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"Ready Player One" sposa cinema e videogiochi: Matrimonio felice?

Scritto da Vitaliano Corbi Il . Inserito in Cinema & TV

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"Ready Player One", di Steven Spielberg, incassa 500 milioni di dollari al box office globale e stupisce, meraviglia, fa sognare fasce generazionali diverse, scattare dalle poltrone dei cinema padri e figli cultori dell' "Arte Nerd".

Non importa se a causa di un citazionismo astuto ma stantio, o se grazie alla capacità di possedere una stupefacente forza centripeta, in grado di attirare verso il proprio fulcro pezzi storici e nuove promettenti reclute del vastissimo universo videoludico.

Tuttavia l'ultima fatica del regista statunitense è soprattutto l'ambizioso progetto di intrecciare due mondi, quello dei videogiochi e quello del cinema, offrendo un prodotto che possa estasiare senza far storcere il naso: fin ora unico risultato che quest'unione mal riuscita ha conseguito.

Esaminando le trasposizioni cinematografiche dei videogiochi, saltiamo nel 1993, data di uscita di Super Mario Bros., basato sull'omonima serie videoludica e primo lungometraggio nella storia del cinema a essere tratto da un videogioco. Costato 40 milioni di dollari, ne incassò solo la metà. Un film scialbo e dispendioso, da tanti accusato di non aver fatto altro che ledere l'immagine del più famoso idraulico schiaccia funghi della storia.

Anche posando lo sguardo su qualcosa di più recente, come la saga di "Resident Evil" e di "Tomb Rider" o il disneyano "Prince of Persia", ci si accorge che mai una trasposizione si sia rivelata un capolavoro inenarrabile.

Ad andare bene sono stati, invece, i film omaggio al mondo dei videogiochi, come "Ralph Spaccatutto".

A questo punto, la domanda che può sorgere spontanea è: "Ready Player One" riesce nell'ardua impresa di stipulare un matrimonio stabile e felice, senza rischi di divorzio, fra cinema e videogiochi?

Premettendo che non spetta a me dirlo, ciò che non può essere messo in dubbio, è il merito da attribuire a Spielberg di aver dato vita ad una delle più agognate utopie morderne, ovvero quella di entrare in una dimensione aspaziale e atemporale, dove il serbatoio inesauribile dell'immaginario umano è concretizzato dalla piacevole illusione dell'esperienza. Tutto ciò che si spera, che si vuole vedere e vivere, ma che nella realtà empirica è impossibile, in "Ready Player One" è accettato e mostrato: a partire da un epico combattimento fra Gundam e MechaGodzilla.

L’unico rimpianto è nella potenzialità, non sfruttata a pieno, di insistere sulla problematicità della coesistenza di due dimensioni: la nostra, sensibile, e quella immaginaria, in cui è insidiato il pericolo effettivo dell'autoreclusione dell'estraniazione totale.