Oltre l’overdose della pura visione, Addicted. Serie tv e dipendenze
A chi come me ha passato almeno una notte insonne raschiando via dal volto l’ultima traccia di lucidità; a chi ha cercato con la minuzia di un hacker notizie dell’ultima ora sulla serie appena andata in letargo; a chi alla fine di una stagione sospesa si sarà sentito come l’amante sedotto e abbandonato;
e infine a chi guarda alla serialità televisiva senza passione, ma come a uno strano esperimento sotto vetriera, degno d’attenzione e di studio; per tutti voi, dicevo, nasce Addicted. Serie TV e dipendenze, raccolta di 5 saggi a 10 mani, che vi farà osservare alcune tra le serie più amate da una prospettiva “cervellotica” e illuminante.
Mai come durante la redazione di questo articolo ho provato la sensazione di essere autrice e lettrice insieme, attratta dal titolo del libro che mi aveva già vinta in partenza, complice la sua ambizione di voler trattare uno dei passatempi ludici più abusati con l’occhio di uno studioso. Le serie TV sono però un’arma a doppio taglio per chi voglia discuterne, insomma materiale fortunato per un testo, ma non troppo: se da un lato tengono avviluppato il lettore (evoluzione di quello che un tempo era l’accanito spettatore), possono però indurre quest’ultimo a rimanere troppo ancorato a un’immagine cristallizzata e stereotipata, facendogli storcere il naso di fronte alla forza e alla minuzia con cui i 5 autori hanno voluto parcellizzare il materiale a disposizione. Addicted non vi darà un’overdose di informazioni narrative e non vi farà fiutare quel finale sospeso che da tanto attendete; ma vi prenderà con decisione e vi costringerà a guardare con lucidità ai procedimenti stilistici che regolano suoni, trame, personaggi e modelli delle serie televisive più seguite.
Guadagnatisi uno spazio nella collana Metronomi, grazie al tema della dipendenza, i 5 autori non si limitano a intenderla come forza ancestrale che tiene ancorati al televisore e al computer nell’era dello streaming, piuttosto giocano a scomporre gli artifici formali nascosti dietro una dipendenza televisiva, a scardinare l’idea univoca che abbiamo del prodotto tanto amato, a svelare e a raccontarci un’estetica della serialità attraverso esempi celebri di fronte ai quali non riusciremmo a rimanere indifferenti nemmeno se a parlarne ci fosse l’insegnante di latino.
Leonardo Gregorio è la prima voce della scena, quella che rompe il silenzio ricordandoci come la brama di storie si perda nella notte dei tempi; a lui spetta il compito di chiarire perché l’immortalità di alcuni film ha partorito serie televisive non sempre ugualmente leggendarie, e come la dipendenza spasmodica da una pellicola che ha ridisegnato i canoni del cinema possa trasformarsi in una trappola pericolosa per chi voglia accogliere il guanto della sfida, e riproporne una trama rivisitata in puntate. Michele Casella prosegue tuffandosi nel mare per niente amorfo delle colonne sonore, quello che spesso da telespettatori abbiamo ignorato, eppure è riuscito a tenerci “invischiati” più della trama stessa; o quello che ha abbattuto le frontiere del nostro modo di intendere la serialità (chiunque abbia visto I segreti di Twin Peaks non dimenticherà mai come dal palco della Road House la voce suadente di Julee Cruise creasse un mélange con la finzione narrativa). Ma è Marika Di Maro a toccarci forse più da vicino, con il suo ritornare sulle strategie narrative che hanno mosso la dipendenza, scandagliando i procedimenti espositivi, rivoltando da cima a fondo l’asse strutturale delle storie, e ricordandoci che è l’indeterminatezza, l’evoluzione e la continua scoperta a muovere i fili della «fatal attraction». Sono le parole di Jacopo Cirillo, quarta voce in campo, a sorreggere un’estetica della dipendenza emotiva, che si perde nell’analisi di ben cinque esempi di serie TV e i diversi gradi di assuefazione affettiva dei suoi personaggi. Per nulla lasciato al caso è l’intervento della curatrice Carlotta Crusca, in chiusura al libro discorre del delicato tema dei finali, quelli sospesi o mai realizzati, quelli deludenti e quelli che forse non si esauriranno mai veramente.
L’affollato mondo delle serie televisive non si esaurisce nel momento dell’overdose, nell’affannoso e incontrollato tour de force della visione, non muore nei titoli di coda dell’ultima stagione; tutt’altro, e scendere in profondità, provare a capire ogni ingranaggio che regola l’apparecchio non ci renderà meno tossicodipendenti seriali, ma solo tossicodipendenti più consapevoli.