Napoli, una città in bilico tra ristagno e cambiamento
Si torna a discutere di Napoli al di fuori delle cronache che registrano eventi occasionali come sono le liti tra i personaggi della politica locale (il sindaco della città contro il presidente della giunta regionale), le sorti della squadra di calcio (quale sarà la sua posizione nella classifica finale del campionato italiano), l'ultimo scandalo della sanità (i furbetti del cartellino in un ospedale del servizio sanitario nazionale).
Sociologi, storici, economisti discutono invece argomenti più impegnativi. Si chiedono in particolare se Napoli è una città votata a un declino irrimediabile oppure se appaiono fermenti di una nuova stagione di ripresa e di sviluppo.
Due libri pubblicati recentemente animano la discussione. Uno, apparso nell'autunno scorso, a cura di Mariano D'Antonio, porta il titolo allettante Napoli oltre la crisi, un futuro possibile, Guida editori e contiene saggi di alcuni studiosi di economia, sociologia e urbanistica (1.Tradizione e innovazione nell'industria napoletana, di Liliana Bàculo e Roberto Celentano; 2. La cultura si fa impresa, di Lucia Cavola; 3. L'industria dell'accoglienza, di Francesca De Felice; 4. Il lavoro che c'è e non c'è, di Patrizia Di Monte; 5. Il porto di Napoli, di Roberto Celentano; 6. Il rebus di Bagnoli-Coroglio, di Alessandro Dal Piaz e Daniela Mello).
L'altro libro, dello storico Paolo Frascani, Napoli, viaggio nella città reale, Editori Laterza, pubblicato a gennaio di quest'anno, si articola in sei capitoli (I. Storie di oggi e di ieri; II. Napoli oggi: non solo Gomorra; III. Oltre il fordismo; IV. Il volo della Fenice; V. La metropoli riluttante; VI. Noi e gli altri, con un Epilogo finale) e solleva molti interrogativi sull'eredità del recente passato, diciamo dell'ultimo quarto di secolo, sui segnali di cambiamento (che sia dovuto a un impulso endogeno oppure sia di origine esterna), sul ruolo della politica locale in rapporto al contesto nazionale.
Il tema dominante, che serpeggia e poi s'impone in ambedue i libri, è il tema delle classi dirigenti, di coloro che guidano spesso stancamente le istituzioni pubbliche e i cosiddetti corpi intermedi (associazioni d'interessi e sindacati dei lavoratori) mentre i singoli attori sociali (gli imprenditori, i lavoratori giovani e quelli meno giovani in cerca di lavoro, gli artigiani, gli esercenti) rispondono positivamente agli impulsi che provengono dal mercato internazionale e dal resto d'Italia alimentando esportazioni di merci, utilizzando la domanda di servizi per l'accoglienza dei turisti, creando occasioni d'impiego di cooperative nella valorizzazione del patrimonio artistico.
La questione controversa è fino a che punto i movimenti molecolari che si manifestano a Napoli nel corpo sociale potranno fare a meno della politica e delle istituzioni pubbliche ovvero se non rischiano di spegnersi urtando nel blocco politico-istituzionale che li sovrasta.
Mariano D'Antonio economista