di fori nel muro distanti qualche centimetro l’una dall’altra, che gli permetteva di fuoriuscire sul manto stradale. È probabilmente proprio quel suo sbucare d’improvviso col buffo cappuccio a fare trasalire i passanti, i quali scappando via urlavano: “’o Munaciello!”. Nella cisterna dedicata al Monaciello vi è una statua metallica installata sul camminamento, in memoria di tale personaggio. Questa è una delle tante storielle che fanno nascere e nascono da Napoli Sotterranea.