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Nuova Musica Napoletana - 9° Puntata: Flamenco Napuleño

Scritto da Roberto Calise Il . Inserito in Musica

2017.05.11 NMN 9 Flamenco Napuleno

Solo note, niente testi per questa nuova puntata di Nuova Musica Napoletana, la rubrica di QdN dedicata alla scoperta del meglio che la scena artistica partenopea oggi offre. E’ il caso dei Flamenco Napuleño, duo di chitarre formato da Gabriel D’Ario e Dario Di Pietro, che reinterpretano brani classici della canzone napoletana in chiave spagnola.

Il Flamenco Napuleño Guitar Duo nasce per unire la cultura musicale della propria terra, Napoli, agli echi antichi della Spagna. Tradizione e modernità si fondono per creare un unico ambiente sonoro, dove artisti dell’universo partenopeo danzano sulle note delle chitarre del Maestro Gabriel D’Ario (chitarra flamenca) e di Dario Di Pietro (chitarra acustica/classica). Dal vivo occasionalmente si unisce anche il violinista Alfredo Pumilia, dando vita al Flamenco Napuleño Trio. L’obiettivo di questi giovani musicisti è semplice e geniale al tempo stesso: fornire una nuova chiave di lettura del repertorio della musica napoletana, fondendola con questo stile musicale classico dell’Andalusia.

Il risultato è possibile giudicarlo grazie a Flamenco Napuleño, il loro primo, omonimo album pubblicato lo scorso 4 aprile e completamente autoprodotto, in cui Gabriel e Dario rileggono con le loro chitarre pezzi classici, che ogni buon partenopeo conosce. Da Indifferentemente, canzone del 1963 di Salvatore Mazzocco e Umberto Martucci, reinterpretata da praticamente tutti i maggiori artisti napoletani degli ultimi cinquant’anni, a Tammurriata nera, tragica ballata del 1944 di E.A. Mario ed Eduardo Nicolardi. Oppure, dalle note recenti di Caruso, struggente ricordo del grande cantante lirico scritta nel 1986 da Lucio Dalla, si passa ai più di cento anni di Guapparia, pezzo del 1914 di Libero Bovio e Rodolfo Falvo, resa celebre dall’interpretazione di Mario Merola. Non poteva mancare Pino Daniele, con Quando, scritta nel 1991 per un film di Massimo Troisi, alla Rumba de scugnizzi, composta da Raffaele Viviani nel 1932.

Quello che propongono i Flamenco Napuleño è dunque un viaggio a tutto tondo nell’ultimo secolo di musica partenopea, in cui però pezzi celebri, ed alle volte abusati, trovano una linfa nuova, gentile, spogliati delle parole. L’ascoltatore, dunque, non può che concentrarsi sulla musica e la sua composizione, spesso esaltata dalle inflessioni spagnole del flamenco, base di tutto il progetto, in una sorta di trait d’union che richiama l’apertura mediterranea della nostra città, che storicamente guarda anche alla Spagna come parte fondamentale del proprio passato storico.

Flamenco Napuleño, ossia reinterpretare brani storici della tradizione napoletana in chiave spagnoleggiante. Da dove nasce quest’idea?

Questa idea nasce da due esigenze, prima di tutto umana: siamo amici di vecchissima data, ma non abbiamo mai suonato insieme, quindi come primo spunto c'era la voglia di fare un progetto dove duettassimo. Poi, c’era la voglia di coniugare due stili chitarristici uniti da un comune sostrato culturale e da una comune matrice storica, data dalle dominazioni spagnole di Napoli. 

Nel vostro primo, omonimo album, la scelta delle canzoni abbraccia un arco temporale molto vasto, più di cento anni. Qual è stato il criterio di selezione?

La premessa fondamentale alla base del nostro progetto è la volontà di approcciare non solo brani della tradizione classica napoletana, ma anche quelli della nostra tradizione più recente, conosciuta come "Neapolitan Power". Non ci siamo basati su un criterio di selezione tematico, ma sulle possibilità di arrangiamento, cioè quanto ogni singolo brano potesse essere modificabile, pur mantenendo però la sua anima essenziale. Fa eccezione solo "Quando" di Pino Daniele, dove abbiamo consapevolmente scelto di non modificare troppo un'opera che per noi era già perfetta. 

La musica napoletana è celebre per le splendide parole: come mai la scelta di spogliare dai testi i pezzi scelti?

La nostra intenzione è quella di ricercare la centralità del ruolo chitarristico. La scelta di sostituire al canto umano la "voce" della chitarra ci è sembrata la direzione più naturale, e allo stesso tempo più musicalmente appagante. 

Il vostro album è completamente autoprodotto. Quant’è complesso fare musica, oggi, a Napoli?

Il discorso sulla complessità del fare musica a nostro avviso non può essere rinchiuso nei soli termini geografici. Le problematiche inerenti al campo musicale sono infatti ascrivibili a tutto il territorio italiano. Crediamo che la vera discriminante sia solo e soltanto la passione e lo spirito di sacrificio di un artista o di chi vuole diventarlo. Dunque, l'autoproduzione è secondo noi la forma più concreta di questo principio.

Quali sono i progetti futuri dei Flamenco Napuleño?

Per il momento siamo felicemente impegnati nella promozione del nostro disco, che vedrà una serie di date in costante aggiornamento sulla nostra pagina Facebook. I nostri prossimi appuntamenti sono: mercoledì 17 maggio alla rassegna "Befolk" del Pozzuoli folk festival, sabato 20 maggio alla rassegna "Artisti da club" al Club 55 di via Toledo (Napoli), e infine venerdì 26 maggio dove condivideremo il palco del Cellar Theory di Napoli (vico Acitillo 58, zona Vomero) con un altro interessante progetto napoletano, i Guajira Project.

 

I Flamenco Napuleño sono:

  • Gabriel D’Ario – chitarra flamenca
  • Dario Di Pietro – chitarra acustica/classica
  • Alfredo Pumilia – violino

 

Il loro primo omonimo album, “Flamenco Napuleño”, è disponibile presso la Libreria Raffaello (via Michele Kerbaker 33, Vomero, Napoli), o in formato digitale su diversi store online:

 

Per maggiori informazioni, curiosità, i loro video e le prossime date del tour:

 

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Tags: musica flamenco napuleno