Le Olimpiadi 2024
La proposta di candidare Napoli ad ospitare le olimpiadi 2024 può sembrare, e per certi aspetti è, una proposta paradossale.
Sembra velleitario e assurdo che una città, disamministrata come mai era accaduto fino ad oggi, depauperata della sua classe politica e, in parte, dirigente, collocata in un contesto regionale anch’esso non certo brillante, possa vantare la reputazione per chiedere di ospitare un così grande avvenimento e confidare nella capacità di organizzarlo nell’eventualità che gliene fosse data la possibilità di farlo.
Ma ribaltiamo la posizione. Proprio per questi motivi la proposta fatta, a cui hanno aderito grandi campioni dello sport italiano come Occhiuzzi e Cuomo, non è paradossale ma è anzi importante, nella prospettiva della necessità che Napoli ritrovi l’orgoglio smarrito e la consapevolezza di essere potenzialmente ancora in grado di ospitare un avvenimento internazionale di così grande importanza.
Lasciamo da parte i ragionamenti circa l’eventuale convenienza economica di un’organizzazione di così grande portata. E’ naturale che un discorso simile andrà fatto nel caso ci fosse una possibilità reale e concreta di conseguire l’obiettivo.
Ciò che oggi credo può essere molto importante, è costruire attorno a questa idea, a questa proposta, un dibattito culturale e politico che investa le prospettive di Napoli. Tornare a prefigurare un futuro, consapevoli che la nostra città, per la sua storia, per le sue bellezze naturali, per la sua collocazione geografica e per le sue capacità imprenditoriali e civili è all’altezza di tutte le altre grandi città che nel mondo si pongono come protagoniste. Anzi, uno dei mali fondamentali di Napoli in questo momento, è che essa si percepisce simbolicamente immersa in una decadenza perenne e priva di speranze. Non sfuggirà a nessuno che i simboli contano, talvolta contano più della concreta e tangibile realtà.
Questa autopercezione decadente produce decadenza: politica, civile ed economica. Cominciare ad invertire questo trend è un dovere morale oltre che politico. Non ci si può affidare, mi si passi la battuta, soltanto alle vittorie del Napoli squadra di calcio per tenere in piedi l’idea di Napoli città.
L’evidente crisi politica, di sistema politico che Napoli vive, per altro in un contesto italiano non troppo dissimile, non giustifica, né deve giustificare, una depressione generalizzata e profonda. Sono tanti i campi in cui, nonostante tutto, si può rintracciare una vivacità e una creatività che distingue la città di Napoli e apre alla speranza.
Non si tratta, per evitare confusioni e malintesi, di rivendicazioni neoborboniche. Si tratta di rivendicare non solo la storia ma l’attualità della città di Napoli.