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Il Trionfo dell’Amore Contro la Paura della Diversità. “La Forma Dell’Acqua”, Vince agli Oscar 2018

Scritto da Francesco Verdosci Il . Inserito in Cinema & TV

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L’Amore sempre superare ogni ostacolo e soprattutto trionfare contro l’intolleranza e la paura della diversità. E’ questo il potentissimo messaggio che, usando i tipici stilemi dell’horror gotico e romantico ed ambientando nell’era moderna quella magica ed eterna fiaba che è La bella e la bestia, regala al bellissimo “La Forma dell’Acqua – The Shape of Water” ed al suo grande regista messicano Guillermo Del Toro (già autore di capolavori quali Il Labirinto Del Fauno, il dittico su Hellboy, Pacific Rim e la serie televisiva The Strain – La Progenie, tratta da un suo romanzo horror) la notte degli Oscar 2018.

Siamo negli Stati Uniti, ovviamente. Negli anni ’60, in piena Guerra Fredda, in un segretissimo laboratorio governativo. Elisa – a cui da corpo ed anima la bravissima Sally Hawkins candidata all’Oscar per questa struggente interpretazione - è un’esile giovane inserviente donna, addetta alle pulizie e per di più muta e che per questo è relegata dalla società ad una vita in solitudine. Quando con la sua collega di colore, Zelda, si imbatte in un classificatissimo esperimento su di un affascinante e gentile Uomo-Pesce, ritrovato durante una spedizione in Amazzonia dove gli indigeni la idolatravano come un Dio vivente, torturato ed analizzato dagli scienziati del laboratorio. Dopo un’iniziale diffidenza tra due esseri così diversi ma entrambi così soli e spaesati, Elisa si innamora di questa creatura anfibia, del suo essere così romantico e soprattutto così tollerante ed aperto a tutto e con tutti, nonostante il suo essere e la sua triste esistenza.

Proprio alla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dopo aver vinto il Leone D’Oro per il Miglior Film, il regista messicano Guillermo Del Toro aveva dichiarato che "The Shape of Water è il mio primo film più strettamente per adulti e soprattutto il più volutamente politico. Perché la fantasia, ora più che mai, è estremamente politica, data la tensione dei tempi in cui viviamo che sembra nuovamente quella degli anni ’50 e ’60 in cui è ambientata questa storia. La mia pellicola vuole dire ai nostri politici e governanti, a tutti quelli che vivono nella tremenda solitudine della paura e della cieca intolleranza, a tutti noi che ogni mattina dobbiamo svegliarci e dire a noi stessi di credere fortemente nell'Amore, nella sua esistenza ed essenza purificatrice". Così aveva già detto Guillermo del Toro dopo aver ricevuto il Leone D’Oro per il miglior film alla scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia.

Quest’opera non è soltanto un’affascinante fiaba dalle magnifiche atmosfere tra il gotico ed il subacqueo, estremamente visiva e magicamente poetica, certamente dedicata più ad un pubblico adulto ma è anche e soprattutto un baldanzoso inno alla gioia dedicato agli ultimi, ai reietti: l’handicap vocale della giovane inserviente Elisa, che si ribellerà alla sua condizione per Amore verso l’assoluta diversità della creatura anfibia, è il vero grande protagonista della pellicola scritta, oltre che dall’acclamato autore messicano, dalla sceneggiatrice Vanessa Taylor.

Ciò che, infine, felicemente stupisce è che deve far assolutamente riflettere ognuno di noi che si è piacevolmente immerso nella sua visione – o che lo farà nei prossimi

giorni - è che questo film, che è una pellicola di genere fantasy che parla della forza dirompente dei sentimenti contro la diversità, l’intolleranza e la paura, che è diretto da un regista messicano e scritto da una bravissima sceneggiatrice donna, ha trionfato proprio quest’anno, il secondo dell’intollerante, fascista e populista era di Donald Trump e delle destre nazionaliste che si stanno affermando in tutta Europa e da quest’anno persino nella nostra povera Italia (che ha visto addirittura il simbolo di Casapound sulle schede elettorali ed il trionfo in particolare al sud del centrodestra guidato a tutta manetta dalla Lega - ex Nord – di Salvini).

Perché premiare con il Leone D’Oro e con 4 meritatissimi premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior scenografia e miglior colonna sonora ad Alexandre Desplat, su un totale di ben 13 Nomination) la pellicola di un regista messicano che inneggia alla diversità ed alla tolleranza è senz’altro una decisione fortemente politica.

E’ il segno che nonostante tutto non dobbiamo mai smettere di lottare, di sventolare con fierezza la bandiera dell’Amore e della tolleranza e di gridare forte contro le barriere di confine, sia fisiche che metafisiche, che i governi delle destre populiste e xenofobe - a cominciare da quello di Donald Trump per giungere a quello che nei prossimi mesi potrebbe essere alla guida dell’Italia - vogliono erigere e mantenere integri a qualunque costo, dal Messico alla Polonia, da Milano alle coste dell’Africa.

Buona visione (e soprattutto buona riflessione).