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Luci Rosse: L'importante è parlarne. Parola di Giggino!

Scritto da Francesca Scarpato Il . Inserito in I Generi

 

Gesti eclatanti e forti espressioni provocatorie: sono questi i modi con cui, abbiamo ormai capito che, il neo sindaco di Napoli predilige esprimersi. Dalla celebre dicitura “amm scassat”, alla nuotata nelle acque (solo da lui considerata balneabili) del Mappatella Beach, al videomessaggio pubblicato sul web diretto ad “Al” (che per chi ancora non lo sapesse quell’informale “Al” è proprio Al Pacino, il celebre regista ed attore), nulla o quasi, dalle questioni più semplici a quelle più annose, può considerarsi affrontato “normalmente” quando si ha che fare con Luigi De Magistris e la vicenda legata al quartiere a luci rosse non è stato da meno.

 

Mentre mezza Napoli cercava di rilassarsi e affrontare come meglio poteva l’arsura del mese di Agosto, il primo cittadino ha pensato bene di agitare un po’ le acque lanciando una proposta: la creazione di una zona cuscinetto, non dentro la città, dove accogliere e controllare le prostitute. Ci sono volute più di due settimane per placare la rissa ideologica scatenatasi sulle prime pagine dei giornali locali: destra contro sinistra, riformisti contro conservatori, laici contro cattolici e al di là del fatto che proprio per inseguire il dibattito poco si è detto della proposta in se, la questione ha poi finito semplicemente con lo scemare e l’essere presto dimenticata.

La verità è che la legge nazionale ad oggi in vigore, la 75 del 1958 (o meglio conosciuta come legge Merlin), è ancora chiaramente volta a combattere ogni forma di organizzazione e di sfruttamento della prostituzione. Quindi quanto proposto dal sindaco è pur sempre un qualcosa di illegale e in tutta sincerità risulta difficile credere che l’ex magistrato non ne fosse a conoscenza, anzi tenendo presente questo sembra quasi che di proposito abbia alzato l’ennesimo polverone volto a deviare l’attenzione da quelle che sono problematiche più pressanti per la città nonché più alla sua portata. Ora però c’è da dire che la modifica di una legge ritenuta sorpassata o non più idonea a regolamentare una specifica disciplina è un dovere a cui bisogna adempiere e che di fatto può essere realizzato solo dal legislatore che però ha a sua volta bisogno della collaborazione dei partiti che (almeno in teoria) dovrebbero ascoltare il proprio elettorato ed esserne portavoce, che dovrebbero (sempre almeno in teoria) analizzare le notizie, ascoltare le relative argomentazioni e aprire costruttivi tavoli di discussione coinvolgendo costituzionalisti, giuristi, giornalisti, rappresentanti sindacali per cercare di avere una un quadro quanto più lucido della situazione per poter poi provare a stipulare una pratica proposta legislativa.

Invece, la provocazione intenzionalmente lanciata a Ferragosto è fine a se stessa e rischia solo di alimentare futili polemiche, inasprire gli animi e mal disporre le varie parti sociali su una tematica di tale importanza.

In Italia ci sono circa 70 mila prostitute che esercitano abitualmente la professione. Il giro d’affari c’è chi lo stima tra i 2,2 e i 5,6 miliardi di euro l’anno. Una tassa del 20% porterebbe, almeno in teoria, alle casse dello stato da un minimo di quasi mezzo miliardo di euro fino a un imponente massimo di 12 miliardi (sottratti alla malavita organizzata) senza contare che mettere ordine in questo settore e renderlo trasparente significherebbe facilitare la lotta alla “prostituzione minorile” nonché alla “tratta” le cui vittime sono calcolate in 19-26 mila donne e significherebbe anche maggiori controlli sanitari volti a cercare di limitare la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili e così via.

E allora, prima di parlare di Napoli come della nuova Amsterdam d’Italia sarebbe il caso che si avesse un progetto concreto e preciso a cui poter fare riferimento: cosa ha veramente intenzione di fare la giunta arancione? Chi si occuperà dei percorsi di recupero delle prostitute partenopee? Quante risorse si possono o si vogliono investire?

Giggino se ci senti…rispondi!

 

Francesca Scarpato